Alessandro Trocino per il “Corriere della sera”
davide casaleggio luigi di maio
È meglio esserci, e rischiare di prendere percentuali microscopiche, magari facendo perdere il Pd, oppure è meglio non esserci, salvando il governo ma scomparendo di fatto da intere regioni? Da giorni Luigi Di Maio si arrovella sul tema e ne discute animatamente con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Quello che sarebbe normale per un partito, presentarsi alle elezioni , non lo è per il Movimento. Perché i 5 Stelle, essendo un movimento non radicato sul territorio, ottengono ben pochi risultati alle elezioni locali.
E perché la decisione di non allearsi con il Pd li mette nelle condizioni di una scelta drastica: presentarsi da soli, danneggiando il partner di governo (il Pd), o sancire la propria irrilevanza, provocando la ribellione a livello locale.
di maio grillo casaleggio
Per uscire dall' impasse , Di Maio ha quindi deciso di affidare l' ultima parola per la partecipazione alle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria al web. Oggi si terrà il voto sulla piattaforma Rousseau, dalle ore 12 alle 20. Una scelta che ha provocato una reazione dura da parte di alcuni parlamentari. «È una porcheria», ha detto il calabrese Riccardo Tucci. Sulla stessa linea Francesco Forciniti: «Il post che annuncia la votazione online è di una scorrettezza allucinante, perché indirizza l' esito del voto in maniera palese».
Negli ultimi tempi si era creata una situazione piuttosto surreale. Se si parlava con Paolo Parentela, coordinatore calabrese, rispondeva sicuro: «Certo che presentiamo la lista». Se si parlava con uno dei parlamentari dell' Emilia-Romagna, non si poneva neanche il dilemma: «Certo che ci siamo, abbiamo programma e candidati».
LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO
Poi, però, se si va un po' più su nella gerarchia, i dubbi si sprecano. Prendiamo la Calabria. L' altra domenica si è votato a Lamezia Terme e il candidato M5S ha portato a casa un 4%. Però una eventuale lista calabrese non darebbe fastidio a nessuno. In Emilia-Romagna è diverso. I sondaggi accreditano il Movimento al 5%. Poco ma abbastanza per far male al Pd. Che fare, insistere o desistere? Max Bugani è per la seconda. Di Maio, nel dubbio, chiede ai militanti.
grillo di maio casaleggio
In Veneto, terra leghista, si vuole gettare la spugna. Anche se Mattia Fantinati, deputato di Verona, descrive bene il paradosso: «Tra non presentarsi e prendere pochissimi voti, è meglio non presentarsi. Certo, non presentandosi mai, alla fine si finisce per non prenderli mai i voti». Lapalissiano. Eppure, il punto chiave è un altro. È il rapporto con l' alleato di governo. Quel 5% può far precipitare il Pd di Nicola Zingaretti nel baratro. Così come una lista campana (Valeria Ciarambino, più probabile di Sergio Costa) segnerebbe la sorte di Vincenzo De Luca.
ciarambino
Di Maio era in un angolo, per questo ha deciso di affidarsi all' ultimo minuto a Rousseau. Anche perché si profila un altro rischio. Che il Movimento perda pezzi sul territorio, prefigurando quella scissione evocata e temuta. Se Di Maio forzasse nelle altre regioni, verrebbe accusato di essere autocratico. Se lasciasse decidere i locali, rischierebbe il rapporto con il Pd. Nel frattempo si preparano liste civiche e miniscissioni sul territorio. In Emilia-Romagna è tutto pronto per partire da soli, se i militanti dicessero no.