- TIM:VENDITA QUOTA RETE NON ESCLUSA MA DOPO SEPARAZIONE
AMOS GENISH
(ANSA) - Quando la Netco sarà in grado di garantire un ritorno stabile allora Tim potrà venderne una quota e quotarla. L'ipotesi si fa strada, riferiscono fonti vicine al dossier. L'ad Amos Genish aveva peraltro già detto che la separazione legale della rete sarebbe comunque stata il primo passo e non ha mai escluso i successivi; ma aveva già chiarito che senza la separazione legale non è possibile nemmeno dare una valutazione precisa del business, indispensabile per un Ipo. Tra le condizioni per la quotazione c'è poi, dicono le fonti, anche la necessità di un quadro normativo chiaro.
Quello che è stato considerato un 'cavallo di battaglia' del fondo Elliott in realtà è sempre stato 'in nuce' anche nei progetti dell'ad Amos Genish. Lo si può ricostruire dalle sue dichiarazioni, fin dal novembre 2017. "Vogliamo il controllo della rete ma non dobbiamo averne il 100" aveva spiegato il manager dalla conferenza di Morgan Stanley su tech, media e tlc precisando già allora che la vendita di una quota "e' un'opzione se l'opportunità e' giusta" e se "aggiunge valore".
paul singer
Quando poi, a marzo, il progetto di separazione è stato messo nero su bianco, durante il roadshow con gli analisti per presentare il suo nuovo piano industriale Genish aveva già detto che quello che si stava realizzando era "un passo fondamentale (e condizione sine qua non, ndr) che apre un ventaglio di opportunità per il futuro".
Non un punto di arrivo quindi ma un punto di partenza. A chi parla di Ipo, e il riferimento era Elliott ma non solo, Genish ha già risposto ricordando che "solo dopo la separazione legale sapremo dare un valore all'infrastruttura", condizione necessaria per un investitore che deve eventualmente decidere se aderire a una quotazione.
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
- TIM, CALENDA BENEDICE IL PIANO ELLIOTT
Rosario Dimito per il Messaggero
Nella partita su Tim, a sorpresa Elliott incassa il beneplacito del governo, mentre Franco Bernabè è in pole position per ottenere le deleghe su sicurezza e Sparkle che Giuseppe Recchi rimetterà oggi sul tavolo del cda convocato a Roma nel pomeriggio dove potrebbe arrivare dimissionario.
Ma andiamo con ordine. Ieri il ministro del Mise uscente, Carlo Calenda, si è per la prima volta espresso pubblicamente sulla partita che da alcune settimane vede contrapposto Elliott alla media company francese Vivendi, che con il 23,9% dei voti esercita il controllo di fatto sull'ex incumbent tricolore. Il fondo americano ha chiesto, con una integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile, la revoca di 6 consiglieri e, nel suo manifesto, ha indicato come capisaldi lo scorporo della rete con relativa quotazione, la conversione delle azioni di risparmio e il ritorno al dividendo.
Calenda, che negli scorsi mesi si è battuto proprio per la separazione della rete, ha quindi approvato il piano Elliott: «È un progetto coincidente con quello che noi intendiamo fare per l'interesse pubblico». Nel pomeriggio invece il Consiglio dei ministri ha deciso di non esercitare il golden power sull'operazione di Elliott, a conferma che il fondo Usa gode dell'appoggio dell'intero arco costituzionale.
sparkle
Non a caso il tema della rete è presente anche nei programmi del centrodestra e del M5S. Infatti esponenti di Elliott avrebbero incontrato nelle scorse settimane i tre schieramenti per presentare la propria iniziativa ottenendone l'approvazione informale. Intanto il fondo ha ufficialmente comunicato alla Consob la propria quota in Tim, attestandosi al 5,74% con una posizione costruita tra azioni e derivati; il 3,75% è in azioni con diritto di voto e l'1,99% è una posizione lunga in derivati, un synthetic equity swap con scadenza febbraio 2021. Nessuna visibilità è stata invece data su una eventuale posizione in azioni di risparmio.
La richiesta di integrazione dell'ordine del giorno sarà ratificata con un passaggio formale dal cda odierno. La vera questione che i consiglieri dovranno affrontare riguarda però le deleghe su sicurezza e Sparkle che il vice presidente Recchi ha deciso di rimettere dopo aver annunciato la propria non disponibilità a mantenerle già il 25 gennaio.
franco bernabe
La questione non è di poco conto: per il decreto golden power, infatti, tali deleghe devono essere in capo a un italiano munito del nulla osta di sicurezza, pena il rischio per Vivendi, in caso di inottemperanza, di vedere sterilizzate le proprie azioni Tim e di essere obbligata a cederle entro 12 mesi.
La quadra potrebbe essere trovata assegnando le deleghe a Bernabè, già presidente e ad in due occasioni, che però perderebbe i requisiti di indipendenza: a fargli posto come amministratore esecutivo dovrebbe essere uno dei tre consiglieri francesi, il presidente Arnaud de Puyfontaine (che già si è detto disponibile a congelare le deleghe), Frederic Crepin o Hervé Philippe.
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Da il Giornale
DE PUYFONTAINE BOLLORE
In Telecom arriva da metà aprile Pietro Scott Jovane, manager noto soprattutto per la stagione in cui ha guidato Rcs, prima di Laura Cioli e dell' Opa di Umberto Cairo. L' utlima sua avventura, conclusa poche settimane fa, era stata invece al vertice di EPrice. Telecom, che pur è alle prese con 6mila esuberi e la ristrutturazione interna, ha creato per Jovane la posizione di chief commercial officer, a diretto riporto dell' ad Amos Genish.
john elkann
L' incarico è prestigioso perchè investe lo sviluppo di tutta la strategia commerciale, business e consumer. E a «suggerire» il nome di Jovane si sarebbe speso anche il presidente di Fca, John Elkann, che lo stima da sempre, tanto da essere stato lui a portarlo in Rcs strappandolo a Microsoft. E non essendoci una posizione libera in Fca, lo ha consigliato a Tim.
scott jovane