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    IL CINEMA DEI GIUSTI - LA VERITÀ È CHE CI MANCAVA GEORGE CLOONEY, PERCHÉ È UNA DELLE POCHE STAR SIMPATICHE, VECCHIO TIPO CHE CI SONO RIMASTE. CI RICORDA UN PO’ LA VECCHIA HOLLYWOOD, CARY GRANT, CHE HA SEMPRE UN PO’ IMITATO. PER QUESTO “THE MIDNIGHT SKY” DOVE LO TROVIAMO VECCHIO E BARBOGIO È SALITO SUBITO NELLA PRIMA POSIZIONE DELLA TOP 10 DI NETFLIX – LA REGIA STAVOLTA FUNZIONA MEGLIO DEL SOLITO. NON CI SONO DEI VERI E PROPRI PISTOLOTTI MORALI, ANCHE SE L’ARIA È TUTTA DA PISTOLOTTO MORALE


     
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    The Midnight Sky di George Clooney

    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Dove avevamo lasciato George Clooney che ritroviamo ora sperduto su Netflix vecchissimo e malandato col barbone di Noé in mezzo all’Artico in questo vedibile ma nulla di più “The Midnight Sky” diretto da lui stesso? A parte gli spot della Nespresso, insomma…

     

    Come regista, vado a controllare, nel 2017 nel modestissimo “Suburbicon”, che vedemmo a Venezia, pasticcio tratto da una vecchia sceneggiatura dei Coen brothers mal digerita da Clooney.

     

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    Come attore sia nel non memorabile “Money Monster” a fianco di Julia Roberts e diretto da Jodie Foster nel 2016, che vedemmo a Cannes, sia nel magnifico “Hail, Caesar!” dei Coen.

     

    Ecco. Ci mancava George Clooney. Questa è la verità. Perché è una delle poche star simpatiche, vecchio tipo che ci sono rimaste. Ci ricorda un po’ la vecchia Hollywood, Cary Grant, che ha sempre un po’ imitato. Per questo, penso, questo “The Midnight Sky” dove lo troviamo vecchio e barbogio è salito subito nella prima posizione della top 10 di Netflix.

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    Hai un nuovo film con George Clooney e non lo vedi? Siamo nel 2049. L’aria della terra è diventata irrespirabile. La popolazione cerca rifugio non si capisce bene dove. Clooney, nei panni dello scienziato Augustine Lofthouse, l’uomo che ha scoperto tanti anni prima che ci sono pianeti vivibili tra le lune di Giove, pensa un po’, è rimasto solo nella sua stazione del Circolo Polare Artico perché sa che non gli resta molto da vivere. E’ un malato terminale, in dialisi.

     

    Ma scova misteriosamente una bambinetta, Iris, interpretata da Caolinn Springall, nella stazione artica, rimasta lì chissà come. Quando scopre che non riesce più a comunicare con nessun’altra stazione sulla terra, e solo un’astronave in viaggio dalla luna di Giove K-23 sembra dar segni di vita, decide di spostarsi verso una stazione che ha un radar più potente per poterci parlare e spiegare cosa sta capitando sulla terra.

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    Prende la bimba, lo zainetto con la dialisi, un fucile per spaventare i lupi e parte con la motoslitta. Contemporaneamente vediamo cosa capita nell’astronave Aether di ritorno sulla terra, dove troviamo un equipaggio che sogna di tornare a casa, composto da tre uomini e due donne, David Oyelovo, Demian Bichir, Kyle Chandler, Felicity Jones e Tiffany Boone.

     

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    Qui parte proprio un altro film, con una delle ragazze, la Sully di Felicity Jones, incinta del comandante, sappiamo solo che è femmina. Come sempre capita nei film di viaggi spaziali, qualcosa non va come dovrebbe andare. E la radio funziona davvero bene? Oltre a queste due situazioni del tutto diverse, una da post-atomico e l’altra da space-opera, ci sono i flashback che vedono il giovane Clooney scienziato alle prese con la ragazza della sua vita.

     

    Tutto questo, ovviamente, alla fine confluirà in un’unica storia. Più o meno. Perché l’idea che stiamo vedendo due film, entrambi un bel po’ già visti, non ci abbandonerà facilmente. Devo dire che i paesaggi dell’Artico ricostruiti in Islanda sono piuttosto belli e le scene più spettacolari nello spazio sono molto ricche.

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    Anche la regia di Clooney, i suoi film sono spesso di una noia mortale, stavolta funziona meglio del solito. Non ci viene spiegato cosa sia capitato alla terra di così terribile. Non ci sono dei veri e propri pistolotti morali, anche se l’aria è tutta da pistolotto morale. Inoltre, anche se il film è stato ideato e girato prima dell’arrivo del Covid, le riprese sono state ultimate lo scorso febbraio, su tutto sembra incredibilmente aleggiare l’ombra di una solitudine reale da quarantena e da disastro globale che molto lo ricorda. Vedibile, dai. Solo su Netflix.  

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