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    LA VERA STORIA DI SHARON TATE - LA CARNEFICINA CHE SCONVOLSE IL MONDO DI HOLLYWOOD - IL NUOVO FILM DI TARANTINO E' IL "VIALE DEL TRAMONTO" DEGLI ANNI '60, DAL "PEACE & LOVE" ALLA VIOLENZA SENZA CAUSA, SATANISMO E ORGE, CON FESTINI A BASE DI DROGHE DI OGNI TIPO - L'EPILOGO E' LA MOGLIE INCINTA DI ROMAN POLANSKI TRUCIDATA DALLA "FAMILY" DI MANSON - MARCO GIUSTI RACCONTA PERIPEZIE AMORI E SCOPATE DI SHARON TATE, TAMPINATA DAL SUO “PRODUTTORE E AMANTE” MARTIN RANSOHOFF. MA IL MOVENTE DELLA STRAGE RESTA ANCORA UN MISTERO: SATANISMO DI HIPPIES PAZZI O GELOSIA? - VIDEO STRACULT: POLANSKI E SHARON INCONTRANO FELLINI SUL SET DEL "SATYRICON"


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD

    Mentre pubblico e critici si dividono su Once Upon a Time… in Hollywood, l’ultimo film di Quentin Tarantino, che da noi, ahimé, uscirà solo il 18 settembre, ci è venuta la curiosità di saperne di più sui personaggi reali della storia. A cominciare da Sharon Tate e dal suo amico ed ex fidanzato Jay Sebrig. O sul gruppo di hippies pazzi della famiglia Manson che la notte dell’8 agosto si presentarono armati di pistole e coltelli nella villa di Bel Air in quel di Cielo Drive.

     

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    Tarantino, maniaco e feticista come è, ha ricostruito tutto alla perfezione. Perfino la musica che ascoltava Sharon Tate nella sua villa, dai dischi di Paul Revere and the Raiders a quelli dei Mamas and Papas, le macchine che aveva, i vestiti. E sparge non pochi elementi interessanti per i cultori della storia, come vediamo durante la festa di Playboy dove ritroviamo Steve McQueen e Michelle Phillips con Mama Cass.

     

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    Detto questo mi sono fatto andato a fare un giretto nel passato, sfruttando la biografia di Ed Sanders del 2016, dove a parlare è soprattutto la sorella di Sharon, Debra, e un libro di culto assoluto, “La vera storia di Sharon Tate”, scritto nel 1985 da un attore di spaghetti western specializzato in ruoli di cattivo, il biondo Federico Boido in arte Rick Boyd, che sarebbe piaciuto da morire a Quentin, ma che dubito abbia mai letto. Anche perché Rick è morto da qualche anno e non sapeva distinguere sempre la verità dalla fantasia.

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    Il suo libro, però, che mette in pessima luce il produttore e scopritore di Sharon Tate, Martin Ransohoff, mai nominato da Tarantino, è documentatissimo. A cominciare dalla storia italiana di Sharon Tate, che lui ha incontrato da ragazzina. Perché era nata sì nel 1943 a Dallas in Texas, ma era vissuta per ben tre anni in Italia, nella base militare americana di Verona, seguendo il padre Paul che era ufficiale. Al punto che oltre agli studi fatti in Italia, al Vicenza American High School, Sharon Tate fa anche il suo esordio al cinema in Italia.

     

    Un piccolissimo ruolo in Barabba di Richard Fleischer, girato a Verona. Lì sembra che Jack Palance le avesse indicato la strada da prendere nel cinema. La stessa cosa sembra che le abbiano detto anche Richard Beymer e Susan Strasberg sul set di un altro film girato a Verona, Le avventure di un giovane diretto da Martin Ritt. Sharon dovrebbe fare una particina anche lì, la “burlesque queen”, ma nessuno l’ha mai identificata. Sarà Richard Beymer a trovarle anche un agente cinematografico a Los Angeles.

     

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    Dal libro di Sanders viene fuori invece una storia più brutta che riguarda la ragazza in Italia, che venne violentata da un soldato americano quando aveva 17 anni. Una violenza che la fragilizzò psicologicamente non poco. Ma tutta la sua vita è piena di uomini o violenti o che vogliono decidere per lei. Tornata comunque in America col padre e la madre, che si stabiliscono a San Pedro, vicino a Los Angeles, pensa da subito al cinema e alla tv.

