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    “GEDI” E LA CARICA DEI 101 – È IL NUMERO DEGLI INDAGATI ELENCATI NEL DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO DI 38 MILIONI A DANNO DEL GRUPPO EDITORIALE DI “REPUBBLICA”, “STAMPA” E “ESPRESSO” - PER “MASSIMIZZARE I PROFITTI” LA SOCIETÀ HA MANDATO IN PENSIONE UN’OTTANTINA DI LAVORATORI, CON UN’ETÀ MEDIA DI 54 ANNI - I DE BENEDETTI, CHE NON RISULTANO INDAGATI, NON SAREBBERO, STATI MESSI A CONOSCENZA DEGLI ESCAMOTAGE ILLECITI CON CUI SAREBBERO STATI RAGGIUNTI GLI OBIETTIVI DA LORO PREFISSATI. E REALIZZATI DAI LORO MANAGER…


     
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    Giacomo Amadori per "la Verità"

     

    GEDI - IL DECRETO DI SEQUESTRO DEL GIP DI ROMA GEDI - IL DECRETO DI SEQUESTRO DEL GIP DI ROMA

    Il gruppo Gedi, editore della Repubblica, della Stampa e dell'Espresso, quando era guidato dai De Benedetti (sino a fine 2019, quando è stato ceduto alla Exor della famiglia Agnelli-Elkann), per «massimizzare i profitti», ha conquistato un record che fa impallidire quota 100: mandare in pensione un'ottantina di lavoratori con un'età media, a un primo conteggio, di 54 anni.

     

    Ex dipendenti finiti nel mirino del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e del pm Francesco Dall'Olio. Infatti nel decreto di sequestro preventivo, firmato il 9 dicembre dal gip di Roma Andrea Fanelli, sono elencati ben 101 indagati (due nel frattempo sono deceduti), tra presunti prepensionati a sbafo (80, compresi 16 dirigenti), manager accusati di truffa (17), sindacalisti ritenuti maneggioni (almeno 6, per lo più della Cgil), funzionari Inps tacciati di infedeltà (2) e altre figure minori (2).

     

    Monica Mondardini Monica Mondardini

    Qualcuno di questi soggetti compare in più di un elenco.Le accuse, a vario titolo, sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico e responsabilità amministrativa da reato (per cinque aziende della holding), ai sensi del decreto legislativo 231.

     

    IL SEQUESTRO

    RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI

    Fanelli ha ordinato di «congelare» il presunto corpo del reato ovvero l'illecito profitto che Gedi avrebbe conseguito grazie all'abbattimento del costo del personale quantificato dai pm in 38,9 milioni di euro. Denari che il giudice ha fatto cercare nelle casse di Gedi (12,8) e di altre aziende della holding (la concessionaria pubblicitaria Manzoni - 8,7 -; Elemedia -3,6 -; Gedi news network - 6,4 -; Gedi printing - 7,4 -).

    ROBERTO MORO ROBERTO MORO

     

    Se fossero state vuote, gli investigatori avevano l'ordine di aggredire i beni immobili dei quattro principali indagati: l'ex ad del gruppo Monica Mondardini, il capo delle risorse umane Roberto Moro, il suo vecchio vice Romeo Marrocchio, il direttore generale della divisione Stampa nazionale Corrado Corradi.

     

    Il gip ha, invece, rigettato (come aveva già fatto a ottobre) la richiesta di sequestro preventivo di 22.282.000 euro di assegni previdenziali indebitamente erogati da prelevare dai conti dei prepensionati indagati e di manager, sindacalisti e funzionari Inps compartecipi del reato. Se è vero che la cifra corrisponde al danno subito dall'ente previdenziale, però, la toga ritiene che questa «non corrisponda al profitto illecito percepito dai singoli dipendenti, che e pari all'importo netto della pensione» e per questo ha chiesto alla Guardia di finanza un ricalcolo della somma da prelevare.

    SEDE GRUPPO GEDI SEDE GRUPPO GEDI

     

    Per Fanelli, comunque, il fumus dei reati contestati c'è tutto, come confermerebbero, a suo giudizio, intercettazioni e testimonianze.«I sistemi illeciti»

     

    Le frodi sarebbero state fondamentalmente quattro: fittizi demansionamenti di dirigenti a quadro per fargli ottenere i requisiti previsti dalla normativa di settore per i prepensionamenti; illeciti riscatti di annualita (a spese dell'azienda) «asseritamente» lavorate, con la complicità di funzionari Inps e la falsificazione dei libretti di lavoro; utilizzo come collaboratori esterni, nelle stesse società del gruppo, di dipendenti prepensionati in quanto falsamente indicati come esuberi; trasferimenti di personale eseguiti (in svariati casi solo sulla carta) per poter accedere «indebitamente» agli scivoli previsti per la sede/societa di destinazione.

    laura cioli laura cioli

     

    Le investigazioni della polizia giudiziaria hanno consentito di «raccogliere gravi indizi di reità nei confronti di 83 posizioni illecite» (su 137 attenzionate tra il 2009 e il 2015), così distinte: 16 dirigenti fittiziamente demansionati; 44 dipendenti che avrebbero illegalmente riscattato periodi contributivi; 20 lavoratori falsamente trasferiti/transitati; 3 dipendenti prepensionati che hanno continuato il rapporto di lavoro come collaboratori esterni. Il giudice nota anche che, dopo le perquisizioni del marzo 2018, l'azienda non avrebbe cambiato rotta. Tutt' altro.

