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    “IO CE L’HO PROFUMATO” – VIDEO: VI RICORDATE IL MITICO SPOT DELLE CARAMELLE MENTAL? E QUELLO DI LAVAZZA CON NINO MANFREDI CHE PRENDEVA IN GIRO GLI ABORIGENI CON L’ANELLO AL NASO? OGGI NON PASSEREBBERO LA CENSURA – CATALOGO DI CAMPAGNE PUBBLICITARIE CHE NON SAREBBERO SCAMPATE ALL’ONDATA DEL METOO E DEL POLITICAMENTE CORRETTO


     
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    Alessandro Gonzato per “Libero Quotidiano”

     

    spot mental io ce l'ho profumato 3 spot mental io ce l'ho profumato 3

    È uno scandalo! Razzisti! Sessisti! Ma ve le immaginate le reazioni delle anime belle della Sinistra se alcuni mitici spot televisivi del passato venissero messi in onda oggi? Negli anni '80 e '90 ce n' erano di formidabili: erano incisivi, semplici ma per questo molto efficaci. Si trattava di gag legate alla réclame. Altri tempi, altra tivù. Ora i politici di Sinistra, soprattutto certe signore di quella sponda, farebbero a gara per farli bloccare. L' Agcom, l' autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, sarebbe presa d' assalto.

    spot rapident dracula spot rapident dracula

     

    Come potrebbero non gridare allo scandalo, le finte perbeniste, di fronte allo spot delle caramelle Mental? «Io ce l' ho profumato» diceva un signore meridionale vestito di tutto punto voltandosi verso una donna imbarazzata. «L' alito...», chiariva l' uomo, «ce l' ho profumato con Mental. Perché Mental profuma l' alito... E che avevi capito?». L' onorevole di turno, meglio se con qualche alta carica della Repubblica, come minimo presenterebbe un' interrogazione parlamentare per chiedere conto al ministro competente di questa gravissima offesa alla dignità delle donne.

     

     

    «DI CHI È QUESTO»

    nino manfredi con gli aborigeni nello spot lavazza nino manfredi con gli aborigeni nello spot lavazza

    Non la passerebbero liscia nemmeno gli autori dello spot dello spazzolino Rapident, in cui una piacente signora accettava di farsi mordere il collo dal Conte Dracula solo dopo che questi si era lavato i denti accuratamente: ah, la violenza sulle donne! E quelle casalinghe che si facevano in quattro per pulire il bagno con Mastrolindo? No, quello era schiavismo.

     

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    Oggi si scatenerebbe un putiferio. Assisteremmo a una ridda di dichiarazioni al vetriolo, fioccherebbero i comunicati stampa: basta svilire il ruolo della donna! Che la doccia e la vasca da bagno se la puliscano gli uomini! Chi non ricorda la pubblicità dei preservativi Control? «Di chi è questo?» chiedeva un corrucciato professore che entrando in aula ne aveva trovato una confezione sul pavimento. «È mio», «è mio», «è mio», rispondevano uno dopo l' altro studenti e studentesse. Svergognati!

     

    spot alpitour ahi ahi ahi spot alpitour ahi ahi ahi

     

    I paladini e le paladine radical chic avrebbero di che indignarsi a vanvera anche sul fronte razzismo, dicevamo. Nino Manfredi, a lungo testimonial della Lavazza, sfotteva gli aborigeni che dicevamo «Labazza», con la "b". Gli omoni neri con l' anello al naso lo perseguitavano in salotto, in giardino, erano dappertutto e gli fregavano sempre la tazzina di caffè.

     

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    Lui gli faceva il verso: è del tutto evidente che oggi qualche mente eccelsa darebbe dell' intollerante al compianto attore. E lo spot dei cioccolatini Sperlari? I magi, in attesa della nascita di Gesù, nella loro tenda ne mangiavano uno dopo l' altro fino a finirli. E dunque cosa portare al bambinello? Trovata geniale di Baldassare, quello nero: «Mazzo di fiori!». Ci sembra di sentirli i tromboni di sinistra: «È una vergogna sfottere i venditori di rose! Fermate questa pubblicità xenofoba!».

     

     

     

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    C' era poi la coppia italiana, marito e moglie, che viaggiava a bordo di un autobus scalcinato, tra beduini e capre, guidato da un africano: «Turista fai da te?» gli chiedeva il conducente africano. «No Alpitour? Ahi ahi ahi!».

     

    CARAMELLE PERICOLOSE

    Qualcuno di sicuro avrebbe da ridire anche sull' omino delle caramelle Tabù (era un fumetto tutto nero coi guanti bianchi) che alla fine dello spot, per reclamizzare la variante del confetto, se ne usciva canticchiando: «Ta-ta, ta-tabù, anche bianco...».

     

     

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    La bellissima Kelly Hu, conosciuta come Kaori, nello spot del formaggio Philadelphia, non faceva che dire: «Poco, poco», «tanto, tanto»: insomma, la giapponesina veniva derisa da quei razzistacci dei padroni di casa dove lei prestava servizio. Se torniamo ancora più indietro negli anni è impossibile non pensare a Calimero e al suo «Ava come lava». Il simpatico pulcino, rivolgendosi a una giovane che faceva il bucato diceva: «Non trovo la mia mamma perché sono piccolo e nero». La risposta, oggi, provocherebbe un terremoto: «Tu non sei nero, sei solo sporco». La ragazza lavava Calimero con Ava, e lui ne usciva di un bianco abbagliante.

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