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    Bellissima, si fidanza con un giovane attore francese che era stato messo sotto contratto a Hollywood, Phippe Forquet, che stava girando a Hollywood Prendila è mia con James Stewart. Forquet, scrive nel suo libro Ed Sanders, è violento e finì per mandarla all’ospedale. Poco dopo la scopre il potente e rampante produttore Martin Ransohoff, titolare della Filmways che produce serie e film per la Metro Goldwyn Mayer. Le giura che farà di lei una stella di prima grandezza.

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    E le propone un contratto di sette anni con lui che prevede tre anni di preparazione. A patto, però, che lei chiuda la relazione con Philippe Forquet. Lei accetta e finisce stellina della serie della Filmways e della Metro. Ransohoff la piazza subito in tv, prima in Mister Ed-Il mulo parlante, tre episodi, poi in The Beverly Hillbillies, 15 episodi tra il 1963 e il 1965, ma ottiene anche un piccolo ruolo in The Americanization of Emily di Arthur Hiller, un altro, sembra, in The Sandpipers di Vincente Minnelli con Richard Burton e Liz Taylor, un episodio di The Man From U.N.C.L.E. Potrebbe avere un ruolo maggiore, quello di Christian, in Cincinnati Kid, il film prodotto da Ransohoff con Steve McQueen protagonista e Sam Peckinpah regista.

     

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    Ma Ransohoff litiga con Peckinpah per una scena di una ragazza nuda con un vibratore, che il regista non vuole girare, e lo caccia dopo quattro giorni di riprese. Poi toglie a Sharon Tate la parte e la dà a Tuesday Weld. Aveva una storia con lei? Più che possibile.

     

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    Spesso i produttori, non solo americani, si comportavano così con le giovani attrici. Del resto la carriera di Sharon era nelle sue mani. Sarà lui infatti a decidere il suo vero esordio nel cinema. “Mister Ransohoff”, dice la stessa attrice nelle interviste del tempo, “non vuole che il pubblico mi veda finché non sono pronta”.

     

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    A dirci la verità sono Harold e Maxine Leighton, una coppia di celebri parrucchieri londinesi che la seguirono per tutta la sua carriera cinematografica, e la conobbero a Londra accompagnata proprio dal suo “produttor e amante” Martin Ransohoff. Che subito chiese: “ Voglio che Sharon venga qui ogni volta che ha bisogno di nuovi vestiti. Ho sentito così tanto del tuo aspetto e del tuo gusto Maxine, quindi per favore, dalle tutto ciò che scegli, indipendentemente dal costo.'

     

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    Il primo vero film, con tanto di scritta sui titoli “and introducing…”, è un horror, sempre prodotto da lui, Cerimonia per un delitto (Eye of a Devil), un film iniziato a girare tra Francia e Inghilterra nel 1965 da Sidney J. Furie, che venne cacciato da Ransohoff e sostituito con Michael Anderson. Infine subentrò un terzo regista, J. Lee Thompson. Il cast prevedeva David Niven, Kim Novak e i giovani Sharon Tate e David Hemmings. Ma Kim Novak, che sul set ebbe una storiella con il giovane David Hemmings, cade da cavallo e il violento Ransohoff, che la aveva sotto contratto per tre anni, la caccia a film quasi finito, sostituendola con Deborah Kerr che rigira tutte le sue scene.

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    Il film uscirà solo nel 1967, quando David Hemmings è diventato una star grazie al ruolo da protagonista in Blow Up di Michelangelo Antonioni, girato però dopo e Sharon Tate è già una piccola star.

     

    Nel frattempo Sharon invece viene spedita di peso da Ransohoff a Malibu nell’estate del 1966 per girare Piano, piano non t’agitare (Don’t Make Waves), divertente commedia californiana diretta da Alexander Mackendrick con Tony Curtis e Claudia Cardinale. Lei deve sostituire Julie Newmar per il ruolo di Malibu, vera anima della spiaggia, tra bagnini, surfisti e ragazze di ogni tipo.

     

     

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    Nel film c’è anche il Maciste Reg Lewis. Il personaggio di Sharon funzionò al punto che venne fatta dalla Mattel una Malibu Barbie ispirata a lei. Nel 1966 esce anche su “Playboy” la Tate Gallery, una serie di foto di Sharon Tate a seno nudo.

