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    EVITARE GLI ABUSI NELLA CHIESA? BASTEREBBE CHE I PRETI AVESSERO DEI RAPPORTI CON LE DONNE! – IL CARDINAL OUELLET: “IL VERO PERICOLO SONO GLI UOMINI CHE NON HANNO UN RAPPORTO EQUILIBRATO CON LE DONNE. L’UOMO È UN ESSERE AFFETTIVO. SE È ASSENTE L’INTERAZIONE TRA I SESSI, C’È IL RISCHIO DI SVILUPPARE COMPENSAZIONI…”


     
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    Domenico Agasso Jr. per www.lastampa.it

     

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    I sacerdoti sono «in pericolo», se non instaurano un «rapporto equilibrato» con l’universo femminile. Serve una maggiore presenza di donne nella formazione dei preti. Lo afferma il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, in una intervista a Donne Chiesa Mondo, il mensile dell'Osservatore Romano. Così si favorirebbe l'equilibrio della personalità e dell'affettività dell’uomo». E si eviterebbero degli «abusi», sostiene il porporato.

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    Ouellet parla del rapporto tra gli aspiranti sacerdoti con signore e ragazze: «C’è un disagio, perché c'è la paura... Più da parte dell'uomo verso la donna che dalla donna verso l'uomo. Per un seminarista, la donna rappresenta il pericolo! Mentre, in realtà, il vero pericolo sono gli uomini che non hanno un rapporto equilibrato con le donne».

     

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    Per il porporato è questo il rischio «nel sacerdozio, è questo che dobbiamo cambiare radicalmente. Per questo durante la formazione è importante che ci siano contatto, confronto, scambi». Ciò aiuterebbe «il candidato a interagire con le donne, in modo naturale, e anche a far fronte alla sfida che rappresenta la presenza della donna, l'attrazione verso la donna. Questo si deve insegnare e imparare sin dall'inizio, non isolare i futuri preti che poi si ritrovano brutalmente nella realtà; e allora possono perdere il controllo».

     

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    Alla domanda se, con una maggiore presenza di donne nella formazione dei sacerdoti, la crisi degli abusi da parte del clero non avrebbe raggiunto livelli così drammatici, Ouellet risponde: «C’è certamente una parte di verità in questo. Perché l'uomo è un essere affettivo. Se è assente l'interazione tra i sessi, c'è il rischio di sviluppare compensazioni... che possono essere di tipo alimentare, oppure esprimersi nell'esercizio del potere, o in relazioni chiuse, una chiusura che diventa manipolazione, controllo... e che può sfociare negli abusi di coscienza e negli abusi sessuali». Il Cardinale canadese ritiene che «per il prete, imparare a rapportarsi con la donna, nell'ambito della formazione sia un fattore umanizzante che favorisce l'equilibrio della personalità e dell'affettività dell’uomo».

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    Le donne rappresentano spesso una presenza numericamente maggioritaria tra i destinatari e i collaboratori dell'azione pastorale del sacerdote. Ma per Ouellet rimane molto da fare. Il modello è ancora troppo clericale, che significa «un cambio di mentalità. Un prete si può preparare a predicare bene, a compiere tutte le funzioni come si deve. Ma la pastorale è anzitutto la cura delle persone.

     

    E l'attenzione alle persone è una qualità naturalmente femminile. Conta la sensibilità della donna per la persona, meno per la funzione». Dice Ouellet: «Non si tratta solo di promuovere la donna, ma di considerarla come parte integrante di tutta la formazione». Le donne «possono partecipare in molti modi: nell'insegnamento teologico, filosofico, nell'insegnamento della spiritualità. Possono fare parte della squadra dei formatori, in particolare nel discernimento delle vocazioni. In questo campo abbiamo bisogno del parere delle donne, della loro intuizione, della loro capacità di cogliere il lato umano dei candidati, il loro grado di maturità affettiva o psicologica».

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    Per quanto riguarda l'accompagnamento spirituale, «la donna può essere di aiuto, certo, ma credo che sia meglio che sia un sacerdote ad accompagnare un candidato al sacerdozio. La donna, invece, può accompagnare la formazione umana, un aspetto che non è, secondo me, abbastanza sviluppato nei seminari». È necessario valutare «il grado di libertà dei candidati, la loro capacità di essere coerenti, di stabilire il loro programma di vita, e anche la loro identità psicosociale e psicosessuale».

     

    Ouellet sostiene che «l’esperienza della collaborazione con donne a un livello paritario aiuti il candidato a prospettare il suo futuro ministero e il modo in cui saprà rispettare le donne e collaborare con loro. Se non si comincia durante la formazione, il prete rischia di vivere il suo rapporto con le donne in modo clericale», avverte.

     

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    Quanto alla Ratio fundamentalis del 2016, pubblicata dalla Congregazione per il Clero, che propone una formazione integrale del prete, il prelato aggiunge: «Credo che questo testo necessiti di ulteriori aperture e sviluppi. Siamo ancora in una concezione clericale della formazione che si sforza di progredire ma rimanendo nella continuità di ciò che si è fatto. Ci sono elementi in più riguardo alla formazione umana, ma credo che sia ancora molto carente per quanto riguarda l'integrazione della donna nella formazione».

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    Sussistono questioni concrete irrisolte, come la difficoltà di accettare un rapporto paritario tra i due sessi. Il problema è «probabilmente più profondo. Viene dal modo in cui la donna è trattata nelle famiglie. C’è un disagio, perché c’è la paura».

     

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