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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ''ALITA'' NON È NÉ IL GRANDE MANGA DELL’INFANZIA DI MOLTE RAGAZZE OGGI VENTENNI CHE LO HANNO DAVVERO AMATO, NÉ UN ALTRO CAPOLAVORO DI JAMES CAMERON, CHE PURE LO HA SCRITTO E PRODOTTO, NÉ UNA PERFETTA OPERAZIONE SU UN GENERE COME CI HA INSEGNATO NEGLI ANNI ROBERT RODRIGUEZ, MA IL GIOCATTOLONE IN 3D DA 200 MILIONI DI DOLLARI È UN BUON COMPROMESSO, ANCHE DIVERTENTE, TRA LE TRE COSE


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Alita-Angelo della battaglia di Robert Rodriguez

     

    ALITA ALITA

    Anche se non è né il grande manga dell’infanzia di molte ragazze oggi ventenni che lo hanno davvero amato e ancor di più adorato la sua cyber-protagonista, né un altro capolavoro di James Cameron, che pure lo ha scritto e prodotto, né una perfetta operazione su un genere come ci ha insegnato negli anni Robert Rodriguez, questo Alita – Angelo della battaglia, giocattolone in 3D da 200 milioni di dollari, tratto dai primi quattro volumi del manga giapponese Gunnm o Alita di Yukito Kishiro, usciti agli inizi del 1990, è un buon compromesso, anche divertente, tra le tre cose.

    ALITA ALITA

     

    Cioè una buona trascrizione, diretta con cura, soprattutto negli effetti speciali e nelle situazioni più di genere, del celebre manga e un ponte con il progetto di film che James Cameron avrebbe voluto portare a termine già nel 2003 se Avatar non fosse stato il successo che è stato, obbligandolo a dedicarsi ai tre sequel della saga che prima o poi vedremo. Lo ha detto lo stesso Rodriguez, specificando che registi-autori come James Cameron, esattamente come il suo amico Quentin Tarantino, scrivono film solo per sé, cioè per dirigerli loro stessi. Questo era un caso diverso.

     

    ROSA SALAZAR ROSA SALAZAR

    Un progetto abbondonato per muoversi verso altri orizzonti, che Rodriguez ha raccolto col suo aiuto e ricostruito con innegabile passione, traducendo in un film le 186 pagine di script e le 600 pagine di note a margine di Cameron. Per qualsiasi dubbio di sceneggiatura, sembra, ha potuto contare sul suo aiuto, ma certo, alla fine, è qualcosa che non appartiene interamente né all’uno né all’altro. I principali dubbi dei fan di Alita, nascono proprio dall’aver fatto della protagonista giapponese un cyber con occhioni giganteschi, un po’ alla Rocco Papaleo, dove si nasconde una ragazza messicana, Rosa Salazar.

     

    Ma l’idea degli occhioni da manga viene proprio da Cameron, e la scelta dell’attrice, che non ha niente ovviamente di giapponese, è sia di Cameron che di Rodriguez. Personalmente la trovo una scelta notevole e decisamente anti-trumpiana, come è anti-trumpiano tutto il progetto del mondo violento del 26° secolo, dove i ricchissimi umani vivono isolati dalla plebaglia su un pianeta. Zalem, e tutto il resto di criminali e mezzicyber stanno sotto, a Iron City, pronti a massacrarsi per il traffico di pezzi di ricambio o per le taglie sui criminali. Solo chi vincerà la potente corsa alla Rollerball potrà aspirare a un posto a Zalem.

    ALITA ALITA

     

    Alita è un cyber, l’ultima guerriera di URM (United Republic of Mars), ricostruita dal Dottor Ido, Christoph Waltz, con lo stesso amore con cui avrebbe ridato vita alla sua unica figlia, scomparsa. Così è sia una guerriera che una ragazzina teen ager. Si ritroverà a fianco dell’umano Hugo, Kean Johnson, a lottare contro il mondo violento dei cacciatori di taglie, ma anche contro il potere del cattivo Vector, Mahershala Ali, e dell’ancora più malefico Zalan, Ed Skrein. Alita, anche se ha un cuore di ferro, che a un certo punto offrirà per amore a Hugo, ha sentimenti umani e lacrime che può tagliare in due con la spada.

     

    E pur dotata di una forza da supereroina che ne farà un’arma potentissima, diventerà un bersaglio per i tanti mostri della città, come il Grewishka di Jackie Earle Harley. Nel corso del film, la vedremo ridotta a pezzi e pronta a essere ricostruita dal dottor Ido, la vedremo fragile e innamorata, ma anche forte e combattiva, perché Alita è il cuore del film, divertente, violento, pieno di trovate.

     

    ALITA ALITA

    Rodriguez non aveva mai avuto a sua disposizione un budget di questo tipo, i suoi erano sempre stati piccoli film di genere inventivi. Magari qualcosa ha perso nel passaggio a un giocattolo da 200 milioni che non può perdere su nessun mercato internazionale, ma molta della sua passione per il cinema d’avventura è rimasta. E la sua eroina ha le carte in regola per dare il via a una nuova saga al femminile. La corsa alla Rollerball, rivelo subito, è magistrale. In sala dal 14 febbraio.     

     

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