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    BRUTTI IEFFI – GLI STUDI CON SPERANZA, IL FLIRT CON MANUELONA ARCURI E L’AMICIZIA CON “FURBIZIO” CORONA: CHI È E CHI NON È ANTONELLO IEFFI, IL MANAGER CHE HA PROVATO A FREGARE LA CONSIP IN UN MEGA APPALTO DI MASCHERINE “GIOCANDO D’AZZARDO SULLA SALUTE” – NEL 2013 FU PICCHIATO E TORTURATO E FU ARRESTATA TAMARA PISNOLI, EX MOGLIE DI DE ROSSI…


     
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    1 – IL MANAGER E LA TRUFFA MASCHERINE «COSÌ CI GUADAGNO, FINCHÉ DURA»

    Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

     

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    Al telefono confessava i progetti per sfruttare l' emergenza coronavirus e accaparrarsi gli appalti: «So' numeri esageratamente grandi... quindi... ho detto, perché non ci proviamo?». In quel caso si trattava di camici, guanti e tute: «Le quantità, un po' maggiorate, per il prezzo ribassato viene 31 milioni 5 e 85... e noi abbiamo, in teoria, aggiudicato 50 milioni... Speriamo che ci riammettono alla gara...

    durerà poco ma durerà... per il momento».

     

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    Ma l' affare arrivato a un passo dalla realizzazione - bloccato solo perché la concessionaria statale Consip ha sentito odore di truffa dopo l' assegnazione e sporto denuncia alla Procura di Roma, che grazie agli investigatori della Guardia di Finanza ha svelato l' imbroglio con un' indagine-lampo - riguardava le mascherine: 15 milioni e 800.000 euro per portarne in Italia 24 milioni, i primi tre entro una settimana; ma dei dispositivi di protezione non c' era nemmeno l' ombra.

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    Per questa «puntata d' azzardo giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine» è finito in carcere Antonello Ieffi, quarantaduenne imprenditore rampante, «spregiudicato e temerario» secondo il giudice che l' ha fatto arrestare, un passato di frequentazioni da cronache rosa e nere tra Manuela Arcuri, Fabrizio Corona e giri di usura e estorsioni, le mani in pasta in una decina di società «operanti nei settori più diversi». Con una di queste, la Biocrea società agricola, destinata a «coltivazione di fondi e allevamento di animali», aveva vinto la gara Consip indetta il 9 marzo per l' approvvigionamento milionario delle mascherine.

     

    Una settimana dopo, alla vigilia della prima consegna concordata, la concessionaria sollecita informazioni e Ieffi (che avendo alcuni procedimenti penali a carico s' era premurato di cedere fittiziamente le quote a una presunta complice, ora indagata come lui per turbativa d' asta e inadempimento di contratto pubblico) assicura che è tutto pronto all' aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun; un volo per Milano-Malpensa è già programmato per l' indomani.

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    Nel frattempo scrive al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, all' indirizzo e-mail della Camera dei deputati, chiedendo aiuto per imprecisati problemi legati all' importazione del materiale sanitario. Lettera rimasta senza risposta che l' imprenditore replica - inutilmente - alla Protezione civile e ad altre istituzioni.

     

    Ieffi cerca di prendere altro tempo accampando la scusa di conti correnti bloccati in Qatar mentre l' Agenzia delle Dogane, allertata dagli inquirenti, controlla l' effettiva esistenza del carico destinato all' Italia nello scalo cinese. Scoprendo che dei tre milioni di mascherine non c' è traccia. A quel punto l' indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle della capitale smaschera l' intera manovra. Per partecipare alla gara Ieffi non solo aveva trasferito virtualmente le quote, ma anche taciuto 155.000 euro di violazioni tributarie contestate alla Biocrea che, se emerse, l' avrebbero automaticamente escluso. E non ha mai fatto cenno alla «assoluta, attuale e preesistente incapacità operativa e finanziaria» a procurarsi il materiale di cui l' Italia aveva assoluto e urgente bisogno per fronteggiare la pandemia da Covid 19.

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    Un «silenzio menzognero», accusa il gip Valerio Savio, che diventa «mezzo fraudolento» per aggiudicarsi un appalto (che non poteva essere onorato) giocando sulla salute degli italiani. Scoperto grazie ai controlli immediati attuati da Consip, Procura e Guardia di Finanza, che sono valsi l' arresto in prigione per l' indagato anche in tempi in cui la magistratura è chiamata a valutare con molta ponderazione gli ingressi in carcere, proprio a causa del coronavirus; un anticorpo che può rivelarsi efficace di fronte ai paventati affari delle organizzazioni criminali sull' emergenza sanitaria ed economica.

     

     

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    2 – ARCURI, CORONA E L'EX DI DE ROSSI. LA VITA SPERICOLATA DEL TRUFFATORE DELLE MASCHERINE

    Andrea Ossino per www.iltempo.it

     

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    “Riteneva che sinonimo di successo fosse essere ricchi per essere presentabile di fronte a personaggi della Roma bene. Così per ostentare ricchezza c’è stato un momento in cui aveva stipulato sei contratti di leasing di auto di lusso”. Lusso, moda, donne avvenenti, alcuni guai con l’erario e un dissidio con criminali di un certo rango. L’imprenditore arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura mai avvenuta di mascherine, non è nuovo alle cronache.

