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    DEDICATO AL MINISTRO POLETTI - CON VALERIA SOLESIN UCCISA AL BATACLAN E IL RICERCATORE GIULIO REGENI TORTURATO A MORTE IN EGITTO, FABRIZIA UCCISA A BERLINO E’ IL VOLTO DELL’ITALIA CHE SI METTE IN GIOCO LONTANO DA CASA: LA LORO SCELTA E’ IL CONTRARIO ESATTO DI UNA FUGA. PER QUESTO LA FRASE DI POLETTI SUONA QUANTO MAI INFELICE E VERGOGNOSA


     
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    Niccolo’ Zancan per la Stampa

     

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    Il futuro non è il posto dove vai, ma quello che sogni e immagini. Questa frase era piaciuta molto a Fabrizia Di Lorenzo, l' aveva pubblicata sui suoi social network, ed aveva ragione. È esattamente di questo che si parla: di sogni, di possibilità, di passione. Sono ragazze e ragazzi del mondo. Figli di una patria grande, cercatori di futuro. La loro scelta è il contrario esatto di una fuga. Si assumono responsabilità. Si mettono in gioco. Lottano e soffrono di nostalgie.

     

    Da Berlino, Fabrizia Di Lorenzo leggeva tutto sull' assassinio di Giulio Regeni, citava il filosofo Bauman per sostenere che non si dovesse confondere immigrazione e terrorismo. E sì, certo se n' era andata dall' Italia dei dinosauri, quella dove niente cambia. Una citazione della Meglio gioventù.

     

    Ci accorgiamo di loro sempre troppo tardi, quando sbucano dietro la curva nera dell' ennesima tragedia. La studentessa Valeria Solesin, uccisa al Bataclan di Parigi da un commando dell' Isis. Il ricercatore Giulio Regeni, torturato a morte - è l' accusa - da membri della sicurezza egiziani, che avevano scambiato un ragazzo mite e serissimo chissà per chi. Fabrizia di Lorenzo, 31 anni, da Sulmona alla città più cosmopolita d' Europa. Ieri è arrivata la conferma ufficiale del ministro degli Esteri Angelino Alfano: è morta travolta dal Tir guidato da un terrorista al mercato di Natale di Breitscheidplatz.

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    Stava partecipando a un rito molto tedesco, come chi sa vivere davvero le città degli altri e vuole farle sue: vin brulé, würstel e mostarda, stare insieme scaldandosi nel gelo. E intanto comprava piccoli regali che avrebbe portato alla sua famiglia per le feste. Liceo linguistico a Sulmona, laurea triennale alla Sapienza di Roma in Mediazione linguistico-culturale, Magistrale all' Alma Mater di Bologna in Relazioni internazionali, master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica. Da tre anni viveva a Berlino.

     

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    Stava lavorando come impiegata all' azienda di trasporti e logistica 4Flow assieme ad altri 350 dipendenti, perché non sempre studio e lavoro combaciano. Anzi. L' Italia ricorda Fabrizia Di Lorenzo, cittadina esemplare uccisa dai terroristi, ha scritto in un tweet il premier Paolo Gentiloni.

     

    Il terrore non ha pietà, non chiede, sbrana. Ti fa a pezzi e ti porta via un pezzo della tua famiglia, ha scritto su Facebook suo cugino Giulio Di Lorenzo.

     

    Giulio Regeni aveva 28 anni, Valeria Solesin la stessa età. Lui da Cambridge si era trasferito al Cairo per il suo lavoro da ricercatore, lei era iscritta all' Università di Parigi e sognava di avere un figlio. Dottoranda, studiava in particolare il modo in cui si articola il tempo per la famiglia e quello per il lavoro, la compatibilità e l' equilibrio tra il desiderio di figli e le intenzioni di fecondità, cercava di capire se fosse migliore il sistema francese o quello italiano.

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    Anche Fabrizia Di Lorenzo parlava di donne madri e di donne sole che lavorano. Parlava di stipendi. E di tutto quello che stava imparando: La parola permaloso in tedesco si traduce überempfindlich. Cioè super sensibile! Che bella questa lingua.

     

    Essere cosmopoliti è il contrario anche, soprattutto, di tradire le proprie radici. Tutti sognavano un ritorno, una festa, un abbraccio. Oggi la frase del ministro del Lavoro Giuliano Poletti suona quanto mai infelice.

     

    A proposito della fuga di cervelli, aveva detto che certi ragazzi sarebbe meglio non averli fra i piedi. Ogni volta ci accorgiamo che sono i migliori a partire. Quelli che hanno le spalle meno coperte e più coraggio, quelli che hanno più passione per andare a cercare i loro sogni. Figli del mondo, che non abbiamo saputo proteggere.

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