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    BOCA-RIVER: PANICO IN ARGENTINA! LA PROSSIMA FINALE DI 'COPA LIBERTADORES', LA CHAMPIONS DEL SUDAMERICA, PREOCCUPA LE AUTORITA' PER L'ORDINE PUBBLICO, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MACRI (GIA' NUMERO 1 DEL BOCA): "AVREI PREFERITO EVITARE UNA FINALE COSI'" – IL ROMANZO DEL DERBY DI BAIRES: IL 'GOL IN STAMPELLE' DI PALERMO, LA 'GALLINA' DI TEVEZ E QUELLO SPRAY AL PEPERONCINO... - VIDEO


     
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    Adriano Seu per gazzetta.it

     

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    In Argentina sono sicuri: sarà “l’apocalisse”, o semplicemente la resa dei conti finale. Ognuno la definisca come preferisce, perché ci si può sbizzarrire con metafore e iperboli, fatto sta che la prossima finale di Coppa Libertadores sarà semplicemente uno spettacolo mai visto. E che probabilmente mai più si vedrà. Sarà la sfida tra le due superpotenze argentine, un duello non adatto ai deboli di cuore, semplicemente il Superclasico più importante nella storia del calcio. A renderlo possibile, dopo l’epica rimonta del River Plate in casa del Gremio, è stato il 2-2 di mercoledì notte ottenuto dal Boca sul campo del Palmeiras.

     

    L’avvio arrembante del Palmeiras avrebbe potuto cambiare il copione della sfida se non ci fosse stato lo zampino del Var, che ha giustamente annullato il vantaggio brasiliano al 9′ per millimetrico fuorigioco di Deyverson. Poi, al 18′, la difesa del Palmeiras ha deciso di fare harakiri consentendo ad Abila di portare avanti il Boca con un guizzo sotto porta. La partita ha vissuto un sussulto a inizio ripresa, quando i brasiliani sono riusciti a portarsi avanti grazie a un rigore trasformato dall’ex rossonero Gustavo Gomez.

     

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    La torcida si è illusa che il miracolo fosse possibile, con mezz’ora di gioco ancora a disposizione per fare altri due gol. Fino a quando è comparso il “Pipa” Benedetto. Ancora lui, come all’andata, è entrato per tagliare le gambe all’avversario: destro da fuori e definitivo 2-2. Dato curioso: nella fase a gruppi il Palmeiras ha avuto la possibilità di fare fuori il Boca se avesse perso nell’ultima giornata contro il Junior Barranquilla, invece vinse regalando la qualificazione agli Xeneizes. Che hanno finito per confermarsi il tabù del Verdao, già sconfitto in finale (nel 2000) e in semifinale (nel 2001). La storia si ripete.

     

    La finale, l’ultima della storia in doppia sfida (dal prossimo anno partita secca in stile Champions), avrebbe dovuto giocarsi il 7 e il 28 novembre. Ma per problemi legati al G20 in programma a Buenos Aires e per ovvie ragioni di sicurezza la Conmebol anticiperà la sfida di ritorno in programma al Monumental. Notizia dell’ultim’ora, la federazione sudamericana in accordo con quella argentina starebbe addirittura pensando di fare un’eccezione e programmare le due finali di sabato.

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    Certo è che l’andata si giocherà alla Bombonera, il ritorno al Monumental in una Buenos Aires che vivrà blindata e con il fiato sospeso per le prossime tre settimane. Sarà la quarta volta che Boca e River si affrontano in Libertadores, la prima in finalel’ultimo superclasico di coppa, giocato nel 2015 e valido per gli ottavi di finale, fu sospeso dopo i primi 45′ della sfida di ritorno per un attacco con gas urticante contro i giocatori del River Plate (che ottenne il 3-0 a tavolino dopo l’1-0 dell’andata al Monumental e finì poi per conquistare il trofeo). Sarà invece la terza volta nella storia che il superclasico andrà in scena in finale: la prima fu nel campionato del ’76, la seconda proprio quest’anno in Supercoppa nazionale, entrambe le occasioni nemmeno lontanamente comparabili a una finale di Libertadores. Una finale che, prima ancora di essere giocata, è già nella storia.