     

    Gli studi e le collaborazioni con i ministri: così si racconta l’indagato

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    Il Ministro Roberto Speranza e gli ex ministri Antonio Martino e Antonio Marzano: l’ufficio stampa di una società riconducibile all’indagato ne sottolinea gli importanti incarichi. L’ufficio stampa della E-Building spa, azienda in cui detiene numerose azioni, lo descrive così: “Figlio di genitori Inseganti, si trasferisce a Roma nel 1997 lasciando come molti a soli 19 anni la famiglia dopo aver ottenuto il diploma presso il Liceo Scientifico Gioacchino Pellecchia di Cassino, e si laurea in Scienze Politiche presso la Luiss Guido Carli nel luglio del 2001 a soli 23 anni con 110 e lode, tra i primi del suo corso, corso da cui sono poi usciti compagni di corso e si studi noti tra cui spiccano i nomi di Roberto Speranza e Tommaso Labate, fondando in quell’anno la sua prima Società nel giugno 2001 la E-Building S.r.l. poi S.p.A. dal 2011.

     

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    Per le sue doti di sintesi e di intuizione delle vicende socio economiche di quegli anni da neo laureato gli viene offerto un incarico di 2 anni (dal 2002 al 2004) come collaboratore alla cattedra di Economia Politica in Luiss (Cattedra del Professore Antonio Martino, Ministro della Difesa in quegli anni) e presso la cattedra di Politica Economica presso la Facoltà di Scienze Politiche di La Sapienza (Cattedra del Professore Antonio Marzano, Ministro delle Attività Produttive in quegli anni), incarico che porta a termine fino a scadenza nel 2004.

     

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    Nel 2002 risulta anche vincitore di un Dottorato in Information Technology presso la Facoltà di Economia della Luiss Guido Carli, poi rinunciato per seguire le attività accademiche nonché per accettare l’incarico da funzionario presso l’IPI (Istituto per la Promozione Industriale), agenzia governativa facente parte del Ministero delle Attività produttive, offertogli direttamente dall’allora Ministro Antonio Marzano, incarico da cui si dimette volontariamente nel giugno 2002 per seguire le proprie ambizioni imprenditoriali”.

     

    Il rapporto con l’Arcuri il sequestro ordito dall’ex di De Rossi

     

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    In realtà Antonello Ieffi, imprenditore nato a Cassino nel 1978, è comparso per la prima volta sui rotocalchi quando ha iniziato a frequentare Manuela Arcuri. Nel 2012 i giornali di gossip, sospettando un flirt tra i due, li hanno insieme in Vacanza a Malindi da Briatore. E ancora a Dubai. E poi c’è l’amicizia con Fabrizio Corona.

     

    TAMARA PISNOLI - DANIELE DE ROSSI TAMARA PISNOLI - DANIELE DE ROSSI

     Nel 2013 Ieffi si è reso protagonista, suo mal grado, di un’altra avventura. Il 17 luglio fu picchiato e torturato in un attico al Torrino, quartiere a Sud di Roma. Per quella faccenda furono arrestate alcune persone tra cui Tamara Pisnoli, ex moglie della bandiera giallorossa Daniele De Rossi. Il processo è ancora in corso. «Quel pomeriggio avevo appuntamento in un bar dell’Eur con alcune persone – ha raccontato ai carabinieri – Quando arrivai mi si avvicinarono due persone e mi invitarono a salire sulla macchina con loro”.

    TAMARA PISNOLI TAMARA PISNOLI

     

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    Sarebbe stato portato nell’attico al Torrino: “Una volta lì cominciarono a picchiarmi, a farmi del male. Erano in tre. Uno di loro mi tagliò con un coltello il cuoio capelluto. Pretendevano altri 86mila euro per un prestito che sei mesi prima avevo chiesto di 100mila euro. Ne avevo già restituiti 343mila, ma ne volevano ancora e subito. Mi hanno minacciato di morte”. “Se non paghi in cinque giorni ti spariamo alla testa”, “Sai quanto ci metto a fà ammazzà una persona? Basta che metto diecimila euro in mano a un albanese, non ci mette niente”, avrebbero detto gli aggressori secondo quanto racconta da Ieffi.

     

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    L’uomo chiama in ballo anche la Pisnoli, proprietaria della casa in cui Ieffi è stato trattenuto: «Nel corso di quel sequestro mi vennero chiesti anche altri soldi, la restituzione, con interessi, di 80mila euro, diventati 150mila della Pisnoli. Mi era stata presentata mesi prima da un mio amico che era il suo compagno M.M. Mi disse che voleva entrare nella partita del fotovoltaico e le proposi in investimento.

     

    O meglio, una licenza per la produzione di energia con impianti fotovoltaici». Negli atti Ieffi viene descritto dal gip in questi termini: “La vittima riteneva che sinonimo di successo fosse essere ricchi per essere presentabile di fronte a personaggi della Roma bene. Così per ostentare ricchezza c’è stato un momento in cui aveva stipulato sei contratti di leasing di auto di lusso”.

     

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    L’agguato alla Magliana

     

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    C’è anche un’altra persona che è stata indagata in quel procedimento: Andrea Gioacchini, accusato di aver prestato denaro a strozzo a Ieffi. Gioacchini è stato ucciso nel gennaio 2019. Un agguato alla Magliana: uno sparo in testa, uno alla mandibola e uno alla spalla non gli hanno lasciato scampo. Sul fatto indaga l’Antimafia.

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