Marco Giusti per Dagospia
WOODY ALLEN - A RAINY DAY IN NEW YORK
E’ vero. Il Gatsby di Thimotée Chalamet e la Ashleigh di Elle Fanning sono adorabili quando si muovono per le strade di New York, perdendosi e poi ritrovandosi. Sono adorabili anche i loro incontri, che coinvolgono star come Liev Schreiber, il regista impegnato pieno di dubbi, Jude Law, lo sceneggiatore tradito dalla moglie, Diego Luna, l’attore bello e vanesio. E Selena Gomez come Shannon, la sorellina di una vecchia fiamma di Gatsby? Tutto perfetto, no?
WOODY ALLEN - A RAINY DAY IN NEW YORK
E allora perché non funziona questo pur adorabile “Un giorno di pioggia a New York” diretto da Woody Allen, visibile su Sky da stasera, e massacrato da quasi tutta la critica anglo-americana? Ripetitivo, diciamo che lo è da parecchio. Anche poco originale come storia, il plot di questo film è in fondo lo stesso de “Lo sceicco bianco” di Fellini, che Allen aveva già ripreso in un episodio di “To Rome With Love”. Magari è appannato, in fondo ha 84 anni. Eppure i dialoghi sono brillanti, ci sono anche battute acide contro i giornalisti che lo hanno massacrato dopo la storia del #metoo. Ma nessuno sceneggiatore italiano sarebbe in grado di scrivere queste cose.
jude law elle fanning e woody allen a rainy day in new york
E non è che le accuse della ex-moglie e di Roman Farrow abbiano davvero influito sulla critica. Perché sono più di dieci anni che la critica inglese e americana gli massacra i film, con poche eccezioni, “Blue Jasmine”, “Midnight in Paris”, “Café Society”. Anche in questo caso si va dal “pesantemente anacronistico” (“Indiewire”) al “come al solito per gli ultimi Woody Allen, cast formidabile, film mediocre” (“The List”).
timothee chalamet, selena gomez e woody allen a rainy day in new york
O dal “pur presentando alcuni dei migliori attori delle rispettive generazioni, sembra un film nato da un profondo sfinimento creativo” (“Variety”) al “Non è così male come si potrebbe pensare, ma la dissolvenza verso il nero che precede i titoli di coda porta con sé la tristezza ormai ricorrente e opaca per quell’era perduta dove tutto ciò che faceva Allen era eccezionale” (“The Guardian”). Cosa rende così triste, insomma, questo cinema finale di Woody Allen? In fondo fa sempre gli stessi film da sempre.
Un giorno di pioggia a New York 1
selena gomez e woody allen a rainy day in new york
Forse esageravamo prima a esaltarlo, allora. Ricordo che il primo critico a dubitare del genio di Woody Allen in Italia fu Giovanni Buttafava che trovò “Radio Days” qualcosa di falso e lo trattò come fosse uno di quei film sul passato triste di Pupi Avati. Non lo seguii. Ma il tarlo iniziò lì. E poi le critiche diventarano ricorrenti in questi ultimi vent’anni. Vedendo anche noi lo “sfinimento creativo”. Certo, non possiamo accusare Allen, a 84 anni, di non fare film moderni. Solo che non crediamo più tanto. E il plagio dei plot, ahimé, mi sembra far parte di questa sua modestia finale, abbellita dai dialoghi e dalla scelta di grandi attori del momento. Certo. In questi giorni di chiusura, senza Cannes, senza grandi titoli, sembra ancora quel cinema che tutti abbiamo amato. Sembra…
timothee chalamet, elle fanning e woody allen a rainy day in new york