Antonio Caperna per il Messaggero
BOTERO LE SORELLE
In appena dieci anni è raddoppiato in Italia il numero di giovani colpiti da diabete. Non si tratta, però, di quello da tutti conosciuto come infantile o di tipo 1, cioè solitamente presente alla nascita e legato ad anticorpi che non riconoscono i propri organi e quindi distruggono le cellule beta del pancreas, che producono insulina, con relativa impossibilità di controllo del glucosio nel sangue. No, almeno 150mila giovani tra i 20 e i 35 anni in Italia hanno il diabete di tipo 2, quello legato a cattivi stili di vita, a partire dall' inattività fisica e la scorretta alimentazione (che ha determinato anche un' impennata dei casi di obesità). Una situazione che un tempo si osservava di solito in età molto più avanzata.
Diventa quindi imperativo riscoprire abitudini corrette a tavola e riprendere il peso giusto, poiché l' attività fisica è la forma di prevenzione primaria contro 26 patologie croniche non trasmissibili, diabete incluso.
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A richiamare l' attenzione sull' emergenza sono stati gli specialisti riuniti per Panorama Diabete, congresso organizzato dalla Società italiana di diabetologia (Sid), appena conclusosi a Riccione. «Attualmente - afferma Francesco Purrello, presidente Sid - In Italia si contano 3,5 milioni di casi di diabete diagnosticati ed un milione non ancora diagnosticati. Un diabetico di tipo 2 su tre ha meno di 65 anni, il 15% ha meno di 50 anni ma il 5%, che equivale appunto ad oltre 150mila soggetti, sono giovani tra 20 e 35 anni. Sono proprio i giovani a rischiare di più se non si correrà subito ai ripari».
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Una misura prioritaria, afferma Purrello, «è innanzitutto incentivare l' attività fisica, che ha una funzione di farmaco, ovvero curativa, oltre che preventiva. Oggi è interamente a carico delle famiglie. La nostra richiesta e proposta - conclude - è che sia invece detraibile dalla tasse, almeno per i pazienti diabetici ed i soggetti a rischio di sviluppare la malattia». Ma l' effetto benefico dell' attività fisica non deriva esclusivamente da un esercizio fisico organizzato nel tempo e prolungato, ma anche da pillole di movimento giornaliere.
Infatti, secondo gli esperti, il principio fondamentale è interrompere i lunghi periodi di sedentarietà, che caratterizzano le giornate: se si lavora per almeno 8 ore al giorno in ufficio seduti, bisognerebbe alzarsi al massimo ogni 45 minuti e camminare per qualche minuto, anche semplicemente percorrendo i corridoi e facendo le scale. Oppure, approfittare della pausa pranzo e, dopo aver mangiato cibi sani e porzioni contenute, fare una camminata di una ventina di minuti.
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«Le linee guida dell' Associazione americana di diabetologia Ada - spiega Andrea Di Blasio, ricercatore in Scienze motorie all' Università D' Annunzio di Chieti - consigliano l' attività fisica da 3 a 7 volte a settimana. Ma l' esercizio fisico può essere fatto anche attraverso una modalità contenuta nell' arco della giornata». L' obiettivo si può raggiungere anche grazie ad «attività leggere e piacevoli», sottolinea Agostino Consoli, presidente eletto SID, come ballare o portare a passeggio il cane. L' importante è alzarsi dalla sedia e muoversi
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