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    DAI NUMERINI DEL GOVERNO AI NUMERONI (PERSI) DALLE BANCHE: 11 MILIARDI IN MENO DI CAPITALIZZAZIONE PER I SEI ISTITUTI PRINCIPALI (DA 80,5 A 69,5 MILIARDI), IN SOLI TRE MESI. E DAL VOTO DELLA SETTIMANA SCORSA, IL GOVERNO NON PARLA PIÙ DI NUMERINI: SPREAD, TASSI, DEFICIT, SU CUI SI BASANO LE PREVISIONI DI TUTTE LE AZIENDE E SONO LA MISURA DELLA FIDUCIA CHE L' ITALIA RISCUOTE SUI MERCATI INTERNAZIONALI, QUELLO DEI CAPITALI IN PRIMIS


     
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    Stefano Righi per il ''Corriere della Sera - L'Economia''

     

    matteo salvini giovanni tria matteo salvini giovanni tria

    Da una settimana, da quando sono stati resi noti gli esiti delle elezioni europee, i cosiddetti numerini sono scomparsi dal lessico quotidiano dei nuovi vincitori. Non è ancora una presa di coscienza attiva, ma la desistenza dell' azione denigrante va ottimisticamente considerata se non come un passo in avanti, quantomeno in direzione laterale. Quei numerini infatti rappresentano il presente del Paese, la fotografia più aggiornata dell' Italia in una panoramica europea e internazionale.

     

    Prendersene gioco significa non capire. Eppure gli strumenti sono facilmente a disposizione. Lo spread, che è la definizione più completa e corretta del termine numerini, è infatti la misura della fiducia che l' Italia riscuote sui mercati internazionali, quello dei capitali in primis. Una fiducia espressa come rapporto con le altre nazioni, su tutte la Germania che è considerata la più virtuosa economia continentale.

     

    Come ha detto venerdì scorso il Governatore della Banca d' Italia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali, «il rendimento dei titoli decennali è di quasi un punto percentuale più alto dei valori osservati nel mese di aprile dello scorso anno», mentre «il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è aumentato di 160 punti base, a circa 280; quello nei confronti dei titoli spagnoli di 140 punti, a 190».

    conte di maio salvini conte di maio salvini

     

    Sono fattori significativi di difficoltà per le aziende italiane, che pagano per finanziare la propria attività il 2,8 per cento in più rispetto ai concorrenti tedeschi, fatto che i più supinamente sono comunque disposti ad accettare, ma addirittura l' 1,9 per cento in più rispetto ai concorrenti spagnoli e, ma questo il Governatore ce lo ha risparmiato, lo 0,5 per cento in più rispetto alle imprese portoghesi. I numerini significano questo e come si evince c' è poco da ridere se un Paese già povero di materie prime e con qualche grave problema perennemente irrisolto (modeste infrastrutture, corruzione, evasione fiscale, Visco dixit), si trova a dover pagare molto di più dei concorrenti per potersi finanziare.

    LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

     

    Non solo. I numerini sono un termometro importante per le imprese private, ma anche per la più importante delle imprese pubbliche, lo Stato. Proprio quella misura della fiducia che gli estranei prestatori ripongono sulla Corporate Italia, rappresenta il prezzo a cui lo Stato italiano riesce a finanziare le proprie attività. L' emissione di obbligazioni è poi strettamente connessa con l' attività stessa del governo, che emette carta sui mercati internazionali, soprattutto sotto forma di Btp, per finanziare il pagamento degli stipendi dei propri dipendenti e, più in generale, per il funzionamento dell' intera macchina statale, dai ministeri alle scuole.

