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    QUANDO CRAXI DISSE A MITTERRAND: “TENETEVI VOI TONI NEGRI” – LA "DOTTRINA" SUL DIRITTO DI ASILO CHE HA PERMESSO A DECINE DI EX TERRORISTI DI RIFUGIARSI IN FRANCIA VENNE STRAVOLTA IN UN RECIPROCO GIOCO DI CONVENIENZE - L'INTELLIGHENZIA DE’ SINISTRA HA SEMPRE TIFATO PER GLI "ESULI" - QUANTI ERRI DE LUCA (E NEL CASO DI BATTISTI ANCHE ROBERTO SAVIANO) HANNO PROTETTO LA PARTE PEGGIORE DELL'ITALIA IN FRANCIA. MA ORA, FINALMENTE, IL SECCO "GRAZIE" DI DRAGHI A MACRON...


     
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    Mario Ajello per "il Messaggero"

     

    mitterrand craxi mitterrand craxi

    L' astrattezza dei presunti sapienti, la vacuità degli intellettuali italiani e francesi abituati a vedere idealismo nella criminalità di sinistra, è stato un ingrediente fondamentale nell' epopea dei terroristi ospitati a Parigi per decenni come perseguitati politici e vezzeggiati dalla crema della cultura o meglio dell' ignoranza militante.

     

    Ora il pluriomicida Cesare Battisti è in carcere in Italia, ma quando era Oltralpe il riverito saggista Bernard Henry Lévy - per non dire di Daniel Pennac o della giallista Fred Vargas o di Fanny Ardant o di Carla Bruni, di sua sorella attrice Valeria Bruni Tedeschi e di centinaia di altri intellò da rive gauche - ne parlava come di un partigiano minacciato dalla violenza vendicativa e «fascista» della giustizia italiana. Un sindaco socialista di Parigi mise Battisti persino sotto la «protezione» del consiglio comunale perché quei barbari del governo italiano si erano permessi di chiedere l' estradizione di un «pensatore illuminato».

    craxi craxi

     

    Una sorta di esodo della sinistra estrema italiana inseguita (ma svogliatamente) dalla nostra giustizia c' è stato in direzione Francia. Perché «questo Paese - parola di Franco Piperno, che è stato un rifugiato - è la seconda patria di ogni uomo libero». Fungeva da protezione per gente come lui, come Toni Negri, come la Petrella e gli altri appena arrestati, la cosiddetta dottrina Mitterrand sul diritto d' asilo. Si trattò soltanto di una dichiarazione del presidente francese, il 23 febbraio 1985, al termine di un colloquio con il premier italiano Bettino Craxi all' Eliseo.

     

    toni negri toni negri

    Da lì è nato un lungo equivoco, abilmente sfruttato dall' Italia e dalla Francia. Mitterrand aveva detto con estrema chiarezza che andava escluso dai benefici dell' asilo chi aveva compiuto atti di sangue. Ma il comportamento della République (fino all' estradizione nel 2002 del brigatista Persichetti condannato a 22 anni per l' assassinio del generale Giorgieri e all' arresto di Battisti nel 2004) è stato diverso. La tipica doppiezza di Mitterrand ha giovato ai rifugiati.

     

    L' uso improprio della dottrina Mitterrand fu tacitamento favorito dai governi italiani. Gilles Martinet, celebre ex ambasciatore francese in Italia, raccontò che Craxi stesso aveva chiesto a Mitterrand di tenersi Toni Negri ed evitarli il carcere. Meglio farli stare in Francia che averli da noi a fare danni: questo in fondo l' approccio di Bettino verso gli estremisti di sinistra. Verso i quali i nostri socialisti, anche in chiave anti-Pci, hanno avuto qualche debolezza.

     

    soares mitterrand craxi gonzales soares mitterrand craxi gonzales

    LE CONVENIENZE Per non dire delle infatuazioni modello Carlà. Quel mondo parigino dell' ignoranza militante tendeva a vedere nei terroristi e affini arrivati dall' Italia il capro espiatorio della nostra giustizia inquisitoriale e prevenuta contro le «idee ribelli» d' origine sessantottina. Una bufala, naturalmente, questo modo di vedere. Il fascino verso la figura del rivoluzionario fuggiasco è diventato così un sottogenere pseudo-letterario, a prescindere dalle colpe spesso molto gravi di cui si sono macchiati questi anti-eroi. Naturalmente nessuno crede alla Bruni quando dice: «Non sono mai intervenuta presso mio marito Sarkozy per favorire Battisti».

     

    craxi craxi

    Ma chissà. Quel che è certo è che la dottrina Mitterrand ha funzionato. Era già stata anticipata dallo smaliziatissimo presidente francese in un discorso del 1 febbraio 85 al Palais des Sports di Rennes: «Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi - così disse quel monarca repubblicano - quelle centinaia di uomini che sono venuti nel nostro Paese, in particolare dall' Italia, e che sono ormai fuori dal giro delle violenze».

     

    Una sottile, reciproca, convenienza, si è stabilita in questi decenni tra Italia e Francia. In realtà il nostro governo non chiedeva mai a quello di Parigi di restituire i latitanti. Soltanto De Mita lo fece con insistenza. Molto più tardi, nel 2001, il Guardasigilli del governo berlusconiano, il leghista Castelli, ha tentato di scardinare la dottrina Mitterrand, con un accordo con il collega Perben sulla chiusura definitiva della pratica dei rifugiati, in cui si pretendeva la restituzione di quelli condannati per omicidio (una dozzina di persone). Ma non se ne fece niente. Sarkozy non si è liberato dalla dottrina Mitterrand, al punto che Battisti, dopo essere scappato in Brasile, ha raccontato che 007 francesi avevano collaborato alla sua fuga.

    cesare battisti a parigi cesare battisti a parigi

     

    TRA PERDONISMO E RETORICA Un po' tutti, in questa storia italo-francese di ipocrisia e di malinteso concetto di libertà ridotta a macchietta (i libertari sarebbero gli assassini, libertaria anche la Francia che dà loro una patria, mentre da questa parte delle Alpi una sorta di regime liberticida costringeva i suoi poeti all' esodo), hanno contribuito a scriverla tra perdonismo, disumanità e retorica rivoluzionaria fuori tempo massimo. Quanti Erri De Luca (e nel caso di Battisti anche Roberto Saviano) hanno protetto la parte peggiore dell' Italia in Francia. Ma ora, finalmente, il secco «grazie» di Draghi a Macron.

    mario draghi emmanuel macron mario draghi emmanuel macron

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