     

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    Ransohoff la sta facendo uscire alla grande. Ma, sentimentalmente, lei lo tradisce legandosi prima a Steve McQueen, poi a Jay Sebrig, più grande di lei di undici anni, già attore e soprattutto il top dei parrucchieri di Hollywood. Jay, che morirà quella tragica notte dell’8 agosto assieme alla ricchissima ventiseienne Abigail Folger, all’amico di Polanski Voytek Frykowski e al diciannovenne Steve Parent, è una vera e propria celebrità a Hollywood. Fa i capelli a Frank Sinatra, Peter Lawford, George Peppard, Paul Newman, Steve McQueen.

     

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    Disegna anche il ciuffo a Jim Morrison dei Doors. Ogni settimana, ovunque si trovino, le sue star, un uomo di Sebrig parte da Hollywood e va a rimettere a posto il toupé di Sinatra o il ciuffo a Peppard. Simpatico, aitante, allegro, Jay verrà “interpretato” e omaggiato al cinema da Warren Beatty in Shampoo di Hal Hasby, che uscirà quando lui è purtroppo morto.

     

    Quando si mette con Sharon ha da poco comprato la villa maledetta di Jean Harlow, quello dove nel 1932 si era ucciso con una pallottola in testa il suo uomo, Paul Bern. Con Jay è una storia seria, anche se, ricorda la sorella Debra, lui non ha nessuna intenzione di sposarla.

     

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    Per cercare di farle lasciare il parrucchiere, Ransohoff, possessivo, la spedisce in Inghilterra nell’estate del 1966 nell’horror che deve girare per lui il giovane genio del cinema europeo Roman Polanski, Per favore non mordermi sul collo. Prenderà il posto di Jill St. John, la prima scelta di Polanski, come Sarah, la bella figlia del locandiere.

     

    Ransohoff non può sapere che in quel set Sharon Tate e Roman Polanski si innamoreranno perdutamente e che, in tutti i suoi obituaries cinquant’anni più tardi, verrà ricordato come l’uomo che ha fatto conoscere Sharon Tate a Roman Polanski. Lei lascerà Jay, che le rimarrà buon amico, e Polanski finirà addirittura per sposarla.

     

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    Nel libro di Sanders, la storia fra Sharon Tate e Roman Polanski non è però così idilliaca. Anche lui ha idea di modellarla, di cambiarla. Sul set del loro film, le fa girare una scena ben 70 volte. La introduce alle droghe, certo. Gli dice come vestirsi, come muoversi, chi frequentare. E’ una specie di padre-padrone. Lei è fragilissima nelle sue mani, come lo è nelle mani di Ransohoff. Per la sua amica del cuore Joanna Pettet, anche lei omaggiata nel film di Tarantino, “Polanski aveva in mano la sua intera vita fin da quando si incontrarono”. Lui è per l’amore libero, ad esempio.

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    Del resto siamo in pieno '68. Come risposta alla relazione fra Polanski e Sharon, il produttore Ransohoff massacra il film nella sua edizione americana, venti minuti di tagli, una storia diventata incomprensibile, un titolo diverso da quello inglese, i due protagonisti addirittura doppiati. E Polanski perde la possibilità di fare un nuovo film con la MGM. Anche Sharon rompe il contratto con Ransohoff e si lega alla Fox. 

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    SHARON TATE SHARON TATE

    Da febbraio a maggio del 1967, infatti, Sharon Tate gira per la Fox il film che le darà un immediato successo, La valle delle bambole, diretto per la Fox da Mark Robson e tratto dal best seller di Jacqueline Susann. Il ruolo che Sharon Tate riesce a avere, battendo rivali come Raquel Welch e Julie Christie, è quello di Jennifer North. Per l’occasione avrà il terzo nome in cartellone dopo Patty Duke e Barbara Parkins.

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    Il film ha non pochi problemi di lavorazione, a cominciare dal disastro di Judy Garland, scritturata, ma sempre ubriaca sul set, al punto che viene subito rimpiazzata da Susan Hayward. Il finale del romanzo viene completamente stravolto dalla Fox che vuole un happy ending. A nessuno piacerà il film, ma per Sharon Tate è il vero lancio.

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    A gennaio del 1968, a un mese dalla prima londinese di Per favore non mordermi sul collo, si celebrano a Londra le nozze tra Sharon Tate e Roman Polanski. E’ un vero evento mondano che Polanski domina completamente. E loro sono la coppia più glamour del momento.

