Andrea Buongiovanni per “Gazzetta.it”
BOLT FINALE 200
Bolt, fortissimamente Bolt. Gridato al mondo. Come un lampo, più di un lampo. Come un tuono, più di un tuono. Lui e sempre lui. Lui e soltanto lui. L’uomo da Trelawny che riscrive la storia dello sport. Dopo i 100, domina i 200. Come a Pechino 2008 e a Londra 2012. E’ tripla doppietta.
Come nessuno mai. Cosa verrà dopo? Meglio non domandarselo, tale sarà il vuoto che lascerà. Intanto si viva del presente. E’ un presente travolgente. Allegro e colorato. E’ samba time. Dura 19”78. Il tempo col quale il giamaicano si mangia per l’ennesima volta la pista blu dell’Engenhao, bagnata da un temporale di una ventina di minuti prima del via, ma benedetta lo stesso dagli dei dell’atletica.
BOLT FINALE 200 - 9
LA GARA
Lo stadio quasi esaurito, come solo la sera della finale dei 100. L’atmosfera elettrica delle grandi occasioni, come solo quando sul palcoscenico c’è lui. Usain sui blocchi balla, gli altri sono impietriti. Usain sui blocchi parla al mondo, gli altri stanno in silenzio. E’ nella stessa sesta corsia della consacrazione sulla distanza più breve di domenica. E’ la sesta gara in sei giorni. E’ la sesta vittoria.
BOLT FINALE 200 - 7
L’ennesimo trionfo di una carriera senza eguali. Usain non ha molti punti di riferimento: davanti a lui solo il francese Christophe Lemaitre e l’olandese Churandy Martina, due dei quattro europei in gara. A marcarlo da dietro i rivali sulla carta più accreditati: il canadese Andre De Grasse, in quarta corsia e lo statunitense Lashawn Merritt, in quinta. Il giamaicano ha promesso il record del mondo e ci crede veramente. Reagisce allo sparo in 0”156 e parte a cannone.
Dopo una ventina di metri ha già ripreso Martina. La curva è sublime. Si presenta in rettilineo ed ha ammazzato la gara. C’è una voragine a separare lui dagli altri. Spinge Usain, ci dà dentro. Fino all’ultimo. Ma le condizioni ambientali non sono favorevoli (anche 0.5 m/s di vento contro) e lui, benché grandissimo, non è quello degli anni più ruggenti. Domenica compirà 30 anni.
BOLT FINALE 200 - 8
LO SHOW
Più che contro gli avversari, la sfida è comunque contro il cronometro. Ne scaturisce un 19”78 che dice poco o nulla: è lo stesso tempo della semifinale, il suo stagionale. Ma importa? Nossignori, importa nulla. Alle sue spalle ecco De Grasse in 20”02 (22/110 peggio di 24 ore prima...), già bronzo sui 100, quindi a sorpresa Lemaitre, accreditato dello stesso 20”12 del britannico Adam Gemili (20”12). Poi Martina (20”13) e solo stesso Merritt (20”19).
BOLT FINALE 200 - 6
Gli Stati Uniti, boicottaggio di Mosca 1980 a parte, non sono sul podio della specialità solo per la terza volta, come ad Amsterdam 1928 e a Sydney 2000. Usain sembra insoddisfatto, si risente, si stizzisce, fa un paio di gesti figli della delusione. Ci credeva davvero nel tempone. Il pubblico, però, va in estasi lo stesso. E ci mancherebbe. Scandisce il suo nome, lo invoca, giubila, esplode di gioia. Le note di Bob Marley, eroe di Giamaica come lui (chi è il più grande?), i passi di danza, il giro d’onore, il bacio alla sesta corsia, i selfie nella curva caraibica e, poi, la freccia, l’immancabile freccia.
NURMI E LEWIS
BOLT FINALE 200 - 5
Un oro, ancora uno, uno soltanto. E poi i suoi olimpici saranno nove. Come quelli record di Paavo Nurmi e di Carl Lewis. Tra 20 ore, alle 3.35 della notte italiana, per chiudere il cerchio, la staffetta 4x100. Ieri il quartetto giamaicano (Jevaughn Minzie, Asafa Powell, Nickel Ashmeade e Kemar Bailey-Cole), in semifinale, non ha particolarmente brillato, centrando la promozione con il sesto tempo complessivo (37”94). Ma ora le carte verranno rimescolate e a Minzie e Bailey-Cole, salvo sorprese dell’ultima ora, subentreranno Yohan Blake e, naturalmente, Bolt. La tripla tripletta è dietro l’angolo. Immortale Usain Bolt.
BOLT FINALE 200 - 3 BOLT FINALE 200 - 3 BOLT FINALE 200 - 2 BOLT FINALE 200 - 4