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    È POSSIBILE CHE GLI STATI UNITI SIANO IN RECESSIONE? NE È CONVINTO L’ECONOMISTA E GARY SHILLING, CHE HA NOTATO UN LIEVE RALLENTAMENTO DI ALCUNI DATI CHE POTREBBERO RIVELARSI PREMONITORI: DALLA DIMINUZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE ALL'INVERSIONE DELLE CURVE DEI RENDIMENTI - VA CONTRO LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ECONOMISTI CHE INVECE VEDE L'ECONOMIA USA ANCORA IN OTTIMA SALUTE


     
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    Gli economisti prevedono una recessione negli Usa per l'anno prossimo, ma alcuni ritengono che il rallentamento sia già iniziato.

     

    Gary Shilling, un economista e analista finanziario, la mente che ha previsto diverse recessioni negli ultimi 40 anni, pensa che gli Stati Uniti siano entrati in lieve recessione: «Penso che probabilmente siamo già in una fase di recessione, ma penso che sarà probabilmente una faccenda ''tollerabile'', il che significa che il PIL reale diminuirà dell'1,5% al 2%, non del 3,5% al 4% come in altre gravi recessioni. Probabilmente le azioni non crolleranno».

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    La sua opinione va contro la stragrande maggioranza degli economisti che si aspettano che l'economia cresca dal 2% al 2,5% quest'anno dopo una crescita di circa il 3% nell'anno scorso e nel primo trimestre.

     

    Ma i punti su cui si basa la teoria di Shilling sono: la diminuzione della produzione industriale, conseguenza delle politiche economiche dell’amministrazione Trump e dei rapporti con la Cina; una crescita debole dell’occupazione a maggio con soli 75mila posti di lavoro in più, unita alla revisione al ribasso  delle stime sul mercato del lavoro dei mesi precedenti; il grafico delle probabilità di recessione della Federal Reserve Bank di New York, mostra una possibilità di circa 30% di rallentamento nei prossimi 12 mesi, rispetto a circa il 10% calcolato all'inizio di quest'anno.  

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    E poi ovviamente c'è la famigerata inversione della curva dei rendimenti, che ha mostrato come i bond del Tesoro a 3 mesi hanno recentemente superato i titoli decennali. L’inversione in passato ha fatto da prologo una recessione, ma con due anni di anticipo; infine, i principali indicatori economici dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) che sono diminuiti rispetto allo scorso anno. Shilling, inoltre, osserva anche che i tassi di interesse dei mutui sono in calo, rafforzando le vendite di case negli ultimi mesi.

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    Jim O'Sullivan, della High Frequency Economics, concorda sul fatto che la caduta della produzione industriale è preoccupante. Ma anche se la crescita dell'occupazione è rallentata in modo sostanziale rispetto allo scorso anno, per lui si tratta comunque di un andamento normale, sottolineando che in genere è un netto calo dell’occupazione a prefigurare una recessione.

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    O'Sullivan osserva che le richieste di sussidi di disoccupazione - indicatore dei licenziamenti e forse l’indicatore in tempo reale più affidabile di una recessione – sono rimasti vicini ai minimi storici negli ultimi 40 anni.

     

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    Il National Bureau of Economic Research indica che si può parlare di una recessione quando si verifica un crollo sincronizzato dei dati legati alla produzione industriale, all'occupazione, alle vendite al dettaglio e al reddito personale. Notando che il solo dato allarmante è quello sulla produzione industriale O'Sullivan ha aggiunto: «Una valutazione realistica delle prove è che non siamo attualmente in recessione. Eppure c'è chiaramente un rallentamento nell'economia. In genere non le chiamano recessioni fino a quando non iniziano».

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