     

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    Li troviamo anche a Roma nell’estate del 1968. “Non avevo mai visto una donna così bella”, scriverà di Sharon Costanzo Costantini che li incontra  addirittura al party di Citto Maselli a Piazza del Popolo. La coppia va anche a trovare Federico Fellini sul set del Satyricon, come vediamo documentato nel film di Gideon Bachman Ciao, Federico! In questo dietro le scene del Satyricon Sharon Tate e Roman Polanski sono identici a come li ricostruisce nel suo film Tarantino.

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    Una coppia di successo e alla moda. Lei ha la minigonna cortissima e gli stivali, evidentemente come vuole Polanski, lui è vestito con la giacchetta tipica. Se Fellini è un genio riconosciuto al suo primo film in inglese, Polanski è il genio che l’America ha appena importato per girare qualcosa di completamente diverso dai filmetti di Hollywood.

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    I tempi stanno velocemente cambiando. Lo dimostrerà Rosemary’s Baby, il film prodotto dalla Paramount, interamente girato a New York che Polanski gira proprio in quel 1968, facendolo uscire a fine anno in America e in una superglamour prima londinese nel gennaio del 1969. Dovendo vivere tra Londra e Los Angeles, la coppia Polanski-Tate affitta la villa di Patty Duke a Summit Ridge Drive.

     

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    Nel luglio del 1968, metre Polanski è ancora alle prese con Rosemary’s Baby, Sharon gira con Dean Martin per la Fox un nuovo episodio della serie spionistica parodistica Matt Helm, The Wrecking Crew, intitolata da noi Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm. Un titolo italiano terribile che ha fatto ridere come un matto Tarantino durante la conferenza stampa a Roma. Per il personaggio che deve interpretare, Freya Carlson, Sharon prende davvero lezioni di karaté, come si vede nel film di Tarantino, da Bruce Lee, allora noto solo come il Kato della tv.

     

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    Per quello compare brevemente per la prima volta anche Chuck Norris. Il film esce i primi mesi del 1969, come ci mostra Tarantino portando Sharon a vederlo in sala a Los Angeles l’8 febbraio. E è pure vero che Sharon comprò per Polanski una copia del Tess d’Urberville di Thomas Hardy per regalarla a Polanski con l’idea di fargli fare un film. Matt Helm, rimasto in sala ben dopo l’omicidio di Sharon, disturberà a tal punto Dean Martin, si dice, da fargli abbondare per sempre la serie e il sequel che era stato annunciato, The Ravagers.

     

     

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    In una foto dell’estate del 1969 postata recentemente su twitter da Mia Farrow, vediamo proprio Dean Martin sorridente in mezzo a loro due, incinte. La Farrow ricorda l’amica come “dolce, generosa e gentile come solo una bella persona può essere”. Saranno sedute insieme anche alla prima di Rosemary’s Baby, fra Peter Sellers e Iain Quarrier, allora fidanzato della Farrow.

     

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    Nel marzo del 1969 troviamo Sharon Tate già incinta di tre mesi tra Italia, Inghilterra e Svizzera sul set di quello che sarà il suo ultimo film, Una su tredici o 13, diretto da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani. Nelle interviste italiane, lei scherza sul titolo, che vede più come metà dei suoi anni, 26 (13+13), che come numero che porta sfortuna. Del resto si chiamava 13 in un primo tempo anche l’horror che aveva girato un paio d’anni prima. Terry-Thomas, che recita con lei, la descrive nel suo libro di memorie come una ragazza bella, intelligente, graziosa. E dalla recitazione assolutamente naturale, visto che non aveva fatto alcuna scuola.

     

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    Dal film, che uscirà postumo e gelerà il pubblico di tutto il mondo, sembra che sia stata tolta l’ultima inquadratura con la faccia di Vittorio Gassman che assomigliava troppo a quella di Charles Manson. Sharon termina il film nel luglio 1969, mentre Polanski è ancora a Londra a discutere di un nuovo film, probabilmente I pirati, che girerà molti anni dopo. Lei lo aspetterà nella nuova villa che hanno affittato a Los Angeles, quella 100050 Cielo Drive. Ma il fatto che non si vedano così spesso insieme, malgrado la nascita di un bambino qualche dubbio ce lo pone.

