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    GIUSTI E LA COMMEDIA SEXY: UN ESTRATTO DEL SUO MONUMENTALE DIZIONARIO - ''QUANDO L'ITALIA, SIA QUELLA POVERA E CATTOLICA DEL DOPOGUERRA CHE QUELLA RICCA E SEMPRE CATTOLICA DEL BOOM ECONOMICO, SCOPRE IL SESSO, IL PECCATO E L'EROTISMO, NASCE UN NUOVO GENERE TUTTO ITALIANO, CON MILLE SOTTOGENERI E RAMIFICAZIONI. DALLA COMMEDIA SEXY NASCE IL NOSTRO SPETTACOLO TV ANNI ’80, CON LINO BANFI, EDWIGE FENECH E LORY DEL SANTO CHE DIVENTANO EROI (VESTITI) DEL PICCOLO SCHERMO


     
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    Da Dizionario stracult della commedia sexy di Marco Giusti - edizioni Bloodbuster,

    http://www.bloodbuster.com/catalogo/libri/libricinema/dal-112019-dizionario-stracult-della-commedia-sexy/

     

     

    Vedetela come volete. Tra la fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70 l’Italia, sia quella povera e cattolica del Dopoguerra sia quella più ricca e non troppo meno cattolica e democristiana del boom economico, grazie alla rivoluzione culturale del 1968, agli acidi, a Jean-Luc Godard, a Carosello, a Wilhelm Reich, al P.C.I., alla minigonna, al rock inglese, scopre il sesso, il peccato e l’erotismo.

     

    Tutto ciò si traduce in edicola in una valanga di giornali e  giornaletti porno, e nel cinema nella nascita di un cinema erotico che passa senza una precisa strategia dal drammatico al politico al cinema autoriale alla commedia. Ma è solo quando sfiora la commedia, anzi la nostra commedia, evolvendosi dall’erotico con pretese o dall’erotico drammatico, che darà vita a un nuovo genere tutto italiano, quello cioè della commedia sexy. Con mille sottogeneri e ramificazioni.

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    Sarà proprio questo genere spesso poco chiaro, quasi un ibrido, la commedia sexy, contaminazione fra cinema erotico internazionale e commedia all’italiana, il genere che verrà esportato in Spagna, quando finirà la censura di Franco, in Francia e, soprattutto, in Brasile, dove darà vita alla porno-chanchada, in Messico, e che detterà legge fino ai primi anni ’80. Quando cioè la televisione, sia nazionale che commerciale, inghiottirà sesso e commedia e tutti o quasi i loro protagonisti, rimasticandoli come star, vestite e accettabili, del piccolo schermo, soprattutto delle reti di Silvio Berlusconi. E’ lì che Edwige Fenech, Lino Banfi, Gianfranco D’Angelo, Lory Del Santo, troveranno nuova vita, divisi tra show di prima serata, serie tv, sitcom. Mentre i loro film avranno l’onore di una nuova fortuna e di un nuovo culto prima nelle tv private e poi su vhs. A genere ormai finito. 

     

    I dati parlano chiaro. Non c’è mai stata una rivoluzione simile nel nostro cinema e un interesse uguale a quello dimostrato dagli italiani tutti per il sesso. Sviluppato, inoltre, durante gli anni di piombo, mentre la gente si sparava per le strade. A mostrare la via, stavolta, non sono artigiani e bravi mestieranti del cinema, o giovani assistenti volenterosi dei kolossal americani girati a Roma, come nel caso degli spaghetti western o del peplum, ma la prima linea del cinema più impegnato e artistico, diciamo la nostra nouvelle-vague.

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    Perché la via all’erotismo in Italia è stata anche, e soprattutto, una rivoluzione artistica e politica. Così Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci incassa 5 miliardi 758 milioni di lire. Malizia di Salvatore Samperi 5 miliardi 515 milioni di lire, Decameron di Pier Paolo Pasolini 3 miliardi 900 milioni di lire, Peccato veniale di Salvatore Samperi 3 miliardi 900 milioni di lire. Amarcord di Federico Fellini, che tratta il sesso marginalmente, ma in maniera chiave soprattutto per la costruzione del genere scolastico, 2 miliardi 739 milioni di lire.

     

    Da lì a poco ognuno di questi film lancerà se non delle imitazioni, diciamo delle varianti, molto meno artistiche e molto più goderecce e banali, come le insegnati, le soldatesse, le polizotte, l’erotismo alla siciliana, l’erotismo di provincia, i decamerotici, che formeranno il vero e proprio corpus della commedia sexy italiana, portando ai nostri produttori incassi, per il tempo, faraonici con budget davvero limitati.