     

    eugenio scalfari e monica mondardini eugenio scalfari e monica mondardini

    Per il gip, addirittura, «è sembrata proseguire la direzione, di fatto, del gruppo, da parte della Mondardini», tramite Corradi e Moro, «anche dopo la nomina del nuovo ad Laura Cioli» e il passaggio della manager indagata alla Cir dei De Benedetti.Moro, del resto, avrebbe «mostrato di voler proseguire con i comportamenti censurati» anche in alcune conversazioni telefoniche, intrattenute pure con la Cioli (non indagata).

     

    Inoltre alcuni dirigenti dell'azienda si sarebbero «prodigati per rendere difficili i controlli [], ponendo in essere azioni tese a "evitare problemi" in caso di controlli» e l'Organismo di vigilanza, sottolinea il Gip, «ha omesso di intervenire nonostante gli avvisi di garanzia notificati nel marzo del 2018 e, addirittura, ha individuato, quale "amministratore incaricato della istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di controllo interno e di gestione dei rischi", la stessa Mondardini» che si sapeva indagata. Non è finita.

     

    corrado corradi foto di bacco corrado corradi foto di bacco

    I soci di minoranza

    Di fronte ai quesiti posti da un gruppo di azionisti di minoranza, che chiedeva se non fosse opportuno l'allontanamento degli indagati dai posti di comando per scongiurare eventuali arresti, l'azienda era stata netta: «Non sono state prese in considerazione misure come quelle sopra prospettate né da parte degli interessati né degli organi sociali» e «nel Gruppo non e stato fatto alcun artificio o raggiro».

     

    carlo e silvia de benedetti carlo e silvia de benedetti

    L'innesco ai prepensionamenti illeciti e alla vicenda penale che sta coinvolgendo Gedi lo ha raccontato agli inquirenti Michela Marani, responsabile del controllo di gestione del gruppo: «Intorno al 2007/2008, in concomitanza con una progressiva riduzione dei margini del gruppo, gli azionisti De Benedetti (ingegner Carlo e Rodolfo) hanno chiesto all'allora vertice aziendale [] di individuare una serie di interventi, prevalentemente sui costi, volti a preservare la marginalità del gruppo».

     

    La decisione finale «di procedere con i prepensionamenti veniva presa» dalla Mondardini, ma, in occasione della discussione finale del documento di budget, «era presente anche la proprietà, a cui veniva illustrato l'intero piano di ristrutturazioni, ivi compresa la parte relativa alla riduzione del costo del lavoro, quindi anche la parte legata ai prepensionamenti».

     

    I conti del gruppo

    I De Benedetti, che non risultano indagati, non sarebbero, però, stati messi a conoscenza degli escamotage illeciti con cui sarebbero stati raggiunti gli obiettivi da loro prefissati. E brillantemente realizzati: se tra il 2008 e il 2016 il fatturato si è dimezzato, passando da 1 miliardo a 540 milioni, l'azienda «ha registrato tutti gli anni un risultato sostanzialmente positivo, contraddistinguendosi nel settore come unico gruppo editoriale che ha saputo salvaguardare la sostenibilità finanziaria» si legge nel decreto.

    RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN

     

    Per garantire questa sostenibilità gli addetti sono passati da 3.344 a 2.185 negli otto anni in esame. Il costo del personale, nello specifico, e stato ridotto del 35%, passando da 331 milioni a 214 milioni. Fanelli puntualizza: «Negli anni di maggior flessione del fatturato del settore editoria [], si rileva comunque un consistente utile» e tra il 2010 e il 2011 «il gruppo ha proceduto a distribuire utili agli azionisti per 54 milioni di euro».

     

    monica mondardini carlo de benedetti monica mondardini carlo de benedetti

    Il giudice, infine, per completare il quadro, cita un'intercettazione tra Mondardini e Moro: «I due confermano [] che la collocazione in pensione anticipata dei dipendenti era finalizzata alla massimizzazione dei profitti» e non era collegata al presupposto necessario dello stato di crisi. Perché, come si diceva un tempo, certi imprenditori amano socializzare i costi, ma privatizzare i guadagni.

     

     

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