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    IL CINEMA DEI GIUSTI - DOVE VA IL PUBBLICO? PERCHÉ FUNZIONA UN FILM COME “ME CONTRO TE” COI DUE YOUTUBBER SICILIANI, FINORA IL MASSIMO INCASSO ITALIANO CON 4,8 MILIONI DI EURO, MENTRE IL PUBBLICO NON HA AMATO “COME UN GATTO IN TANGENZIALE – RITORNO A COCCIA DI MORTO”? GLI SPETTATORI SONO COSÌ VOLUBILI? DI CERTO, NON SONO GLI STESSI DI DUE ANNI FA - DA UNA PARTE SIAMO DIVENTATI ESTREMAMENTE ESIGENTI. E ABBIAMO COL CINEMA UN RAPPORTO FATTO DI SCELTE RAPIDISSIME. DOPO DIECI, VENTI MINUTI SAPPIAMO SE UN FILM CI PIACE O NO. E CAMBIAMO, PERCHÉ CI SARANNO ALTRI CENTO FILM PRONTI A ATTENDERCI. E POI…


     
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    me contro te il mistero della scuola incantata me contro te il mistero della scuola incantata

    Marco Giusti per Dagospia

     

    La domanda, in fondo, è sempre la stessa? Dove va il pubblico? Perché funziona un film come “Me contro te” coi due youtubber siciliani, finora il massimo incasso italiano con 4, 8 milioni di euro, inoltre un sequel, mentre il sequel di un piccolo successo di un anno fa, “Ancora di più”, no? Perché il pubblico non ha amato “Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto”, fermo a 2, 4 milioni di euro e davvero finito come un gatto in tangenziale?

    come un gatto in tangenziale 2 – ritorno a coccia di morto come un gatto in tangenziale 2 – ritorno a coccia di morto

     

    Magari ha fatto meglio Aurelio De Laurentiis a far passare subito in streaming l’ultimo film di Carlo Verdone e togliergli così l’onta di venir snobbato dal pubblico. Che, almeno a Venezia, ma anche nei tweet che leggo, non aspettava altro che vedere “Dune” di Denis Villeneuve. Il pubblico è così volubile?

     

    me contro te il mistero della scuola incantata 4 me contro te il mistero della scuola incantata 4

    Ma, soprattutto cosa è diventato e cosa vuole? Di certo, non è lo stesso di due anni fa, quando fece comunque incassare a “Tolo Tolo”, non un capolavoro di Checco Zalone, 48 milioni di euro. Mentre oggi sappiamo benissimo che “Freaks Out” in Italia difficilmente si riprenderà i soldi spesi (14, 18, dicono addirittura oltre 20 milioni di euro) e, con le pesanti critiche di “Variety” legate all’aver osato accostare senza troppo pensarci Olocausto, nazisti con sei dita e clownerie, avrà vita dura in un possibile mercato americano.

     

    DUNE 5 DUNE 5

    Ma vedrete che non sarà facile neanche per “Dune” ricuperare i 165 milioni di dollari del budget e continuare senza lacrime la saga, anche se ha dalla sua la presenza di due star giovani e post o trans-pandemiche come Thimothee Chalamet e Zendaya che possono fare la differenza con i mammuth Marvel ormai invecchiati male.

     

    Per non parlare del nuovo 007, “No Time To Die”, con un budget da 250 milioni di dollari. Perché nel frattempo tutto sembra essere diventati vecchio e noioso. Non sempre quello che ci piaceva prima ci piace ancora, fosse anche per il fatto che ci ricorda un’altra vita, salvo poi chiuderci nel calore rassicurante del passato, fatta di manga come “Evangelion” o di Giovannone Coscialunghe in tv.

    CHECCO ZALONE - TOLO TOLO 2 CHECCO ZALONE - TOLO TOLO 2

     

    Ma non si può certo pensare che due anni di pandemia, con mesi e mesi passati sul divano di caso a vedersi serie e film su Netflix e Amazon, non abbiano influito sulla nostra visione. Da una parte siamo diventati estremamente esigenti. E abbiamo col cinema un rapporto fatto di scelte rapidissime. Dopo dieci, venti minuti sappiamo se un film ci piace o no. E cambiamo, perché sappiamo che ci sarà non uno, ma altri cento film pronti a attenderci. Fossero anche visti e rivisti.