     

    2. BOCA-RIVER

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    Rosario Triolo per sport.sky.it

     

    Non c’è nulla di paragonabile a una doppia finale internazionale con andata a La Bombonera e ritorno al Monumental. Anche perché, per inciso, questa sarà l’ultima finale della storia della Copa Libertadores con questo formato: dall’anno prossimo si giocherà una partita secca in campo neutro, come in Europa. A maggior ragione assume rilevanza questo Boca-River. È l’ultimo atto di ribellione del calcio alle leggi dell’omologazione. È un modo di urlare che la passione vincerà per sempre sul business. Potranno cambiare le regole, ma nessuno cancellerà i sentimenti.

     

    Una finale non inedita

    Boca-River in finale, in assoluto, non è un inedito: la prima partita che definì un titolo tra le due squadre fu nel campo del Racing, per stabilire il vincitore del campionato argentino 1976. E la vinse il Boca. Proprio quest’anno, invece, il River ha vinto la Supercopa argentina per 2-0. E sembrava già l’apoteosi della storia di questa rivalità.

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    La finale di Copa Libertadores marcherà la storia futura di queste due squadre e di chi avrà il coraggio di rischiare di perdere. Perché chi perderà, probabilmente, brucerà per sempre la sua carriera, e forse anche qualcosa di più. Come già successo a Barbosa, il portiere del Brasile del Maracanazo, condannato a subire per tutta la vita il peso dell’onta della sconfitta.

     

    Il Muletazo di Martín Palermo

    Il risultato di questa sfida supererà qualsiasi altro momento mitologico dei Superclásicos. Per esempio, il Muletazo di Martín Palermo. Era il 2000, e nei quarti di finale della Copa Libertadores il Boca ribaltò la sconfitta per 2-1 dell’andata al Monumental vincendo 3-0 in casa con una rete di Palermo, che rientrava da un lungo infortunio: da qui la definizione di Muletazo, il “gol in stampelle” del bomber più prolifico di sempre degli Xeneizes.

     

    La Gallinita di Tévez

    Nella semifinale del 2004, l’evento che più si avvicina alla leggendaria doppia sfida che ci aspetta, l’Apache segnò al Monumental e imitò una gallina, il modo in cui vengono presi in giro i tifosi del River, subendo l’espulsione per quell’esultanza. Il Boca andò in finale ai rigori, con errore decisivo del River di Maxi López.

     

    Il Clásico del gas pimienta

    Sono gli ottavi del 2015, quando al ritorno de La Bombonera la partita venne sospesa all’intervallo, con conseguente successo a tavolino del River, per un attacco ai giocatori Millonarios colpiti con spray al peperoncino dal Panadero, un ultrà del Boca.

     

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    IL RACCONTO DEL SUPERCLASICO

    Martin Mazur per la Gazzetta dello Sport
     
    Sarà come un palcoscenico, ma dell' apocalisse. Il Superclasico Boca-River, una delle più grandi rivalità al mondo, è la finale della Coppa Libertadores. Andata e ritorno, Bombonera e Monumental, la gloria definitiva e il tormento eterno, tutto lì, pronto a essere consumato nelle prossime 3 settimane, e sconsigliato alle persone impressionabili. Le squadre di Buenos Aires si sono qualificate in Brasile, contro Gremio e Palmeiras, e ora si preparano a vivere qualcosa di inedito e impensato, la superfinale che può scrivere un nuovo testamento nel calcio argentino. Qualcosa che a Baires toglie già il sonno.
     

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    POLEMICHE E RICORSO In teoria saranno 180 minuti, ma se si parla di una partita che durerà due settimane non si esagera. Una finale lunghissima. Ieri la Conmebol ha comunicato le date: andata alla Bombonera sabato 10 alle 20 ora italiana (16 locali), ritorno al Monumental sabato 24, stesso orario; il River avrà dunque il vantaggio del ritorno in casa, anche se i gol fatti fuori non valgono doppio. Ma c' è già polemica sui giorni scelti, perché il presidente del River Angelici non vuole giocare di sabato per rispetto della comunità ebraica. In origine la seconda gara era in calendario il 28, ma col G20 in arrivo a Buenos Aires anche la politica ha giocato la sua parte: tra il 28 e il 2 dicembre è stata bandita ogni manifestazione sportiva. Intanto pende ancora il ricorso del Gremio, perché nell' intervallo della semifinale di ritorno l' allenatore del River Gallardo è sceso nello spogliatoio dei suoi, cosa che in quanto squalificato non avrebbe potuto fare. E a questo, oltre ai brasiliani che chiedono la qualificazione a tavolino, si aggrappano quanti in Argentina temono per l' ordine pubblico e per le conseguenze di questa finale, compresa un' operazione militare per blindare la città tra le due gare. Domani si saprà, salvo ulteriore ricorso del Gremio.
     

