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    LA CRISI DEL CALCIO? LA PAGHINO I CALCIATORI E PROCURATORI MILIARDARI - DOPO IL FLOP DELLA SUPERLEGA E CON I TOP CLUB ALLA CANNA DEL GAS, I MEGASTIPENDI IN STILE MESSI E RONALDO DOVRANNO SPARIRE - NESSUNA AZIENDA PUÒ REGGERE SE UN TERZO DEL FATTURATO SERVE A COPRIRE GLI INGAGGI - SERVE UN "SALARY CAP" A LIVELLO NAZIONALE ED EUROPEO - IL CONTRATTO DI LEO MESSI DA MEZZO MILIARDO È LA SINTESI DI UN'EPOCA DI FOLLIE...


     
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    Daniele Sparisci e Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

     

    joan laporta e lionel messi joan laporta e lionel messi

    Divisi da una rivalità sportiva e politica, uniti dal richiamo dei soldi. Real Madrid e Barcellona, irriducibili, il presidente blaugrana Joan Laporta fa da megafono a Florentino Perez. «La Superlega è una necessità. L' ultima parola spetta ai soci: investiamo, abbiamo ingaggi molti alti e di questo, pur salvaguardando il merito sportivo, si deve tenere conto». Il Barcellona è il numero uno per ricavi in Europa: 715 milioni, ma con il peso degli stipendi - il contratto di Messi da mezzo miliardo è la sintesi di un' epoca di follie - è in grave crisi.

     

    La Superlega come patto di mutuo soccorso fra club, per chiudere i buchi finanziari provocati dal Covid senza dover cambiare stile e tenore di vita. Ecco cos' era. Basta qualche dato a capire: il numero uno per debiti è il Tottenham: 685 milioni. Il numero uno per perdite è il Milan: 195 milioni. Il numero uno e basta si chiama Chelsea: ha cassa per 19 milioni; ha chiuso con 45 milioni di utile l' ultimo bilancio e in più il proprietario si chiama Roman Abramovich, patrimonio da 14,8 miliardi di dollari.

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    A mettere insieme bilanci e statistiche si capisce che il denominatore comune tra i 12 club non è un indebitamento insostenibile. Per alcuni sì, per altri no: il totale fa 2,7 miliardi ma un quarto è del solo Tottenham. E non sono le perdite di bilancio devastanti: il Real, per esempio ha un piccolo utile e l' Atletico è in sostanziale pareggio.

     

    A unire tutti è stata l' idea commerciale e la prospettiva opportunistica di vendere un prodotto più attraente per le tv e quindi ottenere maggiori ricavi concentrandoli nel perimetro della presunta élite calcistica senza «disperderli» nei rivoli dei club «minori». Era anche, implicitamente, una sorta di sostegno alle società del gruppo che sono in difficoltà finanziaria: Tottenham, Inter e in parte anche Barcellona e Milan.

     

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    Il Tottenham, che in due esercizi ha perso 220 milioni, l' anno scorso aveva ottenuto un prestito da 200 milioni dalla Banca d' Inghilterra e ora il debito netto è salito a 685 milioni. È la situazione più delicata insieme a quella dell' Inter dove però oltre al debito (322 milioni) pesano la debolezza di un azionista, la famiglia Zhang, azzoppata in patria, e il nodo contabile delle sponsorizzazioni cinesi che negli anni hanno sostenuto i conti. «Con il solo gettone d' entrata della Superlega (290 milioni circa ndr ), Suning avrebbe risolto subito i problemi finanziari» fa notare Andrea Sartori, responsabile dello sport di Kpmg.

     

    messi ronaldo messi ronaldo

    L' Arsenal, come il Tottenham, ha ottenuto a gennaio un prestito da 130 milioni dalla Banca centrale e lo rimborserà entro maggio ma ha una struttura patrimoniale solida: è in mano al miliardario americano Stan Kroenke, che colleziona squadre in Nba e Nfl, possiede cantine nella Napa Valley per una ricchezza personale di oltre 8 miliardi di dollari.

     

    messi e ronaldo messi e ronaldo

    La fotografia dei bilanci dei dodici club che hanno tentato il golpe non tiene conto di due fattori che fanno la differenza. Il primo è l' effetto Covid che a giugno 2020 (data di riferimento dei numeri qui riportati) era ancora solo parzialmente registrato. Chiudere i consuntivi quest' anno, per la maggior parte al 30 giugno, costerà a tutti i club, a ogni livello, lacrime e sangue.

     

    E qui interviene il secondo fattore che fa la differenza tra una società e l' altra e tra un conto economico e l' altro: la proprietà.

     

    florentino perez florentino perez

    I 12 del «Super flop», a differenza della gran parte delle società del calcio professionistico, hanno alle spalle i miliardi di paperoni americani (Manchester United, Arsenal, Liverpool) o arabi (Manchester City), russi (Chelsea), imperi industriali e familiari (Juventus, Tottenham, Inter, Milan, Atletico), mentre il Barcellona è una polisportiva da 180 mila associati e anche il Real un' associazione privata senza scopo di lucro.

     

    agnelli florentino perez agnelli florentino perez

    Ora che c' è da chiudere i bilanci, gli azionisti che hanno indirizzato le scelte di gestione (quindi anche sui costi) dovranno garantire la stabilità e continuità delle aziende.

    Cioè mettendoci il denaro dove è necessario, che vuol dire ricapitalizzare. E per chi ha riserve miliardarie, dai 3 di John Henry del Liverpool ai 23 dello sceicco arabo Mansour del Manchester City, sarà un fastidio ma non un problema.

    messi ronaldo messi ronaldo

     

    Del resto il Chelsea insegna che si può far calcio ai massimi livelli con bilanci in utile.

    Fallito il golpe, si dovrà ripartire da altri numeri, che fotografano lo squilibrio: le dieci società con il fatturato più alto in Europa hanno un giro d' affari superiore alle oltre 600 dei campionati al di fuori di Inghilterra, Spagna, Italia, Francia e Germania. Negli ultimi 20 anni soltanto tre squadre non appartenenti ai «big five» (Ajax, Porto e Psv) hanno raggiunto le semifinali di Champions: «Il grande errore è stato non intervenire sui costi del calcio, completamente fuori-controllo, un problema ingigantito dalla pandemia- sottolinea Sartori-.

    giovanni sartori giovanni sartori

     

    Nessuna azienda può reggere se un terzo del fatturato serve a coprire gli stipendi, basta un leggero calo dei ricavi ed è crisi. Serve un "salary cap" a livello nazionale ed europeo, più soft rispetto al modello americano: sarebbe comunque efficace».

     

    Dopo la Superlega una cosa è certa: i prossimi Messi e Ronaldo guadagneranno meno, molto meno.

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