Cesare Giuzzi per www.corriere.it
MIMMO E MATTEO SALVINI
Cerchi Mohamed e trovi «Mimmo». Gli occhiali squadrati di metallo, la barba lunga sul mento e i capelli ingellati. «Sono a Milano da 18 anni, ne ho 37. Praticamente sono qui da sempre». Mohamed Samir Elsayed Abdellatif titolare del «Parrucchiere di San Siro» è l'uomo che ha trovato il cellulare rubato al figlio di Matteo Salvini e che, grazie alla sua fotografia scattata quando i due hanno cercato di recuperare il telefono nascosto nel suo negozio, ha permesso alla polizia di arrestare i presunti autori.
Sorride. Apre il cellulare e mostra una foto scattata con il leader leghista, vicepremier e ministro delle Infrastrutture: «È venuto qui a ringraziarmi, il 27 dicembre. Mi ha portato una torta. L'abbiamo mangiata in negozio». Segue altro scatto nella gallery del cellulare. «Quando ho saputo che avevano rubato il telefonino a suo figlio mi aspettavo che arrivassero qui le televisioni, le telecamere. Invece niente». La notizia, in realtà, non era stata diffusa da questura e procura. Mimmo sorride: «Però fate un po' di pubblicità al mio negozio, noi siamo bravi. Siamo amici della polizia, qui non voglio problemi e lo sanno tutti».
LA FOTO SCATTATA AI LADRI
Il giorno dell'Epifania il locale di via Ricciarelli all'angolo con via Altamura, in un quartiere (San Siro) dove ormai la lingua madre è l'arabo, è pieno di clienti. Tre poltrone da barbiere, due nella parte frontale e una in alto, nell'altra stanza del negozio. Bisogna salire quattro gradini per arrivarci. È lì che il fratello più giovane Said, anche lui barbiere e a Milano da due anni e mezzo, mostra il divano bianco a due posti: «Vedi era qua sotto, lo aveva nascosto quando la polizia è arrivata qui fuori seguendo il tracciato gps del telefono».
Erano le otto e mezza di sera del 23 dicembre. Quel ragazzo di 26 anni era entrato un po' trafelato fingendosi un cliente. Si era seduto sul divanetto e lì aveva atteso il suo turno per tagliarsi i capelli. Quando in via Altamura sono arrivate le volanti della polizia e gli agenti hanno iniziato a cercare con le torce tra le auto in sosta, il 26enne Mohamed Atef Ahmed - arrestato giovedì insieme al 21enne Ibrahim Mohamed Khaled Foad Khedr - temendo di essere perquisito ha gettato l'Iphone 12 di Salvini jr sotto al divanetto. Poi il giorno successivo è tornato a riprenderselo fingendo di averlo perso, insieme al complice.
«Pretendeva di entrare nel negozio, ma io l'ho bloccato. Gli ho chiesto: "Ma è un Iphone?". Mi ha detto: "Sì". Ho capito che era quello che la polizia cercava la sera prima», racconta Mimmo, come tutti lo conoscono nel quartiere. È in quel momento che escogita una mossa che si rivelerà decisiva per le indagini. «Gli ho detto che lo avrei fatto entrare solo se si fosse fatto fotografare».
matteo salvini e suo figlio federico 3
Il ragazzo è agitato, tanto che in aiuto di Mimmo arriva anche Abdoul, il fruttivendolo che sta a fianco. Alla fine i due giovani accettano. Ma Mimmo appena scatta la foto chiama la polizia. «Gli ho detto che non lo avrei fatto entrare. Che quel cellulare era rubato. E lui me lo ha confermato. Mi ha detto che era disperato, che viveva per strada e non aveva soldi per mangiare». Quando vedono avvicinarsi una volante i due giovani scappano via.
È in quel momento che il fruttivendolo va a controllare sotto al divano e trova il telefonino sul pavimento. Così Mimmo consegna lo smartphone alla polizia insieme alla fotografia appena scattata: Ahmed è in primo piano con il cappuccio della tuta alzato sulla testa. Il complice è sullo sfondo, appoggiato a un albero.
matteo salvini e suo figlio federico 2
Grazie a questa immagine gli investigatori della Mobile, diretti da Marco Calì, e quelli del commissariato Bonola guidati da Antonio D'Urso, riusciranno poi a risalire ai due pregiudicati. «Quando la polizia è venuta qui, il 23 subito dopo la rapina, c'era anche Salvini con il figlio. Io non l'ho riconosciuto, pensa che figura. È stato un mio amico a dirmi: "Ma quello è Salvini". Io non ho proprio collegato - racconta -. Eppure aveva anche la macchina della scorta».
matteo salvini e suo figlio federico 1
Per la sua collaborazione con la polizia, Mimmo è stato anche minacciato. Lo ha messo a verbale davanti agli agenti: «Ieri sera dopo che la polizia è andata via è venuto in negozio un egiziano che io conosco di vista in quanto vive nel quartiere, il quale mi ha rimproverato con tono minaccioso per aver chiamato la polizia, aggiungendo che lui conosce il ragazzo che voleva il cellulare e che questo è una brava persona». E adesso ha paura? «Se vengono a spaccarmi la vetrina o a buttarmi qualcosa dentro io chiamo la polizia. L'ho già detto anche a Salvini»
MATTEO SALVINI CON IL FIGLIO FEDERICO