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    ALLARME Quando il River retrocesse in B, 7 anni fa, la zona del Monumental diventò zona di guerra. Auto bruciate, lacrimogeni, atti vandalici. Cosa può accadere ora, sapendo in anticipo che una delle due acerrime rivali perderà? Il presidente della Repubblica Macri, già al vertice del Boca fra il 1995 e il 2008, una settimana fa si era espresso in proposito: meglio evitare una finale tra Boca e River. «Sarebbe una follia, la posta in gioco eccessiva, troppa pressione. Meglio una squadra brasiliana in finale». Ma non è andata così e benché non ci saranno tifosi in trasferta, come capita da anni nel campionato argentino, la sicurezza andrà estesa ai bar e a qualsiasi luogo pubblico di Buenos Aires. Impossibile sapere dove può scoppiare una rissa.
     
    MAI UN DERBY Nelle 58 finali di Libertadores giocate finora, solo due volte si sono sfidate squadre dello stesso Paese: San Paolo-Atletico Paranaense nel 2005 e San Paolo-Internacional l' anno dopo. Mai un derby. Eccolo quest' anno, il peggiore possibile. E pensare che la Conmebol ha stabilito un nuovo formato, simile alla Champions League, con finale unica in una città predeterminata, ma solo a partire dalla prossima stagione. Il Boca ha vinto l' ultima Libertadores nel 2007, l' ultima finale persa è stata quella del 2012. In totale ha vinto 6 finali su 10. Stessa percentuale per il River: 60% di successo nelle finali disputate, 3 su 5. A questa los Xeneizes di Guillermo Barros Schelotto sono arrivati pareggiando 2-2 mercoledì notte contro il Palmeiras, battuto 2-0 alla Bombonera: a San Paolo hanno segnato i due centravanti, Wanchope Abila e Dario Benedetto, ma il migliore è stato Carlos Izquierdoz, che è uscito dal campo con due denti in meno e la faccia gonfia per una gomitata di Deyverson. Los Millonarios invece ci sono arrivati con una doppia impresa: dopo aver perso 1-0 in casa col Gremio, si sono trovati sotto di un gol anche martedì notte a Porto Alegre. Sul pari di Santos Borré all' 82' c' è il sospetto di un tocco di mano e il rigore del 2-1, al 95', è stato assegnato col supporto della Var.

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    VECCHI DISPETTI Il Boca avrà in panchina Carlos Tevez, l' unico sopravvissuto della sfida del 2004, quando i gialloblù si qualificarono per la finale ai rigori al Monumental. Le due grandi rivali si sono ritrovate di nuovo di fronte negli ottavi del 2015, e quella volta passò il River a tavolino, perché la partita venne sospesa nell' intervallo dopo un attacco al gas urticante nello spogliatoio dei Millonarios alla Bombonera. Stavolta tutti i rischi sono per il ritorno nel Monumental: non ci sono precedenti di un' incoronazione in una finale di questo genere in territorio nemico. Mette i brividi solo pensarci.
     
    PAURA DI PERDERE Intanto, mentre i giocatori in queste ore esprimono tutta la loro voglia di vincere, tra i tifosi e sui social predomina la paura di perdere. Si parla della necessità di calmanti e analgesici per placare l' ansia, della possibilità che il gol decisivo venga annullato dalla Var. Nessuno osa pensare al giorno dopo, che sia vincente o perdente. Alcuni infatti propongono un patto di non aggressione, almeno all' interno delle famiglie e dei gruppi di amici. Negli anni Sessanta il giornalista Dante Panzeri scrisse che il calcio era la dinamica dell' impensato. Ma neanche una fiction avrebbe potuto prospettare uno scenario del genere, il Superclasico in finale di Libertadores. Sembra una storia da consumare on demand. Soltanto per i cuori più forti.

     

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