Riccardo De Palo per il Messaggero
kureishi
L' educazione sentimentale secondo Hanif Kureishi: «Scrivo di sesso perché sono cresciuto negli anni Cinquanta e Sessanta - lei ci crede che sono così vecchio?- erano tempi in cui tutto era proibito, e per noi ogni cosa era tabù, bisognava andare al museo, alla National Gallery, per vedere una donna nuda. L' omosessualità non si vedeva, io non avevo alcuna idea di come fosse fatta una lesbica. Poi abbiamo sperimentato le varie esperienze, la vita in comune, il sesso, finché tutto è cambiato, c' è stato un cambiamento sociale, una vera rivoluzione».
Si cambia in meglio o in peggio?
«Viviamo in tempi di alto capitalismo, di consumismo molto accelerato. E anche i piaceri vengono gustati molto velocemente, molto facilmente. Alcuni filosofi, come Michel Foucault, hanno descritto la compulsione del piacere. Mi interessa scrivere di questo».
Lei ora presenta una nuova raccolta di racconti e di saggi, Love+Hate, che si apre con una storia inquietante: pare un delirio di Buñuel.
«Sì, ci sono queste persone chiuse in un aereo che non atterra mai. Perché l' ho scritto?
Ricordo un viaggio con una donna che sedeva accanto a me e aveva un cane - come crederci? - un cane in una gabbietta. Dall' 11 settembre viviamo con la paura, temiamo che un aereo possa essere usato come arma, possa diventare una bomba piena di esseri umani. Pensavo proprio all' idea di essere costretto a restare incollato per sempre a un gruppo di persone in un treno o in un aereo, e di non poter sottrarmi a questa situazione».
Una storia molto surreale.
kureishi bowie
«In fondo stiamo già vivendo in tempi surreali. In questi ultimi cinque anni abbiamo vissuto una grande accelerazione; tutto è sembrato muoversi improvvisamente molto, molto velocemente. Prima è arrivata la Brexit, poi l' elezione di Trump: sono esperienze strane, fuori dal mondo, e ho cercato di catturare questa sensazione. Volevo raccontare un evento insolito che irrompe in un mondo normale. Improvvisamente non capisci più chi sei, dove sei, che cosa stai facendo»
Cosa ha provato quando ha trovato il successo dopo My Beautiful Laundrette?
«Avere successo è meraviglioso. Ma allo stesso modo è anche una cosa terribile. Mi ricordo quando tornavo dal festival di Edimburgo con Daniel Day-Lewis: tutto sembrava a portata di mano, i film che volevamo girare, i romanzi che volevamo scrivere; finalmente avevamo il tempo e i soldi per farlo. Ma, naturalmente, tutto questo ti portava lontano dalla tua famiglia, dai tuoi amici di una volta eri come scaraventato in un altro mondo. È stata un' epoca molto eccitante per me, andare agli Oscar, farsi vedere in giro con le star del cinema, era fantastico. Ma la cosa più importante, ciò che ha dato pienezza alla mia vita, è stato il mio lavoro».
kureishi cover
Lei è stato amico di David Bowie. Come lo ricorda?
«Abbiamo frequentato la stessa scuola, ma lui era più vecchio di me, non siamo mai stati in classe insieme. L' ho conosciuto bene e frequentato per due anni e mezzo, forse tre, all' inizio degli anni Novanta, quando ha composto la musica per il mio Buddha delle periferie: siamo diventati buoni amici. Ricordo anche quando ho lavorato come stage producer per Ziggy Stardust con lui: una cosa surreale, ce ne stavamo seduti nella sua stanza a Londra, metteva su la cassetta con le canzoni e cominciavamo a produrre idee. Era bravissimo a lavorare in un team; ci metteva molto sentimento, era molto stimolante. Quando eri con lui avvertivi un' elettricità che invadeva la stanza».
Nel libro parla anche di Kafka. Come mai?
«Quando ho lasciato l' Università, ho cominciato a lavorare per il teatro, come stage manager, e stavamo producendo uno spettacolo da La metamorfosi.
Così sono diventato un fan di questo libro. È uno dei più grandi racconti di tutti i tempi, mi piace così tanto perché mi ricorda di me
Di lei?
«Sì, da teenager mi sentivo come Gregor Samsa. Mi sentivo diverso da tutte le persone intorno: gli adulti, i miei genitori, il mondo... In parte per via delle mie origini, in parte perché ero adolescente, o per la semplice catastrofe di avere dei genitori Mi sembrava così bello perché era una metafora per tante cose, come la razza, essere un teenager, suggeriva il modo di trasformarsi in un altro tipo di creatura.
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E naturalmente negli anni Sessanta e Settanta ci travestivamo, cambiavamo le nostre identità, e Bowie aveva una grande influenza su di noi, sulle nostre trasformazioni; per questo l' idea della metamorfosi non era affatto negativa. Non si trattava di mutarsi in uno scarafaggio e poi morire: ti potevi trasformare, in quei tempi, in qualcosa d' altro; l' idea che potevi stirarti i capelli, o diventare punk, è stata molto liberatoria».
Lei scrive molto anche della vecchiaia. La spaventa?
«Quando superi la grigia soglia dei sessant' anni, capisci che il tuo tempo è limitato, che questa è l' ultima faccia di cui disponi. E improvvisamente capisci che ci sono molte telefonate a cui non vuoi rispondere, tante cose che non vuoi più fare e molte altre che invece non intendi assolutamente perderti.
Capisci che vuoi passare più tempo con la tua famiglia, con il tuo partner, che vuoi lavorare. Quando ero giovane volevo diventare uno scrittore così come tanti, intorno a me, sognavano di diventare rockstar. Sono riuscito a vivere con la scrittura e questo, ancora oggi, mi sorprende».
HANIF KUREISHI
Lei racconta anche di una truffa che ha subito.
«Sì, di una persona che mi ha sottratto molti soldi e che ha rubato forse cinque milioni di sterline da altri come me. Una persona molto umile che poi ha perso la ragione. E io ho avuto la sfortuna di incontrarlo all' apice della sua pazzia».
Ora a cosa sta lavorando?
«Sto scrivendo la sceneggiatura di un film. Ho appena cominciato, sarà una versione contemporanea di Viale del Tramonto, ma ambientata ad Hastings, la città di mare dove sono cresciuto in parte e che la Francia invase nel 1066; c' è una rockstar in declino che arriva in questa città, molto camp, sopra le righe. Ho pensato come modello al film di Billy Wilder perché è un noir, ma è anche una commedia».
Non si lancia anche lei nella televisione?
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«Ma io sono pazzo per la televisione! Ne guardo molta e mi piace tantissimo. Amo le serie italiane. La mia preferita è Gomorra, adoro i personaggi di Ciro e Jenny; è così noir, così esagerato. Mi piace anche Suburra, adoro i suoi costumi, il linguaggio, i set; e anche Il commissario Maltese. La tv purtroppo ha distrutto il cinema, ha ucciso l' autore, che da un certo punto di vista è una cosa positiva, perché il cinema d' autore è una palla. Però il cinema è capace di grande bellezza, la televisione non riesce a fare altrettanto».
HANIF KUREISHI
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