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    “LA GRAN BRETAGNA È DIVENTATA LA NUOVA ITALIA” – IL NEO-CANCELLIERE DELLO SCACCHIERE, JEREMY HUNT, CHIAMATO A RADDRIZZARE I CONTI DISASTRATI DEL REGNO, È STATO SUBITO SOPRANNOMINATO “JEREMY DRAGHI”. ALLA SUA PRIMA USCITA HA PRESENTATO UN MINI-BUDGET CHE CONTRADDICE COMPLETAMENTE QUELLO DEL SUO PREDECESSORE, KWASI KWARTENG – E IERI IL “SUNDAY TELEGRAPH” È USCITO CON DUE PAGINE PER AVVERIRE CHE “DOBBIAMO PREPARARCI A UNA ECONOMIA STAGNANTE FATTA DI ZERO CRESCITA E ALTE TASSE COME L'ITALIA”


     
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    1 - PANICO A LONDRA: «SIAMO DIVENTATI LA NUOVA ITALIA»

    Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”

     

    Jeremy Hunt Jeremy Hunt

    «Jeremy Draghi»: così già chiamano a Londra il neo-Cancelliere dello Scacchiere, quel Jeremy Hunt portato al governo per raddrizzare la barca di una Gran Bretagna che sembra sul punto di affondare. La premier Liz Truss, a Downing Street da poco più di un mese, è ormai del tutto esautorata: dopo l'umiliante marcia indietro sul pacchetto fiscale che aveva precipitato nel panico i mercati finanziari, la leader del governo è in office but not in power (in carica ma non al potere).

     

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    All'interno del suo partito conservatore sono in corso le trattative su come e con chi rimpiazzarla: ed è una questione di quando, non di se. Liz Truss rischia di essere destituita nel giro di poche settimane - se non di pochi giorni: e il suo diventerebbe uno dei governi più brevi della storia britannica.

     

    Ma non è solo «Jeremy Draghi» a richiamare il paragone col nostro Paese: ieri il Sunday Telegraph è uscito con due paginoni intitolati «Come la Gran Bretagna è diventata la nuova Italia». Il giornale conservatore spiega che «dobbiamo prepararci per una economia stagnante fatta di zero crescita e alte tasse»: e commenta amaro che «diventare l'Italia è una triste prospettiva : di tutti i Paesi del G20, è quello che vorremmo emulare di meno».

    jeremy hunt jeremy hunt

     

    Perché non ci sono soltanto le sconfortanti prognosi economiche ad accostare le due nazioni: Londra sembra essere precipitata in una instabilità politica degna del teatrino romano che ben conosciamo. Ma se si allarga lo sguardo, è difficile non riconoscere che la Gran Bretagna è uscita dai binari dopo il referendum sulla Brexit: a David Cameron è succeduta Theresa May, che è stata incapace di concludere un accordo con l'Europa ed è stata per questo destituita; al suo posto è arrivato Boris Johnson, che non ha potuto dare corpo alle mirabolanti promesse sull'uscita dalla Ue ed è finito a sua volta pugnalato da una congiura di palazzo; ora tocca a Liz Truss rotolare nella polvere, dopo aver tentato di dar vita a un sogno neo-thatcheriano che si è subito rivelato un incubo.

    liz truss mario draghi liz truss mario draghi

     

    Chi la sostituirà sarà il quinto premier in poco più di sei anni: qualcosa di mai visto nella storia britannica, ma che è solo l'onda lunga del trauma del divorzio dall'Europa. Un terremoto che sembra ancora lontano dall'assestarsi.

     

    2 - LIZ TRUSS GIOCA L'ULTIMA CARTA: IL CANCELLIERE DELLO SCACCHIERE HUNT CAPOVOLGE LE MISURE FISCALI VARATE DAL PREDECESSORE SILURATO. LA STERLINA RESPIRA UN PO'

    Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per www.repubblica.it

     

    Liz Truss gioca l'ultima carta per salvare il proprio posto. La premier ha detto sì e il nuovo Cancelliere dello Scacchiere (come si chiama qui il ministro delle Finanze) Jeremy Hunt è andato  alla camera dei Comuni a presentare un mini-budget che contraddice completamente quello presentato appena due settimane fa dal suo predecessore Kwasi Kwarteng in accordo con la leader conservatrice. […]

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    Aumenti fiscali e tagli alla spesa pubblica è la ricetta di Hunt nella speranza di ristabilire la calma sui mercati che nei giorni scorsi hanno minacciato di travolgere l'economia britannica. In particolare, il neo responsabile delle Finanze, ribattezzato dai giornali il Ceo del governo, ossia l'amministratore delegato, colui che è effettivamente al comando, ha annunciato l'annullamento della riduzione dal 20 al 19 per cento delle imposte per chi ha un reddito inferiore a 35 mila sterline, dei tagli all'IVA per i visitatori stranieri e di altre agevolazioni fiscali.

     

    Nei giorni scorsi era già stata abolita la riduzione dal 45 al 40 per cento delle tasse ai contribuenti più ricchi. In tutto, Hunt ha spazzato via in un colpo i due terzi delle riforme finanziarie introdotte da Liz Truss, incluso il sostegno pubblico a lungo termine ai rincari energetici. Seguiranno altri "contenimento dei costi", ovvero tagli della spesa pubbblica per tenere a bada il debito. E il ministro lo ha sottolineato platealmente nel suo discorso: "Abbiamo capovolto quasi tutte le misure fiscali varate tre settimane fa". Parole che suonano come una condanna dell'operato della premier. O come una campana a morto per la sua leadership.

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    La nomina e poi l’intervento di Hunt hanno fatto risalire lievemente la sterlina e alcuni titoli di stato sui mercati asiatici e poi su quelli europei, una temporanea boccata di ossigeno per il governo. Ma l’opinione dominante a Londra è che il destino di Truss sia comunque segnato. […]

     

    Jeremy Hunt Jeremy Hunt

    Il rischio per i conservatori è che un nuovo cambio di premier, che sarebbe il quinto negli ultimi sei anni, renda inevitabili le elezioni anticipate: e un sondaggio sul Guardian indica che, se si andasse ora alle urne, il Labour otterrebbe una schiacciante maggioranza, simile a quella che portò al potere Tony Blair nel 1997 dopo diciassette anni di governo della destra. Ma lasciare Truss a Downing Street, ritengono in molti nel suo stesso partito, rimanderebbe soltanto una sconfitta ancora più disastrosa: eletta da soltanto 80 mila iscritti ai Tories il mese scorso, la premier viene ormai ritenuta screditata e incapace. Prima se ne va, sembrano concordare mondo politico e business, meglio sarebbe per tutti.

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