Jaume Roures Taxto Benet mediapro
Marco Mensurati per la Repubblica
«State ballando sul Titanic, signori », queste le parole con cui un furibondo Gaetano Micciché, il presidente designato della Serie A ha di fatto concluso l' assemblea dei presidenti, ieri pomeriggio, al termine di una lunga e accurata disamina della situazione dei diritti tv. « Andare avanti su questa strada ( cioè la strada di Mediapro, ndr) è da irresponsabili », ha poi rincarato la dose il commissario Giovanni Malagò prima di aggiornare la seduta a questa mattina, ore 8.15.
Mediapro
Insomma: la giornata decisiva per la questione chiave per il sostentamento del calcio italiano è finita nel modo più prevedibile e più drammatico: con gli spagnoli che insistono con il loro bluff (non mettono i soldi promessi, fingono di voler fare gli intermediari ma in realtà vogliono realizzare il Lega Channel), e con i presidenti, spaccati, che litigano tra di loro .
La giornata era cominciata con un piccolo successo personale di Malagò che aveva imposto l' elezione come nuovo ad di Marco Brunelli, non proprio quello che si dice un profilo ingombrante. Un modo neanche tanto velato di lasciare il massimo campo d' azione a Micciché. Il quale, nel momento in cui si è passato a discutere di diritti tv, è stato l' indiscusso protagonista.
MEDIAPRO
Per prima cosa ha zittito in maniera fin troppo plateale Luigi De Siervo che, in qualità di advisor, stava illustrando le varie opzioni a disposizione. Non aveva apprezzato due cose, Micciché: i riferimenti alle possibili, e oggettivamente inevitabili, future cause legali di Mediapro contro la Lega in caso di risoluzione del contratto; e la definizione del bando vinto dagli spagnoli come « il più esigente d' Europa » dal punto di vista delle garanzie.
ROURES
Poi ha preso la parola per spiegare, da banchiere, che le garanzie spagnole - ovvero la visibilità del patrimonio netto della capogruppo Imagina ( 4oo milioni di euro) più 186 milioni cash disponibili tra dieci giorni, ma solo dopo l' ok del board - «oltre a essere insufficenti, tecnicamente non sono garanzie, visto che non possono essere 'bancate" » . E dunque Mediapro è « da considerarsi inadempiente».
Già che c' era, Micciché ha anche chiesto a Jaume Roures, il n. 1 degli spagnoli presente in assemblea, al di là del tema delle garanzie, come, nel caso, intendeva vendere i diritti in suo possesso, ottenendo una risposta che ha gettato nel panico tutti i presenti: «Qualsiasi bando noi facessimo, a Sky non andrebbe comunque bene, quindi l' unica possibilità alla fine sarà fare il canale», ha detto lo spagnolo.
Cairo
A quel punto nello sconcerto generale sono state messe al voto due delibere. La prima era quella che dichiarava non sufficienti le garanzie, ed è passata con 14 voti su 17. La seconda, quella decisiva, che dichiarava la risoluzione immediata del contratto, è invece andata a sbattere, per un voto. Dei 17 aventi diritto, e con una maggioranza necessaria fissata a 12, in 11 erano d' accordo a chiudere la porta agli spagnoli. Ma Lazio e Milan ( uscite dalla stanza), Chievo ( contraria) Udinese, Cagliari e Torino ( astenute) hanno salvato Roures & co. A colpire, in particolare, l' astensione di Urbano Cairo che dopo essersi dichiarato « contrario al canale » ( Repubblica 25 gennaio 2018) ha finalmente gettato la maschera. Mandando su tutte le furie sia Micciché sia Malagò.
andrea zappia sky q
«Se volete andare avanti così fate pure ma alla fine vi dovrete trovare un altro commissario e un altro presidente. Né io né Micciché siamo disposti a mettere la faccia su un' operazione così irresponsabile » , ha spiegato Malagò. L' impressione, però, è che la notte porterà consiglio e questa mattina più di un presidente cambierà idea motivando la propria scelta con il parere legale chiesto all' uopo all' avvocato della Lega.
Più complesso dire cosa succederà dopo: certamente si procederà con una trattativa privata con Sky, ma occorrerà anche difendersi dal ritorno in tribunale degli spagnoli che in questa partita hanno già messo sul tavolo 64 milioni di euro. Insomma, la notte è ancora lunga.
miccichè malagò