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    PENSAVO FOSSE TUMORE E INVECE ERA… - DUE ANNI DI CHEMIOTERAPIA PER NULLA: LA CANTANTE MARISA SACCHETTO (SANREMO, CASTROCARO, TINTO BRASS) HA SCOPERTO DI NON AVERE IL CANCRO CHE LE AVEVANO DIAGNOSTICATO. UN CALVARIO DI PESANTI CURE E SOFFERENZE INUTILI. ORA HA PRESENTATO DENUNCIA E FATTO CAUSA CIVILE PER ESSERE RISARCITA


     
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    Roberta Polese per https://corrieredelveneto.corriere.it/

     

     

    marisa sacchetto marisa sacchetto

    Test, analisi e infine la diagnosi di un tumore che arriva come un ciclone a spazzare via progetti e certezze. E poi la chemioterapia, altre cure potenti e dolorose. Il tutto per arrivare due anni dopo a scoprire che il tumore non c’era e che le cure sono state del tutto inutili, oltre che nocive. Per questo motivo una donna di Piove di Sacco ha avviato una causa civile nei confronti dell’Usl euganea, e ha anche presentato una denuncia in procura. Il sostituto procuratore ha aperto un fascicolo per lesioni gravissime provocate da colpa medica, ma al momento non vi è alcun indagato.

     

    La protagonista di quello che potrebbe rivelarsi un caso di malasanità (il condizionale è d’obbligo in attesa dell’esito delle indagini) è Marisa Sacchetto, oggi 67enne. Il nome dovrebbe accendere la memoria di qualche appassionato di musica degli anni Settanta, perché Marisa Sacchetto per poco meno di vent’anni, dal ’68 al 1985 è stata una star: ha inciso dischi, ha partecipato a Sanremo, a Castrocaro, è stata sul palco di Canzonissima, ospite di Discoring negli anni Ottanta e poi attrice, con piccoli ruoli, in film di Tinto Brass e Sergio Bergonzelli. Protagonista delle cronache italiane dei tabloid come Tv sorrisi e canzoni,al fianco di Dori Ghezzi, e playmate della versione italiana di Playboy.

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    La carriera

    Classe 1952, Marisa Sacchetto sembrava proiettata in un luminoso futuro da star, visto che all’inizio della carriera si trovava sotto l’aura protettiva del padre di Mina, che insieme alla figlia aveva fondato un’etichetta discografica con cui la Sacchetto aveva pubblicato qualche disco. Dopo il profumo del successo respirato negli anni Settanta la parabola della bella e procace padovana ha cominciato a calare fino all’abbandono della scena a metà degli anni Ottanta dopo alcuni dischi che non hanno avuto successo.

     

    La vita le aveva riservato un altro destino e lei è tornata a Piove di Sacco a vivere una normale quotidianità. È stato durante alcuni controlli che è arrivata la notizia che tutti temono: «Signora qualcosa non va». Era il 2015, la diagnosi venne fatta all’ospedale di Piove di Sacco dove la ex cantante aveva fatto tutti i controlli, e sempre lì le era stata data la più terribile delle notizie.

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    La chemioterapia

    La donna è stata sottoposta alla chemioterapia con tutte le conseguenze del caso. Dopo qualche mese, la remissione completa. È stato durante un controllo avvenuto nel 2017 che un medico ha ipotizzato che quell’esame istologico che aveva prodotto la diagnosi infausta in realtà non presupponeva alcun tumore. Marisa Sacchetto a quel punto si è rivolta all’avvocato modenese Gabriele Messina che ha immediatamente incaricato un perito di esaminare i vetrini. L’esito della consulenza di parte è chiara: nel 2015 non vi era alcun tumore. Di conseguenza tutte le pesanti cure che la donna ha dovuto affrontare, e che l’hanno debilitata sia dal punto di vista fisico che psicologico, non erano necessarie.

     

    La causa risarcitoria

    Stando a quanto si apprende è stata avviata una causa risarcitoria nei confronti della Usl euganea ed è anche stata presentata una denuncia penale. Il pubblico ministero Marco Brusegan è stato incaricato di seguire il fascicolo nel quale, almeno per ora, non compare alcun nome. Il pubblico ministero ha incaricato il medico legale Antonello Cirnelli di analizzare la documentazione e stabilire se ci sia un nesso causale tra le cure subite e la grave prostrazione psicologica in cui la ex cantante si trova ora. Ma la prima cosa da stabilire è se veramente l’esame istologico, che è quel delicato procedimento attraverso il quale si toglie una parte di tessuto sospetto e lo si sottopone a un delicato processo di analisi, sia inequivocabilmente sbagliato.

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    Al momento infatti è solo il medico legale di parte ad essere tranchant su questo aspetto. Poi bisognerà vedere se le cure subite dalla donna siano la vera causa del suo malessere interiore, un fatto che sembra scontato ma che ai fini penali non lo è affatto. Su tutt’altro piano si gioca la causa civile che, accertata la responsabilità di un errore medico, può avanzare richieste risarcitorie per danni morali e psicologici non indifferenti. Vivere due anni sapendo di affrontare la morte ogni giorno è un peso che lascia segni indelebili.

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