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    CHI È DAVVERO KATALIN ERZSEBET BRADACS? LA 44ENNE UNGHERESE, IN CARCERE A PERUGIA PER AVER UCCISO IL FIGLIO A CITTÀ DELLA PIEVE, È UN EX SPOGLIARELLISTA, E HA TENTATO ANCHE LA CARRIERA NEL PORNO. CICCIOLINA L’HA ANCHE CONOSCIUTA: IN UN MOMENTO DI DIFFICOLTÀ LA DONNA LE HA CHIESTO SE POTEVA AIUTARLA A LAVORARE, E ILONA STALLER HA CERCATO DI FAVORIRE L’INCONTRO CON IL PRODUTTORE KOVI - L’EX COMPAGNO (E PADRE DEL PICCOLO ALEX). “A ME HA DETTO SOLTANTO CHE ERA UNA…”


     
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    L'INTERVISTA DEL PADRE DI ALEX JUHASZ AL "CORRIERE DELL'UMBRIA"

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-ha-scritto-lsquo-adesso-non-sara-nbsp-piu-nbsp-284773.htm

     

    Massimo Sbardella per www.tuttoggi.info

     

    Katalin Erzsebet Bradacs quando era spogliarellista Katalin Erzsebet Bradacs quando era spogliarellista

    La notizia dell’uccisione del piccolo Alex Juhasz è subito rimbalzata in Ungheria., paese dei protagonisti di questa terribile vicenda. Tv, giornali cartacei e online, blog. In tanti scavano nella vita della mamma, Katalin Erzsebet Bradacs, in carcere a Perugia perché gravemente indiziata per l’omicidio del piccolo. Ma in Ungheria già la chiamano “l’infanticida“.

     

    La vita di Katalin

    E si cerca di saperne di più sulla vita di Katalin. Spogliarellista in un night club in Italia, dove si era sposata e aveva avuto un figlio, oggi appena maggiorenne. La vita in provincia di Rieti, prima di restare vedova.

    Norbert Juhasz CON IL FIGLIO Alex Norbert Juhasz CON IL FIGLIO Alex

     

    Ancora difficoltà, con il primo figlio che le viene tolto e affidato alla nonna. Oggi il ragazzo vive insieme alla fidanzata. I rapporti con la madre pare non fossero molto buoni.

     

    Il ritorno in Ungheria, la gravidanza con Norbert Juhasz, il padre di Alex. Che alla notizia della gravidanza all’inizio della relazione chiede il test per accertare che quel figlio sia il suo. “Ma ero felice di essere padre” dice oggi Norbert. Quindi la battaglia legale per l’affidamento del piccolo, per gli inquirenti italiani all’origine del tragico epilogo.

    Katalin Erzsebet Bradics Katalin Erzsebet Bradics

     

    La foto dell’errore inviata ai conoscenti

    Tra le prove, per la Procura di Perugia, la drammatica foto del piccolo riverso su una copertina, con la maglietta intrisa di sangue e con i segni delle coltellate. Foto che Katalin avrebbe inviato a diverse persone in Ungheria.

     

    Tra cui suo figlio, Claudio. Il giovane, sconvolto, ha avvertito il padre del piccolo. L’allarme alla polizia ungherese, la segnalazione al Consolato magiaro a Roma, quando però ormai la tragedia si era compiuta.

     

    L’audio con l’ammissione

    Katalin Erzsebet Bradacs e il figlio, Alex Juhasz Katalin Erzsebet Bradacs e il figlio, Alex Juhasz

    Quella foto, secondo quanto racconta il padre di Alex, Katalin le avrebbe inviate a più conoscenti. Ma non a lui personalmente. In un caso scrivendo anche di averlo ucciso lei. Confessione agghiacciante che sarebbe stata anche registrata in un audio che Katalin avrebbe inviato a un altro suo amico. Materiale che sarebbe in possesso della polizia ungherese e di cui la Procura perugina ha fatto richiesta. Una confessione, se confermata.

     

    La foto che mostra Alex tutto insanguinato, forse già morto, è terribile. Tuttoggi.info, che ne è venuta in possesso nei giorni scorsi da una fonte ungherese, ha deciso di non mostrarla, neanche parzialmente. Troppo crude quelle immagini. E soprattutto per il rispetto della piccola vittima.

    Passeggino nel casolare dove sarebbe stato ucciso il piccolo Alex Passeggino nel casolare dove sarebbe stato ucciso il piccolo Alex

     

    La foto shock finita sul web

    Eppure in Ungheria quell’immagine è stata inserita al termine di un video caricato su Youtube. Il bambino ha appena gli occhi coperti da una striscia. Ma si vede la maglietta piena di sangue, i tagli delle coltellate sulla stoffa. E il segno di una mano insanguinata sul suo viso. Forse per un’ultima carezza. O forse per cercare di pulirgli il viso.

     

    Spogliarellista, il lavoro nel mondo del porno

    Ma soprattutto, in Ungheria si scava sulla vita di Katalin. Sul suo passato da spogliarellista, col nome d’arte Katy Davis. Sulla carriera di pornostar che ha provato a intraprendere.

    il supermercato lidl dove la donna ungherese ha portato il figlio morto a citta' della pieve 1 il supermercato lidl dove la donna ungherese ha portato il figlio morto a citta' della pieve 1

     

    La stampa ungherese ha sentito anche la pornostar Ilona Staller, conosciuta in Italia anche per essere stata parlamentare. Cicciolina dice di aver conosciuto Katalin. La 44enne era in difficoltà e le ha chiesto se poteva aiutarla a lavorare nel porno.

    il supermercato lidl dove la donna ungherese ha portato il figlio morto a citta' della pieve il supermercato lidl dove la donna ungherese ha portato il figlio morto a citta' della pieve

     

    Cicciolina racconta di aver cercato di favorire l’incontro con Kovi (István Kovács, proprietario della più importante casa di produzione di film porno, la Luxx), con cui aveva già lavorato in alcuni film.

     

    indagini sulla morte del piccolo alex indagini sulla morte del piccolo alex

    Il noto produttore del porno – sempre secondo la stampa ungherese – conferma che Katalin due anni fa le aveva chiesto un lavoro, ma che quella volta non aveva potuto aiutarla.

     

    L’ex: del porno l’ho scoperto dopo

    Contatti, quelli col mondo del porno, di cui Erbert è venuto a conoscenza solo dopo. “A me aveva detto soltanto che era una ballerina spogliarellista“, dice il padre di Alex. “Del porno l’ho scoperto dopo…“.

    indagini sulla morte del piccolo alex 2 indagini sulla morte del piccolo alex 2

     

    Il lavoro all’Ikea

    Erbert conferma che Katalin, negli ultimi anni, lavorava all’Ikea di Budapest. E’ ciò che Katalin ha detto ai carabinieri in Italia. E’ la professione che compare sul suo profilo Facebook.

     

    Scandagliato, alla ricerca di indizi su quel passato difficile e soprattutto su un presente in carcere, a Perugia, con la terribile accusa di aver ucciso il proprio bambino.

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