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    L’EUROPA CHIEDE ALL'ITALIA UNA PROVA DI FEDELTÀ – ALL’ECOFIN CHE SI APRE DOMANI, GIORGETTI RICEVERÀ UN ULTIMATUM SUL MES – CON I FRONTI APERTI SU PNRR, PATTO DI STABILITÀ, EXTRAPROFITTI E MIGRANTI, MELONI SI TROVA A UN BIVIO. E IL FALLIMENTO DEL PIANO PER UN’ALLEANZA TRA POPOLARI E CONSERVATORI COMPLICA I SUOI PIANI – MASSIMO FRANCO: “IL GOVERNO RISCHIA DI ALIMENTARE LA SINDROME DELL’ACCERCHIAMENTO. SALVINI SUI MIGRANTI PARLA DI ‘ATTO DI GUERRA CON UNA REGIA’. APPROCCIO SCIVOLOSO MENTRE SI TRATTA CON L’UE SUL PATTO DI STABILITÀ


     
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    1 – BANCHE, MES, ALLEANZE BIVIO UE PER MELONI “ORA DECIDA CON CHI STARE”

    Estratto dell'articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

     

    giorgia meloni contro il mes giorgia meloni contro il mes

    È il bivio di Giorgia Meloni. Deve decidere se schierarsi con Bruxelles o con i nemici sovranisti dell’Europa. E farlo in fretta, perché informalmente da Bruxelles le hanno chiesto di fornire una prova definitiva di fedeltà.

     

    All’Ecofin che si apre domani a Santiago di Compostela, infatti, Giancarlo Giorgetti riceverà un ultimatum. Entro una settimana dovrà dire chiaramente se Roma intende ratificare il Mes, fornendo pure una data precisa. […]

     

    È solo l’ultimo duello, in ordine di tempo. Il più grave risale alla decisione di tassare gli extraprofitti delle banche, criticata apertamente ieri dalla Bce. È il passaggio chiave che ha stravolto ogni equilibrio.

     

    GIANCARLO GIORGETTI GIANCARLO GIORGETTI

    La premier ha confidato ai suoi di aver avvertito in quel momento la reazione ostile del «sistema». Il colpo di coda dell’establishment. Una trama precisa, in cui un ruolo centrale viene attribuito a Paolo Gentiloni, con il consenso dei massimi vertici istituzionali. L’istante in cui la presidente del Consiglio è rimasta sola.

     

    […] Un banco di prova è appunto il Mes. Il secondo riguarda l’eventuale adesione alla nuova maggioranza continentale. I vertici europei hanno infatti chiesto informalmente a Meloni di far sapere già nelle prossime settimane – e non dopo il voto, come ipotizzato ancora ieri - se intende partecipare al bis di Ursula von der Leyen. Una decisione senza alternative, visto che anche l’ala critica di Manfred Weber ha abbandonato il progetto di un patto con i Conservatori. A meno di non volersi consegnare a una fragorosa irrilevanza anti- sistema.

     

    GIORGIA MELONI GIORGIA MELONI

    […] L’inflazione asfissiante, il Pil in picchiata, gli sbarchi dei migranti, i dubbi sulla «lealtà» di Salvini, una manovra senza soldi. E ancora, quei «giochini» – riferiscono che li abbia definiti proprio così - che immagina orditi appunto lungo l’asse Roma-Bruxelles da Gentiloni.

     

    Una tempesta perfetta che allarma la presidente. Ecco allora che la scelta di von der Leyen di “ingaggiare” Mario Draghi ha avuto un effetto destabilizzante. Di fronte alla novità, la leader fa buon viso a cattivo gioco, loda la decisione, ma soffre l’incoronazione. Teme che, senza un patto preventivo con Bruxelles, i prossimi nove mesi possano avvicinare una crisi.

     

    Per questo, mentre tratta con gli ambasciatori continentali, ha deciso di minare il terreno su cui crede possa costruirsi un’alternativa: quello che conduce proprio a Gentiloni. E che, per ragioni diverse, lambisce pure Draghi. A Palazzo Chigi li considerano le uniche riserve della Repubblica, dunque da ridimensionare. Con forme e intensità diverse, perché diversi sono i loro percorsi.

