Gloria Satta per ''Il Messaggero''
salvatore ferragamo shoemaker of dreams
Sta preparando Chiamami con il tuo nome 2, il sequel del film-cult arrivato in finale all' Oscar 2018 con quattro candidature (vinse per la sceneggiatura scritta da James Ivory). E il 9 ottobre partirà su Sky la serie We Are Who We Are da lui diretta. Intanto Luca Guadagnino viene applaudito alla Mostra con due opere fuori concorso, diverse tra loro ma ugualmente emozionanti: il documentario Salvatore-Shoemaker of Dreams, dedicato al fondatore del marchio Ferragamo, icona della moda e dell' imprenditoria made in Italy, e Fiori, fiori, fiori!, il corto che il regista, 49 anni, ha girato durante il lockdown ripercorrendo i luoghi della sua infanzia in Sicilia.
salvatore ferragamo shoemaker of dreams
Per raccontare Salvatore Ferragamo, un uomo del Sud venuto dal niente che ebbe successo in America, contribuì alla nascita del mito di Hollywood e tornò in Italia da vincitore, Guadagnino ha raccolto testimonianze e utilizzato i filmini privati della famiglia. Risultato: una storia vera più appassionante di una fiction.
Cosa l' ha spinta a realizzare questo documentario?
«Ferragamo è una figura titanica di creatore, innovatore e imprenditore che nel suo lavoro non ha mai messo da parte l' etica. Anche nei momenti più difficili, prima di sfondare, non si è mai sentito una vittima. E poi non si è vantato dei successi».
Nella parabola di questo pioniere del made in Italy ha trovato dei punti di contatto con la sua storia di regista?
«Non oserei paragonarmi a Ferragamo, ma lui è sempre stato fuori dal sistema, un outsider. Credo di esserlo anch' io nel cinema».
La moda, secondo lei, sta riscoprendo la sostenibilità e l' etica?
trailer we are who we are
«Il processo è iniziato e va avanti lentamente perché questi valori devono confrontarsi con i sistemi di produzione e con il fatturato delle aziende».
Come nasce il suo interesse per la moda?
«È un legame ancestrale che si è creato quando da bambino aprivo incantato il guardaroba di mia madre e di mia zia. La moda ha il merito di anticipare il desiderio creandolo. Per me è una forma di identità, più che un lusso».
E cosa l' ha spinta a ripercorrere i luoghi della sua giovinezza nel corto Fiori, fiori, fiori!?
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«Il desiderio di uscire di casa durante il lockdown. Ai registi era consentito e così, armato di tablet e smartphone, sono andato in auto da Milano alla Sicilia per ritrovare luoghi e persone importanti nella mia formazione. Ho scoperto il fiorire della primavera e filmato Canicattì, il comune dov' è nato papà: sia questo corto sia il documentario su Ferragamo sono dunque dedicati ai padri».
La pandemia cambierà per sempre il cinema?
we are who we are di luca guadagnino 4
«Stiamo combattendo a mani nude contro chi vorrebbe convincerci che il futuro è lo streaming, ma io penso che ci sarà sempre bisogno della sala buia in cui condividere le emozioni. Per questo sono grato alla Mostra per non aver cancellato questa edizione e al festival di San Sebastian che mi ha invitato come presidente della giuria. Sostenere il cinema è la mia missione».
Ma pensa che il suo lavoro si farà in modo diverso?
«Si viaggia di meno e non è un fatto negativo per chi, come me, era abituato a oscillare tra l' Italia e i mondi anglosassoni. Resta da vedere come, con le nuove regole, si gireranno le scene d' amore. Ma il problema si risolverà».
Perché la serie We Are Who We Are non è stata presentata in anteprima alla Mostra?
«Bisognerebbe chiederlo al direttore Alberto Barbera, ma a dire la verità non gliel' abbiamo nemmeno sottoposta. E, sia chiaro, sono più che felice di partecipare con due altri lavori».
Guadagnino .Foto- Alessio Bolzoni
Come si definirebbe?
«Una persona candida. Il cinema non è un ambiente cinico come qualcuno pensa. Ed è fatto proprio per chi è capace di mantenere l' ingenuità».
luca guadagnino andre aciman