     

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    Ovviamente Tarantino non dice niente di questo, non vuole certo fare gossip. Nella sua introduzione al libro di Debra Tate sulla sorella uscito cinque anni fa, Sharon Tate Recollaction, Polanski, oltre a ricordarci che in qualche modo, le resterà per sempre fedele, ci ricorda che "a quei tempi, lei non era solo l'amore della mia vita, era l'amore della vita di tutti. (..) Era più che sbalorditiva. Non era la stellina ingenua o stupida o piena di cliché. Ciò che mi ha colpito di più di lei, a parte la sua eccezionale bellezza, è stato il tipo di radiosità che scaturisce da una natura gentile e gentile.” E ammette quanto fosse complesso stare insieme a lui.

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    “Vivere con me è stata la prova della sua pazienza, perché essere vicino a me deve essere stato un calvario”. E seguita: “Non ha mai avuto un brutto carattere, non è mai stata lunatica. Le piaceva essere una moglie. La stampa e il pubblico conoscevano la sua bellezza fisica, ma aveva anche un'anima bellissima, e questo è qualcosa che solo le sue amiche conoscevano."

    jay sebring e sharon tate jay sebring e sharon tate

     

    Eppure dal libro di Sanders, che ha ascoltato le voci della sorella Debra e di Joanna Pettet, ci viene qualche indiscrezione. Sharon vuole il figlio, anche se Polanski le ha chiesto di abortire. Lei si rifiuta e lui si allontana. Si vede con Michelle Phillips, la bellissima cantante dei Mamas and Papas, che poi si legherà a Dennis Hopper, lasciando Sharon ai suoi ex fidanzati.

     

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    Non a caso, alla cena a El Coyote dell’8 agosto, che vediamo documentata nel film di Tarantino, non c’è solo Jay Sebrig, ma anche Steve McQueen. E solo per un soffio Steve McQueen, racconta la vedova dell’attore, evitò il massacro, visto che seguì una sconosciuta ragazza nella notte preferendola alla serata a Cielo Drive.

     

    E’ lì che arriveranno nella notte dell’8 agosto i balordi della famiglia Manson. Dal massacro

    si salverà solo William Garrelson, 19 anni, il guardiano della villa, che si è chiuso nella sua stanza a sentire dischi, i Doors e Mama Cass, e a farsi pesantemente. In un primo tempo verrà anche brevemente incriminato. E si salvano i tanti animali della villa, un terrier, due mastini, un gattino, tutti raccolti da Tarantino nel personaggio del mastino di Brad Pitt, Brandy.

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    Il primo a morire è un ragazzo, Steven Parent, 19 anni, amico di Garrelson, che si trovava lì casualmente. Stava cercando di uscire dalla villa con la sua macchina. Viene seccato con quattro colpi di pistola.

     

    Poi vengono trovati sul prato, davanti alla villa, Wojciech “Voytek” Frykowski e Abigail Folger. Probabilmente hanno cercato di scappare. Lui è un amico di Polanski di vecchia data strafatto come pochi. Fa uso abituale di cocaina, mescalina, LSD. Quella notte è pieno di MDA. Non ha nessun tipo di rendita o di lavoro. Abigail Folger, 26 anni, è la figlia del re del caffè Peter Folger. Ricchissima, non sa neanche perché si è messa con Frykowski. Lui la sfrutta pesantemente.

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    Ora litigano sempre e lei lo vuole mollare definitivamente. Quella sera lei ha addirittura chiamato la mamma dicendole che ha prenotato un aereo per la mattina dopo e tornare a San Francisco. Non ne può più di lui.

     

    Sharon, che non vuole vivere da sola nella villa, li ha chiamati per avere compagnia nell’attesa del ritorno di Polanski. Lui è andato in Europa a prendere un David di Donatello in Italia per Rosemary’s Baby e poi a parlare del suo nuovo film a Londra. Ma perde tempo da mesi. Il loro bambino nascerà a fine agosto. Jay Sebrig è ormai un amico di famiglia per Sharon. Secondo Debra Tate, Jay non aveva mai smesso di pensare alla sorella e aspettava solo che Polanski facesse uno sbaglio per rimettersi con lei.

     

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    La morte li unirà pesantemente. Visto che i loro cadaveri vengono vengono trovati uniti da una corda legata al collo che era stata fatta passare da un trave del soffitto. Sui loro corpi sono stati inferti decine e decine di pugnalate. Una carneficina.