     

    meloni gentiloni meloni gentiloni

    Gentiloni, per dire: la cerchia meloniana più ristretta lo chiama ormai, poco affettuosamente, «quello che vuole fare il premier». «È spesso critico e non collaborativo», ha ripetuto ieri Meloni (provocando la replica del suo entourage: «Stucchevole»). È un timore profondo che deriva da una consapevolezza: il Conte 2 e il governo Draghi sono nati con la sponda politica e diplomatica del dem. Minare quel campo, dunque: ecco la priorità. E spingersi oltre.

     

    Spingersi in qualche modo fino a Draghi. La decisione di Von der Leyen ha spiazzato la maggioranza, perché ha lanciato un segnale all’Europa: se c’è qualcuno in cui crediamo, si chiama proprio Draghi. Nessun ministro o dirigente di maggioranza ha commentato. Poi Meloni in tv ha salutato la «buona notizia », ma subito dopo ha sfoderato un argomento già usato come clava verso Gentiloni: sono certa che farà l’interesse dell’Italia. Un velato avvertimento politico a non schierarsi contro l’esecutivo.

    giorgia meloni al g20 di new delhi - alle spalle paolo gentiloni giorgia meloni al g20 di new delhi - alle spalle paolo gentiloni

     

    Certo, i due hanno collaborato lealmente durante il passaggio di consegne. Ma diversi ministri hanno attaccato l’ex banchiere, contestandogli l’impianto del Pnrr. E non esiteranno a farlo ancora, se non dovesse prevalere l’appeasement con Bruxelles.

    . Con l’Europa che chiede una prova di fedeltà entro una settimana. E con una leader che oggi volerà a Budapest da Viktor Orban. Se la scelta è tra una svolta moderata e un ritorno all’antico, il viaggio ungherese è un indizio poco rassicurante. […]

     

     

    2 – I FRONTI APERTI CON L’EUROPA CHE PESANO SULL’ESECUTIVO

    Estratto dell'articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

     

    giorgia meloni giorgia meloni

    Sembra una nemesi della storia, quella che sta colpendo il governo di destra sui migranti. Incolpare Giorgia Meloni e i suoi alleati per un afflusso così massiccio da fare impallidire quelli del passato sarebbe ingeneroso. Quanto avviene è figlio della destabilizzazione di nazioni nordafricane come la Tunisia e la Libia […]

     

    Ma è legittimo chiedersi che cosa sarebbe successo se l’isola di Lampedusa fosse stata al collasso con un esecutivo diverso dall’attuale; o se allora Francia e Germania avessero deciso di chiudere i confini con l’Italia. È un brusco richiamo alla realtà per tutti, e la conferma di un problema strutturale impossibile da risolvere senza una collaborazione a livello europeo.

     

    […] Ma a aggravare la situazione a Lampedusa è il contesto politico. Le tensioni con alleati come i governi di Parigi e Berlino ricordano che la campagna per le Europee spinge ogni Stato a guardare alle proprie opinioni pubbliche. Conferma l’esigenza per l’Italia di relazioni diplomatiche il più possibile distese con chi dovrebbe assorbire i migranti di passaggio nel nostro Paese per arrivare nell’Europa del Nord.

     

    MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

    La durezza con la quale ieri un portavoce tedesco ha ricordato che il governo di Roma si è ripreso solo una quota minima di stranieri è significativa. I limiti del «meccanismo di solidarietà volontaria» si confermano vistosi, e fonte di frustrazione per chiunque sieda a Palazzo Chigi.

     

    Le procedure di selezione di chi chiede asilo alla Germania venendo dall’Italia riprenderanno «non appena» si riapriranno i trasferimenti dei migranti verso l’Italia, comunica Berlino. La conclusione delle opposizioni è che la premier Giorgia Meloni e i suoi alleati hanno fallito e sono isolati nell’Ue. In realtà, da anni su questo tema è isolato più o meno ogni governo italiano.

    giorgia meloni giorgia meloni

     

    L’imbarazzo della maggioranza e la polemica dei suoi avversari nascono semmai dallo scarto con quanto veniva detto in campagna elettorale su impossibili blocchi navali. Ma questo rischia di alimentare la sindrome dell’accerchiamento del governo. Il leader leghista Matteo Salvini parla di «atto di guerra con una regia». Approccio scivoloso mentre si tratta con l’Ue sul Patto di stabilità, e con la Commissione contraria alla tassa sugli extraprofitti delle banche. Troppi fronti aperti fanno temere che l’Italia riemerga magari non isolata, ma ridimensionata.

    TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO GIANCARLO GIORGETTI GIANCARLO GIORGETTI

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