Ester Palma per www.corriere.it
SINODO DEI VESCOVI
La Chiesa deve «prendersi cura delle famiglie “ferite”, dei separati, divorziati e risposati e far sperimentare loro l’infinita misericordia di Dio». Deve essere vicina a chi ha deciso di separarsi dopo anni di sofferenze, a chi è stato abbandonato. E deve aiutare le coppie a superare il dramma dei tradimenti.
Ma non solo. Il Sinodo sulla famiglia, fissato da papa Francesco per il prossimo ottobre, dal 4, giorno di San Francesco, al 25, si avvicina. E i vescovi hanno messo a punto un «Instrumentum Laboris», elaborato con le risposte dei fedeli di tutto il mondo al secondo questionario voluto da Papa Francesco e ampliando la Relatio dello scorso ottobre.
FOLLA DI VESCOVI E PRETI ALLA MESSA FINALE DI PAPA FRANCESCO A RIO
Dal documento emergono però posizioni differenziate: «Infatti se c’è chi ritiene necessario incoraggiare quanti vivono unioni non matrimoniali a intraprendere la strada del ritorno, c’è anche chi sorregge tali persone invitandole a guardare avanti, ad uscire dalla prigione della rabbia, della delusione, del dolore e della solitudine per rimettersi in cammino. Certamente, affermano altri, quest’arte dell’accompagnamento richiede un discernimento prudente e misericordioso, nonché la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni».
papa bergoglio a torino 9
Ma dal documento emergono ipotesi di aperture significative. Anche perchè «nella società odierna si osservano disposizioni differenti: solo una minoranza vive, sostiene e propone l’insegnamento della Chiesa cattolica sul matrimonio e la famiglia, riconoscendo in esso la bontà del progetto creativo di Dio». Vediamo quali sono le posizioni con cui la Chiesa si avvicina al Sinodo.
I DIVORZIATI RISPOSATI
Senza mettere «in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio», la Chiesa vuole prendersi cura anche dei «divorziati risposati civilmente che si trovano in condizione di convivenza irreversibile». Intanto potrebbe essere permesso loro di fare da padrini e madrine di battesimo e testimoni di nozze. Su di loro «c’è un comune accordo all’interno dell’Assemblea sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo».
Per poter magari riaccedere alla Comunione, non solo spirituale, ma sacramentale. O comunque «verso una sempre maggiore loro integrazione nella vita della comunità cristiana, tenendo conto della diversità delle situazioni di partenza».
papa bergoglio a torino 7
In concreto l’ipotesi è quella di «un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari, ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste», per esempio alla Prima Comunione o al matrimonio dei figli. Il documento rileva che «va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate da diversi fattori psichici oppure sociali».
SINODO DEI VESCOVI
COPPIE DI FATTO
A chi sceglie di non sposarsi in chiesa oppure di convivere è dedicata una parte della riflessione dei vescovi. La Chiesa dovrebbe accompagnare queste coppie, quando possibile e «con rispetto e pazienza», verso «la pienezza del sacramento del matrimonio»: «La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti».
DIVORZIO REFERNDUM
Molto spesso, secondo l’Instrumentum, «la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole strutturarsi e aprirsi ad una prospettiva di pienezza». E la Chiesa esprime «apprezzamento per quanti hanno già questa volontà, che si traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita» e propone loro «un cammino di crescita aperto alla possibilità del matrimonio sacramentale: un bene possibile che deve essere annunciato come dono che arricchisce e fortifica la vita coniugale e familiare, piuttosto che come un ideale difficile da realizzare».
NO ALLE NOZZE GAY
«Ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Ma di nozze non se ne può parlare: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
SPOSINI DIVORZIO
Il documento ribadisce che «è del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso». Anche sulle adozioni, la Chiesa ricorda che i figli non sono «un prolungamento dei propri desideri».
ABORTO E EUTANASIA
Il Sinodo ribadisce con forza il suo no su aborto e eutanasia. «La vita è dono di Dio e mistero che ci trascende. Per questo, non si devono in alcun modo “scartarne” gli inizi e lo stadio terminale». «Oggi, troppo facilmente si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto che, addirittura, viene promossa», si legge nel testo. In un mondo in cui «l’idea e la realtà della morte vengono rimosse».
CONVIVENZA
«È compito della famiglia, sostenuta dalla società tutta - aggiungono i vescovi - accogliere la vita nascente e prendersi cura della sua fase ultima». Per questo, «riguardo al dramma dell’aborto, la Chiesa anzitutto afferma il carattere sacro e inviolabile della vita umana e si impegna concretamente a favore di essa». E contro la «cultura dello scarto» lo stesso Papa si è espresso più volte. Per questo «urge che i cristiani impegnati in politica promuovano scelte legislative adeguate e responsabili in ordine alla promozione e alla difesa della vita».
CONTROLLO DELLE NASCITE
Anche qui si ribadisce la posizione della Chiesa sull’uso dei metodi naturali, contro i metodi che non lo sono. Ma partendo «dall’ascolto delle persone e dal dar ragione della bellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l’amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. E’ su questa base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali per la procreazione responsabile per vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunione tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa». Per questo, spiegano i Padri Sinodali, «va riscoperto il messaggio dell’Enciclica “Humanae Vitae” di Paolo VI.
CONVIVENTI
DONNE
Il Sinodo chiede una maggiore presenza delle donne nella Chiesa «Una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne, prevedendo il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati». E sicuramente al Sinodo potrebbero partecipare delle uditrici.
LA SOFFERENZA DELLE FAMIGLIE
«Molte voci - si osserva - mettono in evidenza che il dramma della separazione spesso giunge alla fine di lunghi periodi di conflittualità che, nel caso in cui ci siano figli, hanno prodotto ancor maggiori sofferenze. A ciò segue l’ulteriore prova della solitudine in cui si viene a trovare il coniuge che è stato abbandonato o che ha avuto la forza di interrompere una convivenza caratterizzata da continui e gravi maltrattamenti subiti».
COPPIE GAY
Si tratta di «situazioni per le quali si attende una particolare cura da parte della comunità cristiana, specie nei confronti delle famiglie monoparentali, in cui talvolta sorgono problemi economici a causa di un lavoro precario, della difficoltà per il mantenimento dei figli, della mancanza di una casa». In ogni caso, «la condizione di coloro che non intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo, merita tutto l’apprezzamento e il sostegno da parte della Chiesa».
LA NECESSITÀ DELLA RICONCILIAZIONE IN FAMIGLIA
Nell’ambito delle relazioni familiari, si ricorda, «la necessità della riconciliazione è praticamente quotidiana, a causa di vari motivi. Le incomprensioni dovute alle relazioni con le famiglie di origine, il conflitto tra abitudini radicate diverse, la divergenza circa l’educazione dei figli, l’ansia per le difficoltà economiche, la tensione che sorge a seguito della perdita del lavoro: ecco alcuni dei motivi correnti che generano conflitti, per superare i quali occorre una continua disponibilità a comprendere le ragioni dell’altro e a perdonarsi reciprocamente».
coppiagay22
Ecco allora che «la faticosa arte della ricomposizione della relazione necessita non solo del sostegno della grazia, ma anche della disponibilità a chiedere aiuto esterno». A questo proposito, «la comunità cristiana deve rivelarsi veramente pronta». Poi, «nei casi più dolorosi, come quello del tradimento coniugale, è necessaria una vera e propria opera di riparazione alla quale rendersi disponibili. Un patto infranto può essere ristabilito - sottolinea l’Instrumentum Laboris del Sinodo sulla famiglia - A questa speranza occorre educarsi fin dalla preparazione al matrimonio