Giovanni Falconieri per https://torino.corriere.it
INCENSO
Al proprio cane aveva dato il nome della bambina che viveva nell’alloggio accanto al suo, «così ogni volta che insultava l’animale insultava anche la piccola». Le offese rivolte al fratellino della bimba erano invece dirette: «Bastardino marocchino» gli ripeteva tutte le volte che lo vedeva correre davanti alla porta, passandosi il pollice sulla gola «a voler simulare uno sgozzamento». Non contenta, aggiungeva frasi come questa: «Hai bisogno di una lezione, sei mezzo bambino e mezzo diavolo, siete uno peggio dell’altro».
A volte «usciva sul ballatoio portando con sé un vaso contenente incensi, un rosario e la foto di un santone simulando un maleficio verso l’abitazione della famiglia» nordafricana. In altre occasioni gli insulti erano indirizzati alla mamma dei due fratellini: «Sporca, zingara, torna nel tuo Paese».
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A quella famiglia tanto sgradita riusciva a rivolgere offese sempre più gravi: «Marocchini, sporchi, bastardi, andate via». Poi sputava addosso a grandi e piccoli, aggiungendo: «Fate schifo».
La donna che non sopportava i vicini di casa di nazionalità marocchina è una torinese di 57 anni: è stata condannata a 2 anni e 1 mese di reclusione con l’accusa di atti persecutori. Ma per la signora che non tollerava la presenza di una famiglia straniera nell’abitazione accanto alla sua, questa non è la prima condanna. Nel 2013, per fatti analoghi commessi nei confronti degli stessi vicini di casa, alla 57enne fu inflitta una pena di 2 anni e 6 mesi di carcere.
ROSARIO E BIBBIA
Ma non bastò. Tant’è che arrivò una nuova denuncia. E poi l’inizio di un nuovo processo, quello che si è concluso in questi giorni con un’altra condanna. I fatti contestati nella richiesta di rinvio a giudizio depositata dal pubblico ministero Francesco Pelosi si sarebbero verificati dal settembre 2015 al settembre 2017, quando finalmente gli «atti persecutori» cessarono grazie alla «misura cautelare di allontanamento» emessa dal gip su richiesta del pm. Da allora la famiglia maghrebina vive una situazione di maggior serenità. Ma fino ad allora è stato un inferno, un doloroso calvario durato anni.
A separare la porta di casa della torinese da quella dei marocchini c’erano neppure due metri di ballatoio in un modesto condominio nel quartiere periferico di Barriera di Milano. Due metri che sono stati, per un tempo infinitamente lungo, il teatro di una guerra altrettanto lunga. Lunga e penosa.
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Cominciata il giorno stesso in cui la famiglia marocchina ha preso in affitto l’alloggio: pare che quella volta la 57enne abbia salutato i nuovi vicini di casa con una frase di questo tenore: «Dovete andarvene, non vi vogliamo, siete sporchi e siete degli assassini». Un benvenuto che i marocchini non potranno mai dimenticare.
Poi, a partire da quel momento, sono cominciati gli episodi inseriti nel fascicolo della Procura. «Diverse volte», si legge per esempio nelle carte del pm, la torinese «gettava la spazzatura o escrementi del cane davanti alla porta di casa» della coppia arrivata dal Marocco con i due figlioletti.
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E quando capiva che i bambini stavano per uscire di casa, la 57enne «apriva improvvisamente la porta e urlava contro di loro, spaventandoli». Marito e moglie, per cercare di evitare l’incontro con l’imputata, erano arrivati persino a lasciare i sacchetti della spesa in automobile, per poi portarli in casa di notte.
Adesso l’incubo è finito. E per la torinese, assistita dall’avvocato Luca Calabrò, è arrivata una nuova condanna. Alle vittime di questa incredibile vicenda, assistite dagli avvocati Davide Vettorello e Marco Pugliese, il Tribunale ha riconosciuto una provvisione di 20mila euro.