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    Diciamo solo che al tempo Edwige Fenech, regina della commedia sexy, poteva facilmente ottenere 70 milioni a film, Gloria Guida 50, Femi Benussi tra i 10 e i 15. Sappiamo bene che non tutti questi film sono identificabili come commedie sexy, come il Decameron di Pasolini non è inseribile tra i decameroneidi. Ma è curioso il fatto che i film che daranno in gran parte il via al genere e ai sottogeneri, da Grazie zia di Salvatore Samperi a Divorzio all’italiana di Pietro Germi, i già citati Ultimo tango a Parigi Amarcord, per non dire del Satyricon di Federico Fellini, siano totalmente estranei al genere.

     

    Questo per la natura camaleontica della commedia dentro il cinema italiano, capace di nascondersi ovunque, sia per il desiderio molto anni ’70, di inserire il sesso appena possibile. Cosa che non capitò, certo, solo nel cinema italiano, ma che in Italia trovò forme tutte sue di exploitation e di contaminazione. 

     

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    La commedia sexy italiana non è quasi mai un genere chiaro come il western, dove un cavallo, un pistolero con il cappellone, un messicano baffuto fanno subito genere, e non esistono origini “alte” fuori dal genere, visto che proprio il prototipo, cioè Per un pugno di dollari di Sergio Leone, nasce come piccolo film di genere. Questo confonde un po’ le cose. Al punto che non sempre è facile definire quali titoli siano davvero commedie sexy e quali no. Lo sono, e chiarissime, le commedie erotiche prodotte da Luciano Martino con Edwige Fenech-Gloria Guida-Lino Banfi dirette da Nando Cicero, Sergio Martino, Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini.

     

    E lo sono le tante commedie legate a quel tipo di cast e di sceneggiature. Titoli, però, che arrivano molto tardi nel genere, quasi a chiuderlo. E’ come se tutti i vari sottogeneri precedenti, dagli erotichelli con Gloria Guida ragazzina alle famiglie sporcaccione con voglie di trasgredire, dalle commedie siciliane più o meno buzzanchiane, trovassero in quei film prodotti dalla Dania e distribuiti dalla Medusa una sorta di spirito unificante che  definisse interamente il genere.

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    Forse proprio perché non nasce come un genere chiaro. Copia dalle commedie erotiche europee, tedesche, inglesi, francesi, ma anche, e con molta vergogna, dalla commedia italiana maggiore dei Risi-Steno-Monicelli, che pure non disdegneranno di abbassarsi all’erotico comico, e dal mondo più chiuso di Pietro Germi e Alberto Lattuada. Ma la commedia sexy si nutre pure dei caratteristi e delle attrici svestite dei decameroneidi, che fanno pienamente parte del genere, tocca avventurosi, cappa e spada, peplum, che invece, forse, non ne fanno parte. Perché guardano altrove.

     

    Potremmo parlare per giorni su quali film inserire e quali no. Senza trovare, sicuramente, una soluzione. Diciamo che in questo dizionario troverete elencate tutte le commedie sexy che personalmente penso facciano effettivamente parte del genere, o che vennero presentate e percepite come tali. Sì quindi a commedie di coproduzione con la Germania, la Francia, ai rari Buzzanca sudamericani. No invece a drammatici o avventurosi di vario tipo, ahimé, anche se in questa introduzione e nel testo non pochi saranno i riferimenti a erotici d’autore di area samperiana o bertolucciana.

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    Importanti nella costruzione non solo della commedia sexy, ma del cinema italiano del momento. Come importanti saranno tutte le battaglie con la censura che ho cercato di ricostruire nelle pagine che seguiranno. Attraverso la commedia sexy e il suo autodefinirsi come genere, malgrado nasca come un ibrido di generi diversi, penso si possa leggere il percorso del nostro cinema e di tutta la nostra società tra la fine degli anni ’60 e i primissimi anni ’80, diciamo dalle utopie sessantottine e dalle guerre contro la censura fino alla nascita delle tv commerciali non solo berlusconiane.

     

    Dalla commedia sexy nasce il nostro spettacolo televisivo degli anni ’80, non scordiamocelo. E, a differenza di altri generi più chiari, non rimane qualcosa di storicizzato, quindi di morto per il pubblico, ma seguita a avere una vita attraverso la tv, i vhs e i dvd, che lo porterà a una sorta di vita ulteriore per tutti gli anni successivi. Al punto che i suoi protagonisti, da Edwige Fenech a Lino Banfi, da Barbara Bouchet a Alvaro Vitali sono ancora oggi nomi di grande popolarità nazionale. 

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