     

    DUNE 11 DUNE 11

    Non esiste più un effetto evento, o almeno è molto raro. La partita della tua squadra la vedi anche se fa schifo perché aspetti la fine. Da un film non ti aspetti la stessa cosa. Anche se siamo disposti a sacrificare otto, dieci ore per vederci tutta una serie islandese come sotto ipnosi. Il film come film, da vecchi cinephiles, è sempre più morto, ottimo per i festival, ma non per la visione in sala.

     

    the suicide squad missione suicida the suicide squad missione suicida

    Sono stati i ragazzini sotto i dodici anni, quelli senza green pass, a vedere in massa “Me contro te”, mentre perfino un kolossal Marvel divertente e colto come “The Suicide Squad” di James Gunn aveva le sale vuote. Detto questo, proprio vedendo i film di  Venezia, è evidente che le produzioni di tutto il mondo, in piena pandemia, si siano concentrate su film chiusi in uno o due soli ambienti, perfino “Qui rido io” di Mario Martone, che ha tanti attori e tante comparse, è chiuso nel teatro e nel palazzo di Scarpetta, vedi pochissimi esterni.

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    Una serie come “Scene da un matrimonio”, rilettura ebreo-americana del capolavoro di Ingmar Bergman con due attori chiusi in casa per tutte le puntate è una produzione ideale in pandemia, e lo stesso è “Power of the Dog” di Jane Campion, dove la guerra al potere del patriarcato maschile, anche quello gay, è un buon tema da sviluppare in ambienti ristretti.

     

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    Ma quasi tutti i film più forti giocano su due-tre-quattro attori chiusi in un’abitazione, dal vincitore francese ”L’evenement” a “Competencia oficial” a “Spencer” a “”Madres paralelas”. Sono tutti film ideati e girati sotto pandemia. Stiamo sviluppando, quindi, storie forti, meglio se al femminile, ma chiuse, soprattutto per la tv, mentre ci stiamo dando una calmata con le megaproduzioni di una volta. La guerra ai supereroi Marvel, insomma, è già vinta sulla carta. Per motivi di budget e di incassi.

     

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    E perfino il pubblico sembra non essere più interessato, Cina a parte, ai kolossal fracassoni di un tempo. Il buco dei due anni ha fatto nascere, inoltre, tutta una nuova generazione di spettatori che probabilmente romperà con le tradizioni del prima. Vediamo come sarà accolto l’ultimo film di Clint Eastwood, 91 anni, “Cry Macho”, ma dubito che farà gli stessi incassi di “Gran Torino”, 270 milioni, e di “The Mule”, 174. Ovvio che molti produttori non ci capiscano più niente.

     

    CINEMA E CORONAVIRUS CINEMA E CORONAVIRUS

    Girano film, commedie, drammi, senza sapere che fine faranno i loro film. Spesso solo per produrli. Il vuoto del pubblico è spesso anche un vuoto di idee. Si aggrappano a vecchie regole che non funzionano più. Mentre il pubblico è ormai andato altrove e è altamente selettivo sui film che vede, sia in tv che al cinema, sia perché sa cosa è da tv e cosa è da sala, sia perché sa che di un prodotto medio, action o crime o mélo, ha altre decine di cloni o simil esempi in streaming.

    giovannona coscialunga giovannona coscialunga

     

    Non vuol dire che sia un pubblico più colto, ma è certamente più deciso e, come sempre, preferisce generi chiari. Basta pensare a come i ragazzi sappiano esattamente come scegliere i loro film, abbiano i loro nuovi cult, mentre un pubblico anziano si affida al caso o alla ripetizione. Come se i crime islandesi o i mélo turchi fossero libri Adelphi, insomma. E’ difficile capire cosa stia succedendo anche perché siamo ancora dentro una situazione di vuoto e di cambiamento. Per questo possiamo correre a vedere “Dune” o rivedere Giovannona Coscialunga. Ma temo che la distanza tra il nuovo pubblico e il vecchio pubblica si faccia sempre più gigantesca.

    giovannona coscialunga disoronata con onore giovannona coscialunga disoronata con onore

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