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    UN ALTRO AYLAN: UNA FOTO CHE COMMUOVE IL MONDO PER QUALCHE ORA, LO STESSO MONDO CHE POI RICOMINCIA A BOMBARDARE E NON SA GESTIRE IL FLUSSO DEI PROFUGHI - FELTRI: ''NEL 2011, NAPOLITANO E I SUOI LACCHÈ'' (ANCHE BERLUSCONI) ''APPOGGIARONO L’INTERVENTO IN LIBIA PER ABBATTERE GHEDDAFI E SPINGERE LE PRIMAVERE ARABE''


     
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    Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''

     

    OMRAN DAQNEESH OMRAN DAQNEESH

    Questa è una di quelle foto che feriscono il cuore e sono destinate a rimanere impresse nella memoria di tutti: un bimbo di cinque anni estratto dalle macerie di un edificio demolito dalle bombe sganciate sulla Siria in guerra da anni. Anche le persone più aride, se guardano l’istantanea che mostra crudamente il piccino appena salvato dai soccorritori, smarrito e pieno di paura, provano sentimenti di pietà e comprendono l’orrore della guerra.

     

    Davanti all’immagine che vi proponiamo è impossibile rimanere indifferenti e non riflettere. Non interessa sapere se il fanciullo che osserviamo sia figlio di nemici nostri o di amici: è un innocente che ha sofferto e che soffre per colpe non sue. Coloro che lo hanno ridotto così, come un uccellino scampato a una fucilata, farebbero bene a interrogarsi sulle tragedie che provocano con il proprio comportamento dissennato.

    SIRIA - LA BATTAGLIA DI ALEPPO SIRIA - LA BATTAGLIA DI ALEPPO

     

    Ma siamo certi che non lo faranno nella convinzione che la guerra sia la continuazione della politica con altri mezzi. Una frase che tende a giustificare (quasi fosse inevitabile) il ricorso alle armi per dirimere i contenziosi internazionali e persino quelli nazionali, i cosiddetti conflitti civili. Rammentate il piccino figlio di profughi trovato morto sulla spiaggia, il volto nella sabbia, il corpo rannicchiato? Chiunque fu colpito nell’anima da quello scatto che documentava la disperazione di popoli in fuga dalle barbarie belliche e dalla fame atavica di Paesi stremati.

    ELICOTTERO RUSSO ABBATTUTO IN SIRIA ELICOTTERO RUSSO ABBATTUTO IN SIRIA

     

    Una foto storica che determinò una svolta nell’opinione pubblica: la gente ne fu stordita e modificò il proprio atteggiamento nei confronti di una umanità talmente sfortunata da perdere la vita in mare nel tentativo andato male di raggiungere una terra lontana, che prometteva pace e benessere. Ecco. L’istantanea del bambino siriano appena strappato ai detriti susciterà in chi l’avrà vista i medesimi turbamenti. Qualsiasi madre e qualsiasi padre capirà che intendo dire.

     

    Ma non vorrei che la fotografia in questione diventasse presto strumento per alimentare la retorica falsamente buonista dei predicatori dell’accoglienza. I quali, mentre spalancano le porte a qualunque straniero arrivi da lontano - clandestini, farabutti, nullafacenti e potenziali terroristi - inneggiano appunto alla guerra. E premono affichè i cannoni tuonino per ristabilire un illusorio ordine in medio Oriente.

    Siria OBAMA E PUTIN Siria OBAMA E PUTIN

     

    All’inizio del decennio in corso, Napolitano e il suo seguito di lacchè appoggiarono l’intervento in Libia finalizzato ad abbattere il regime di Gheddafi e il medesimo rais. Perché? Per favorire le primavere arabe cui si attribuiva una forza innovativa di segno democratico che, invece, non avevano. Anzi. Inasprirono le tensioni e gli attriti sociali nell’intera area influenzata dall’Islam.

     

    Risultato, un pandemonio che perdura. Ora si è ricominciato con le guerre: ancora in Libia con la nostra complicità alla vaselina, in Irak dove sparacchiano da anni gli americani e in Siria dove fioccano ordigni da un lustro.

     

    SARKO GHEDDAFI SARKO GHEDDAFI

    E i guerrafondai sono gli stessi che poi fanno i pacifisti in patria, condannano le nazioni che brigano per chiudere i confini, si dichiarano pronti ad accogliere cani e porci, criticano Trump, sculacciano l’Inghilterra che ha optato per la Brexit, inorridiscono perché l’Austria vota a destra e l'Ungheria pure, e smoccolano contro ogni populismo.

     

    Salvo piangere sui bambini affogati in mare e su quelli sepolti dalle case crollate ad Aleppo. Questo atteggiamento merita un solo aggettivo: ipocrita. Maledetti, prima uccidono poi lacrimano sui cadaveri. E immediatamente dopo si rimettono a mitragliare.

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