Giancarlo Dotto per Dagospia
giancarlo dotto foto di bacco (2)
Sparacchiando nel mucchio la sua mediocre battuta (“La regina? Mi dispiace come mi sarebbe dispiaciuto per la morte di qualunque anziana signora”) il figlio più adulto di Vittorio Gassman ha fatto strike, tanti obiettivi centrati con un colpo solo: distinguersi da caimano nella gazzarra opaca dei coccodrilli, spazzare via ogni dubbio residuo sull’eventuale perditempo che ancora s’interroga su quanto sia complicato essere figli di padri totemici, di che immane fatica sia guadagnarsi una briciola di fama all’ombra dei giganti, in questo caso giocando a fare l’iconoclasta di mezza calza.
alessandro gassmann
Ha, infine, con questo estro asinino voluto rievocare il concetto che la regina è nuda, sbaraccando con la levità di un quadrumane il fragile castello simbolico su cui si regge non solo un regno più o meno unito ma tutta l’umanità disunita del pianeta, pisciando su una Corona che l’anziana signora indossava con eleganza rara pur essendo un fardello di quasi un chilo e mezzo, e non importa che fossero perle e non spine, a raccattare esplicite o occulte invocazioni, dei miscredenti in prima linea.
A cosa si aggrappano i gusci umani, Alessandro incluso, se non a sovrane allucinazioni. Alessandro, così si chiama, avesse mai ascoltato i quattro minuti del discorso della Regina alla nazione mondo di due anni fa in occasione della pandemia, sarebbe forse annegato anche lui nel pastello celeste del suo abito, nei suoni ipnotici della sua parola e nel raggio non meno ipnotico della sua spilla di rubini. Tutti suoi sudditi per quattro minuti. Felici di esserlo.
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