     

    ANTONIO PATUELLI GIOVANNI TRIA GIUSEPPE GUZZETTI IGNAZIO VISCO ANTONIO PATUELLI GIOVANNI TRIA GIUSEPPE GUZZETTI IGNAZIO VISCO

    Citando ancora Visco, l' Italia oggi rappresenta un «ambiente economico poco favorevole all' attività delle imprese, alla loro crescita, agli investimenti, al lavoro», tanto più che recentemente si è assistito a nuove «tensioni sui titoli pubblici» legate a un «deterioramento delle prospettive economiche», mentre ci sarebbe bisogno di un aumento di fiducia nei titoli del debito pubblico, che consentirebbe una riduzione dei rendimenti, con ovvi benefici contabili.

     

    Le conseguenze di questa prolungata condizione di difficoltà nei rapporti internazionali e soprattutto nella costruzione di una diversa percezione dell' affidabilità dello stato italiano, condizionata da un debito pubblico di dimensioni importanti, si manifestano come detto anche nel settore privato e in quello del credito, che è la somma delle attività economiche, in modo particolare. Uno spread elevato implica un minor valore degli investimenti che le istituzioni finanziare detengono espresse in titoli di stato italiani.

     

    Chi irride il valore dei numerini dimentica che la macchina dello Stato è principalmente finanziata dagli acquirenti di Btp, che sono soprattutto banche e assicurazioni. Così si determinano due tipi di fenomeni. Da un lato i regulators, i controllori del sistema, premono perché i controllati, le banche, alleggeriscano le loro posizioni. In buona sostanza vendano o non rinnovino a scadenza i medesimi importi di titoli pubblici.

    DI MAIO SPREAD DI MAIO SPREAD

     

    Gli effetti si sono già manifestati: due banche di diverse dimensioni, nelle recenti assemblee dei soci, sono uscite allo scoperto annunciando che è loro intenzione ridurre l' importo dei titoli del debito italiano in scadenza. Lo ha fatto il gigante Unicredit, come il Piccolo Credito Valtellinese. Probabilmente altri seguiranno e arriverà il giorno in cui sarà un problema collocare così importanti quantità di debito pubblico sui mercati finanziari e, come sempre, quando cala la domanda a parità di offerta, ci saranno riflessi sul prezzo.

     

    Il secondo fenomeno che si è venuto a determinare negli ultimi mesi, è evidente nella tabella di questa pagina. Banche e assicurazioni, che come detto sono i principali acquirenti dei titoli di Stato italiani, in Borsa sono andate frequentemente a picco. Chi è andato bene, non si è sostanzialmente mosso dai valori di tre mesi fa. E questo mentre il business funziona. Intesa Sanpaolo, prima banca sul territorio italiano, ha concluso il primo trimestre dell' anno con utili netti per 1.050 milioni.

     

    Unicredit, la banca italiana più presente all' estero, ha messo in cassa utili netti per 1.387 milioni. Eppure di tutto questo non c' è traccia negli andamenti di Borsa: le banche dal primo marzo al 31 maggio hanno perso pesantemente sul listino azionario, 11 miliardi in meno di capitalizzazione per i sei istituti considerati (da 80,5 miliardi di euro a 69,5 miliardi); le assicurazioni, che però godono di regole di vigilanza diverse, hanno sostanzialmente pareggiato.

     

    fitch fitch

    L' agenzia Fitch, la scorsa settimana, ha alzato il rating sulla solidità di Assicurazioni Generali da «A-» ad «A», con un outlook però che resta negativo solo per le implicazioni legate alle tensioni sullo spread e il debito sovrano italiano. Problemi loro? Liberi di crederlo, ma la stretta interconnessione esistente tra le varie attività finanziarie oggi rende sempre più permeabili i diversi ambiti di attività.

     

    La prova? Ubi, tra le maggiori banche italiane, aveva disegnato il proprio piano di sviluppo industriale nel 2016 e lo aveva aggiornato nel 2017, dopo l' acquisizione di Banca Marche, Etruria e CariChieti, prospettando un miliardo di utile al 2020. Oggi sta rivedendo quelle previsioni e il nuovo piano verrà presentato entro l' autunno. Non è l' unico istituto che sta ripensando il proprio futuro.

     

     

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