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    È MORTO IL BELUGA BLOCCATO NELLA SENNA – IL CETACEO, CHE PER 5 GIORNI È RIMASTO INCASTRATO IN UNA CHIUSA DEL FIUME FRANCESE, NELLA NOTTE ERA STATO LIBERATO, SOLLEVATO CON UNA RETE AGGANCIATA A UNA GRU E PORTATO SU UNA CHIATTA PER LE CURE. MA POCHE ORE DOPO È MORTO – È STATA FATALE LA LUNGA ESPOSIZIONE ALL’ACQUA DOLCE E ALL’INQUINAMENTO DELLA SENNA 


     
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    Samuele Finetti per www.corriere.it

     

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    Una rete, tanto era bastato. Sollevata non da braccia umane ma da una gru: perché l’animale in questione non era uno dei numerosi lucci che popolano le acque della Senna, ma il beluga che dallo scorso martedì nuotava lungo il grande fiume francese e che da cinque giorni era bloccato in una chiusa di circa 125 metri per 25, settanta chilometri a nordovest di Parigi. Ma l'illusione di averlo salvato non è durata molto: non sono passate che poche ore e il cetaceo è morto.

     

    L'esemplare era stato estratto dall’acqua questa notte, in un’operazione coordinata dai vigili del fuoco, dai veterinari e dagli esperti di Sea Sheperd France. Proprio questi ultimi hanno poi spiegato su Twitter che si trattava di un esemplare di sesso maschile, lungo quattro metri e del peso di circa 800 chilogrammi, che era stato immediatamente sottoposto ad alcuni esami veterinari.

     

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    Inizialmente non erano stati riscontrati segni di alcuna malattia infettiva, ma i biologi non riuscivano a chiarire perché non avesse mai mangiato il pesce che gli era stato gettato vicino dopo che le prime osservazioni ne avevano mostrato lo stato di dimagrimento. Da qui la decisione dei biologi di somministrargli un cocktail di vitamine.

     

    Dopo il salvataggio, il beluga doveva essere trasportato a Nord, in una vasca di acqua salata nella città di Ouistreham, in Normandia, a bordo di un camion refrigerato che era già stato preparato per il delicato trasferimento. Ma alla fine la lunga esposizione all’acqua dolce e all’inquinamento della Senna è stata fatale. Domenica la presidente di Sea Shepard France, Lamya Essemlali, aveva ammesso che c'erano «poche speranze» di salvarlo se non entro 24-48 ore.

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    A maggio, un'orca era morta proprio nella Senna perché denutrita. Ora agli esperti non resta che domandarsi come un beluga si sia potuto ritrovare nell'entroterra francese, a 3.000 chilometri dal suo habitat più vicino (le isole Svalbard, in Norvegia). L’osservatorio francese Pelagis, specializzato in cetacei, ha sottolineato che si tratta del quarto caso di un esemplare della specie avvistato in Europa a queste latitudini: nel 1948, un beluga era finito nelle reti di un pescatore lungo la Loira; nel 1966, un altro era comparso nel Reno tedesco; e infine, nel 2018, un esemplare era salito in superficie nella foce del Tamigi.

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