     

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    Quando la mattina dopo Winifred Chapman, la guardiana della villa, apre i cancelli si trova di fronte a uno spettacolo orrendo. Sangue e cadaveri ovunque. Gli assassini hanno scritto Pig col sangue sul portone di casa. La bandiera americana è stesa sul divano della villa come alla fine di Hateful Eight. Sarà lei a chiamare la polizia e a dare l’allarme. Sarà lo stesso padre di Sharon a togliere il sangue della figlia dalla villa.

    Polanski viene avvertito dell’accaduto al telefono, durante una festa a Londra a casa di un produttore.

     

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    Il delitto sconvolge il mondo di Hollywood. E subito si collegano le atmosfere dell’ultimo film di Polanski al delitto. Si parla da subito di delitto rituale, di satanismo, ma anche di orge, di festini a base di droghe di ogni tipo. E di una Hollywood che trema, con gli attori impauriti nelle loro ville dorate. Come se non bastasse, la polizia deve risolvere il caso di un omicidio di qualche sera prima, il 31 luglio, quello del musicista Gary Hinman, ucciso nello stesso identico modo. Per non parlare dell’omicidio dei coniugi Labianca, uccisi invece la sera dopo, il 9 agosto, nel loro ranch.

     

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    Polanski, tornato a Hollywood, ci tiene a far sapere che Sharon era pulita. Non fumava e non beveva. Era all’ottavo mese di gravidanza, aveva appena fatto dipingere la stanza del bambino che doveva nascere alla fine di agosto. Ma non tutti ci credono e la figura del suo amico Voytek Frikowski non è pulitissima. Si parla di traffico di droga col Canada, di partite di cocaina.

     

    Il mondo di Hollywood reagisce in modo singolare. Un gruppo di amici della coppia, Peter Sellers, Yul Brynner, Warren Beatty, mette una taglia sugli assassini, 15 mila dollari. Chi sa qualsiasi cosa, parli. I funerali si svolgono il 20 agosto. Partecipa tutto il mondo di Hollywood, da Yul Brynner a James Coburn, da Warren Beatty a Peter Sellers.

     

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    Si fanno parecchie ipotesi. Truman Capote, l’autore di “A sangue freddo”, ha la tesi più vicina alla realtà, quella di un assassino paranoico, che esclude piste di orge e di droghe. Ma non arriva a pensare che possa essere un intero gruppo di spostati, di hippies satanisti dominati da Charles Manson. Il padre di Sharon si traveste da hippy e cerca di risolvere il caso.

     

    Nell’ottobre del 1969, viene alla luce la verità. La racconta distrattamente certa Susan Atkins, hippy della Famiglia Manson già nel Bahn Ranch, a una compagna di cella. Alla fine, ma siamo già al 6 dicembre 1969, vengono fatti i nomi degli assassini di Sharon Tate e dei suoi amici. Sono Charles Tex Watts, 24 anni, Linda Kasabian, 20 anni, e Patricia Kerwinkel, 22 anni. Oltre a Susan Atkins e a Charles Manson che ha ordinato il massacro. Erano armati di coltelli e di una pistola. Sui giornali italiani si legge “Streghe hippies uccisero Sharon Tate”. Tex Watts entrò davvero nella villa armato di pistola e disse “Io sono il diavolo. Sono qui per compiere la sua opera”.

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    Ma il movente? Una pista su cui lavorare è quella dell’odio che Manson covava per Terry Melcher, il figlio di Doris Day e produttore dei Beach Boys che avrebbe dovuto aiutarlo col suo disco e non lo aiutò. Anche nel film di Tarantino vediamo gli hippies che vanno alla ricerca di Terry Melcher. Non sanno però che ha lasciato la casa e ora ci abitano Roman Polanski e Sharon Tate. Manson però sembra che abbia ordinato di uccidere lo stesso tutti quelli che abitano nella sua villa.

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    Come ordinò la morte di Gary Hinman, il discografico che non lo aiutò per il suo disco. I Labianca sono stati uccisi per non perdere la forza omicida. L’abitudine… Mettiamoci anche il suo folle piano razzista. Di incolpare cioè dei delitti i neri, in modo da scatenare il mondo bianco contro di loro. Mah…

     

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    La villa di Cielo Drive verrà demolita nel 1994, ma Trent Raznor dei Nine Inch Nails porterà via la porta maledetta, quella della scritta PIG, per metterla nel suo studio di registrazione in Louisiana.

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