Stefano Graziosi per “la Verità”
SANCHEZ IGLESIAS
Durissimo schiaffo al candidato premier spagnolo, Pedro Sanchez, che si è ritrovato bocciato in due voti di investitura. Ieri, il leader socialista non è infatti riuscito ad ottenere per la seconda volta in pochi giorni la maggioranza in Parlamento, rimediando 155 «no», 124 «sì» e 67 astensioni. In particolare, il principale responsabile del nuovo fallimento di Sanchez si è rivelato il movimento di sinistra Podemos, che ha optato per l' astensione.
La formazione, guidata da Pablo Iglesias, aveva cercato in precedenza di arrivare a un accordo con i socialisti: un' ipotesi inizialmente gradita a Sanchez che, pur avendo vinto le ultime elezioni politiche, non dispone dei numeri parlamentari per governare da solo. Le trattative tra i due gruppi si sono tuttavia incagliate: Podemos pretendeva di ottenere il dicastero del Lavoro, una richiesta che Sanchez ha rispedito al mittente, proponendo - come controfferta - i ministeri di Salute, Casa e Pari Opportunità.
Iglesias ha tentato in extremis di rilanciare, chiedendo il controllo sulle politiche per l' impiego. Tuttavia, anche in questo caso, il leader socialista ha sbattuto la porta in faccia ai potenziali alleati, accusando di fatto Podemos di pretendere troppo e - soprattutto - di voler creare una sorta di governo parallelo. «Volevo un governo possibile, ma non a ogni costo», ha tuonato Sanchez, «Le elezioni hanno parlato chiaro noi socialisti le abbiamo vinte.
pedro sanchez pablo iglesias
Lei», ha proseguito, rivolgendosi a Iglesias, «ci ha chiesto di controllare più della metà della spesa pubblica e questo è inaccettabile. C' era un accordo sul programma abbiamo fatto un' offerta importante». Il leader di Podemos ha controbattuto: «Abbiamo chiesto competenze per cambiare la politica del Paese, ma lei non ci ha trattato con rispetto».
Adesso la situazione appare non poco grave: anche perché sul secondo voto si era diffuso qualche barlume di ottimismo. In base alla Costituzione della Spagna, se il primo voto di fiducia necessita di una maggioranza assoluta, per il secondo è richiesta una maggioranza relativa: condizione non verificatasi, visto che ci sono stati 31«no» di troppo.
SANCHEZ IGLESIAS
La situazione resta quindi per il momento in totale stallo. E se entro il 24 settembre non si troverà una soluzione, il re Filippo VI scioglierà le camere, affinché siano indette nuove elezioni da tenersi il prossimo novembre. Il rischio è quindi che si torni, per l' ennesima volta, al voto.
Anche perché, al momento, lo scenario appare abbastanza ingarbugliato. Pur non avendo la forza parlamentare necessaria, Sanchez vuole a tutti i costi la creazione di un governo il più possibile autonomo, per evitare di restare ostaggio di formazioni minori.
pablo iglesias con la compagna tania sanchez melero
Iglesias, dal canto suo, punta a mostrarsi determinante e ad evitare di farsi succhiare consensi dal Psoe: una linea che non piace alla leadership socialista come ad alcuni membri della sua stessa formazione. Formazione che, pur mantenendosi formalmente compatta, inizia ad essere attraversata da qualche malumore interno. Una dinamica velenosa, che - a destra - trova una situazione similare nei complicati rapporti tra il Partito Popolare e Ciudadanos. Insomma, maggioranze all' orizzonte per ora non se ne vedono.