Paolo Brusorio per “la Stampa”
GIUSEPPE CONTE
Il premier e i Giochi ovvero storia di una corsa a ostacoli e oggi tocca a Giuseppe Conte provare a saltarli. Per dire: Mario Monti disse no prima ancora di cominciare a parlarne, l' Italia post berlusconiana aveva troppi conti da sistemare. Dall' allora presidente del Consiglio nessuna mano sul cuore, bastava quella sul portafogli.
milano cortina 2026
Matteo Renzi disse sì. Venne pure proprio qui a Losanna per un incontro con il presidente del Cio, si fece bello e pure un po' bullo, sembrava li avesse tutti in tasca. Sicuramente aveva Enrico Letta che proprio ai Giochi di Sochi, era il 2014, fece una delle sue ultime uscite ufficiali. Erano i tempi di «stai sereno» e vatti a fidare. Ma neanche a Renzi andò meglio, non aveva fatto i conti con lo tsunami Cinque Stelle, il no a Roma 2024 e la retromarcia su scala mondiale. Stamattina qui a Losanna arriva Conte e la missione pare possibile dopo tanto penare, dopo affannose e pure pericolose ricerche di un sottile punto di equilibrio tra Lega e Cinque Stelle. Un' armonia già crepata che qui almeno deve tenere fino al tardo pomeriggio. Poi, in caso di vittoria, anche liberi tutti laddove invece la débacle porterebbe al redde rationem.
SALVINI E CONTE
La sfida decisiva Il premier, va detto, gioca una partita tutta particolare in questa disfida olimpica: nella delegazione svedese oltre ai reali c' è Stefan Lofven, il primo ministro, e dire di no sarebbe stato brutto. Molto. Così Conte ci mette la faccia e il discorso, parlerà nel pomeriggio e sarà lui a introdurre il video messaggio del presidente della Repubblica Mattarella. L' Italia si gioca tanto; Conte, a modo suo, anche di più. Da Bruxelles ha preso solo cazzotti, i conti non tornano e l' Italia continua ad affossarli convinta che prima o poi rientrerà nei ranghi.
O che rientrare non sia poi così necessario. Il Paese non cresce abbastanza per incamerare crediti, c' è la mannaia della procedura di infrazione e hai voglia a scrivere lettere come ha fatto il premier.
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA
Gli ostacoli politici Dura convincere l' Europa, Italia vuole sempre meno dire fiducia: siamo sotto la soglia e oggi ci giochiamo un' altra bella fetta. Sono logiche diverse, ai membri Cio delle agenzie di rating importa il giusto, ma poi è la somma che fa il totale e un altro ko tecnico non ce lo possiamo permettere. E poco gioverebbe pure all' immagine di Palazzo Chigi scoprire che il mondo si fida più della Svezia che dell' Italia. Farebbe male anche verificare il fallimento di quell' autonomia delle regioni tanto cara alla Lega, quella in sostanza che ci ha portato fin qui visto che Lombardia e Veneto mettono sul piatto 600 milioni: conditio senza la quale con il piffero che i Cinque Stelle avrebbero dato il via libera.
milano cortina 2026 malagò sala zaia fontana
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti non bluffa quando dice che le crepe nell' esecutivo potrebbero danneggiare il verdetto di oggi, «abbiamo un dossier nettamente migliore del loro, dovranno per forza attaccarsi agli extra per provare a sorpassarci. Possiamo solo perderla noi». Poi gli scappa: «È come Inter-Frosinone, c' è una netta favorita. Ma poi ogni tanto l' Inter ne combina una grossa e perde». Ecco, non ditelo a Giuseppe Conte, premier in missione per il Paese. E anche un po' per se stesso.
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