paragone
Gianluigi Paragone, senatore del M5S, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Su Lannutti e la commissione d’inchiesta sulle banche. “Credo che il figlio di Lannutti sia un dipendente normalissimo, di basso livello –ha affermato Paragone-. Un conto è avere un parente che è negli assetti dirigenziali, un altro è avere uno allo sportello. La storia di Lannutti parla da sé, ha scritto libri, la sua storia parla da sola. Se non vorranno avere un cane da guardia come Elio in commissione ce ne faremo una ragione.
luigi di maio incontra beppe grillo a roma1
Se dobbiamo entrare nelle logiche della maggioranza, Italia Viva e PD hanno già detto che non lo vogliono. Giustamente Salvini dice: facciamo partire questa commissione perché ce n’è bisogno. Ricordo che i primi gruppi parlamentari che diedero i nomi per la commissione d’inchiesta sono stati M5S e Lega, gli ultimi a dare l’elenco sono stati PD e Forza Italia. Ci sono delle reti relazionali, se metti in controluce un pezzo del sistema bancario vedi nello sfondo delle reazioni legate anche a partiti politici storici. C’è un sistema di relazioni, può essere anche non illecito, ma assolutamente inopportuno”.
Riguardo gli audio dei dirigenti di banca Popolare di Bari. “Si sentono intoccabili, evidentemente si sentono forti dei collegamenti con Bankitalia, nel caso di specie si sono sentiti forti dell’errore di valutazione fatto da Bankitalia su Tercas. A me sembra che ormai quel grande tema popolare del 4 marzo sia di un’epoca lontana. Possono fare tutte le procedure che vogliono, a me non interessa.
paragone
A me interessa una cosa: Il M5S era diventato membrana contenitiva di una voglia di riscatto, se tu in un anno e mezzo perdi tutti questi voti è perché hai tradito un sogno. Il Movimento non può pensare di diventare tutto un tratto un soggetto bello, fighetto. Ieri sera ero a una cena di attivisti, lì ci sono ancora persone che credono che l’Europa sia cattiva, ingiusta, generatrice di conflitti sociali. Noi lo dicevamo. Io andavo bene quando bisognava salire sul palco e parlare delle ingiustizie dell’Europa. Non puoi pensare però che una volta sceso dal palco io possa appoggiare governi che hanno partecipato alla costruzione di quel sistema europeo. Grillo ha detto: noi dobbiamo restare su questo campo qua.
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 2
A me non sta sul culo il PD, però non voglio all’Economia un ministro che sia vicino a quel credo neoliberista che ha ispirato l’Europa. Non posso continuare a sentirmi dire, persino sulle bollette della luce, che non si può fare nulla perché non ci sono i soldi. Se ho votato M5S e mi sono candidato è perché non avevo più voglia di sentir dire che non ci sono i soldi. Non si può rinnegare quello che dicevamo e che Grillo diceva sull’Europa e sulla sovranità. Se questa manovra restrittiva l’avesse fatta il governo precedente con Tria io non l’avrei votata comunque”.
gianluigi paragone si astiene dalla fiducia al conte bis 1
Sul suo possibile passaggio alla Lega. “Spazziamo via qualsiasi voce su questo. Come si può pensare che io possa passare alla Lega quando la Lega si è innamorata di Mario Draghi. Io credo che l’Europa così com’è non va bene. Io sono incazzato come non mai perché vedo che se ne fottono completamente e non mi possono venire a dire che ce l’ho col governo. Io ieri ho votato il decreto fiscale, continuo a sollevare il tema del nostro rapporto con l’Europa. Io ho una faccia, una reputazione, se gli altri non ce l’hanno sono fatti loro. Pretendo che queste idee diventino programma di governo dato che siamo la prima forza parlamentare. Se qualcuno ha paura si levi, si levi”
2 - M5S: PARAGONE, MI CACCIANO? PRONTO A MOSTRARE IL DITO MEDIO
gianluigi paragone
(ANSA) - "Hanno voluto costruire un movimento basato sul vaffa. Se vorranno cacciarmi, lancerò loro il mio vaffa e gli aggiungerò anche il dito medio. Poi mi opporrò, questo è sicuro. Non gliela renderò facile, dovranno sudare". Così il parlamentare del M5s Gian Luigi Paragone in un'intervista alla Stampa. In merito all'aver votato contro la legge di bilancio, "è una manovra in cui manca la nostra visione del Paese e non potevo votarla. Dovremmo dare delle risposte a tutti quelli che ci hanno votato, ma non lo stiamo facendo", spiega Paragone.
Quanto alle parole pronunciate in tv ad Agorà, che hanno messo in discussione la leadership di Di Maio, "ho detto quello che penso ed è qualcosa che mi sembra ormai evidente. La riorganizzazione sta andando verso una maggiore collegialità nelle decisioni e ora la squadra di facilitatori si allargherà. È solo il primo passo", osserva Paragone. "Di Maio non farà mai un passo indietro. Si appoggerà a un muro di cartongesso e andrà avanti. Ma ogni settimana che passa dovrà affrontare problemi sempre maggiori. Non è più il capo politico con la leadership forte di un anno fa. Quell'epoca è finita".