PAITA
Il Pd parla di 5-2, perché conferma le Regioni che già guidava alla vigilia delle elezioni, anche se in qualche caso con molta fatica, come in Umbria, e strappa la Campania dove – a scrutinio in corso – è in testa Vincenzo De Luca (due punti di vantaggio sul governatore uscente Caldoro a mille sezioni ancora da scrutinare).
PAITA
Ma a parte le conferme dei democratici in Toscana (Enrico Rossi), Puglia (Michele Emiliano), Marche (Luca Ceriscioli) e della Lega Nord in Veneto (Luca Zaia), la faccia-simbolo di questa tornata elettorale è quella di Giovanni Toti, nuovo presidente di Regione in Liguria. C’è da capire solo se il consigliere politico di Berlusconi avrà la maggioranza in consiglio: a spoglio quasi ultimato è al 34,6%, per governare serve il 35%.
Altro lato della medaglia è Raffaella Paita, emblema della prima sconfitta di Matteo Renzi. E’ 5-2 ma perde la più renziana dei candidati democratici che dà la colpa al candidato di “sinistra-sinistra” Luca Pastorino (fuoriuscito del Pd, civatiano, sostenuto da Cofferati) che rastrella meno del 10 per cento, un gruzzolo che comunque non sarebbe bastato per portare la burlandiana Paita alla vittoria.
COFFERATI BURLANDO PAITA RENZI
Il centrodestra a lungo ha sperato di vincere perfino in Umbria e va sotto il segno della Lega Nord che esplode in tutto il centro Italia (qui tutti i risultati nello speciale del fatto.it): in Toscana, in Liguria, in Umbria e nelle Marche il Carroccio raccoglie percentuali tra il 14 e il 20 per cento.
A Perugia il Pd ha sudato freddissimo: il sindaco di Assisi Claudio Ricci è rimasto a lungo davanti alla governatrice uscente Catiuscia Marini che però alla fine, dopo lo psicodramma nella sede del Pd, l’ha spuntata. In Liguria e in Umbria il centrodestra correva tutto unito ed è per questo che ora tutti, dallo stesso Toti a Berlusconi a Maurizio Lupi, mandano a dire a Matteo Salvini che ci rivuole il vecchio polo. Insomma, la destra ci crede ancora.
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
Importa poco se ancora restano da valutare i dati definitivi della Campania, con “l’impresentabile” De Luca che guida la corsa con un paio di punti percentuali sul governatore uscente Stefano Caldoro. La cautela del sindaco di Salerno a rischio sospensione per la legge Severino è tale che aspetterà la mattinata del primo giugno per commentare i risultati (con scrutini che vanno a rilento).
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Quanto al Pd stravince in Toscana, Puglia e Marche nonostante lasci sul campo un po’ di voti rispetto alle Europee (e i motivi possono essere tanti, comprese le liste civiche a sostegno dei candidati che succhiano via preferenze a quella ufficiale del partito).
Rossi si definisce il “più votato dei presidenti” (ha il 47%) e rileva che la “sinistra radicale non va da nessuna parte” e che “non c’è sinistra di governo senza Pd”. Emiliano, poco allineato al renzismo, offre già un posto in giunta al M5s (l’assessorato all’Ambiente) e per il momento gli rispondono picche.
Ceriscioli, ex sindaco di Pesaro, non solo vince con ampio margine, ma porta al successo il Pd nonostante il triplo carpiato del governatore uscente Spacca che – per 10 anni con il centrosinistra e ora sostenuto da Forza Italia e Area popolare – è riuscito ad arrivare quarto, dopo i Cinque Stelle e l’alleanza Fratelli d’Italia-Lega.
berlusconi mussolini caldoro
In Veneto viene poi azzerata qualsiasi resistenza di Alessandra Moretti con Luca Zaia che praticamente doppia l’ex europarlamentare: il leghista mette insieme il 47%, l’ex bersaniana resta al palo intorno al 22. Tosi è terzo, i Cinque Stelle a fatica arrivano in doppia cifra.
In una giornata nella quale, peraltro, il M5s veleggia in Liguria, Puglia, Marche e Campania, confermandosi secondo partito – in termini di voti assoluti – a livello nazionale e mettendo a segno per la prima volta un risultato convincente in un passaggio di elezioni amministrative (nelle quali invece di solito i grillini faticano non poco).
SALVINI
“E’ una giornata storica” esulta la candidata ligure Alice Salvatore (che gli exit poll avevano illuso mettendola in un testa a testa con Toti, poi smentito dai voti reali). “Un risultato esaltante” secondo il membro del direttorio Luigi Di Maio che lancia il movimento verso la conquista del governo nazionale: “Siamo pronti a sfidare Renzi”.
luigi di maio