VIDEO - UNA GIORNATA NELLA VITA DELLE ‘BABY ROM’: FERMATE IN METRO, IDENTIFICATE, PORTATE IN CASA FAMIGLIA. E SCAPPATE DOPO VENTI MINUTI…
1. ROMA, LO SCANDALO DELLE BABY ROM: FERMATE IN METRO, SCAPPANO DAI CENTRI ACCOGLIENZA IN 20 MINUTI
Davide Desario per www.ilmessaggero.it
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Sei ore per fermarle, identificarle e accompagnarle in un centro di accoglienza. E appena 20 minuti per vederle scappare via e tornare a fare quel che vogliono. Ma non è tutto qui lo scandalo delle baby rom che ogni mattina dal campo di Castel Romano invadono la metro di Roma per rubare ai passeggeri portafogli e cellulari. Oltre la beffa, infatti, c’è anche il danno: le forze dell’ordine “buttano” il loro tempo e il Campidoglio “butta” montagne di soldi per pagare i centri di accoglienza.
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Ecco la cronaca di cosa succede in una normale mattina nella metropolitana di Roma dove le forze dell'ordine tentano, inutilmente, di contrastare il fenomeno delle baby rom che passano la giornata sui vagoni delle metro a derubare i passeggeri. Un'azione costante che inizia alle 9 del mattino e termina nel tardo pomeriggio. Si concentra principalmente nelle stazioni più affollate e più turistiche come Termini, Repubblica, Barberini, Spagna, San Pietro e Colosseo. Il videoreportage che potete vedere in questo articolo è l'impietosa e vergognosa sintesi.
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L'ESERCITO DI CASTEL ROMANO
La prima parte di questa cronaca potrebbe raccontarla un qualsiasi pendolare che ogni giorno assite disarmato a questi scippi sotto gli occhi di tutti. «Le bande di baby borseggiatrici arrivano quasi tutte dal campo di Castel Romano - spiega un investigatore - Se a quelle in azione sulle metro aggiungiamo quelle sui bus e quelle che colpiscono i turisti in fila al Colosseo e ai Musei Vaticani parliamo di circa 80-100 ragazzine. Tutte al di sotto del 14 anni, nei confronti delle quali abbiamo le mani legate. Ogni tanto c'è qualche sedicenne che coordina e insegna. Ma quelle più grandi non le prenderai mai con le mani nel sacco».
L'ARRIVO
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Arrivano con un autobus tutte le mattine alla stazione Eur Fermi della linea B intorno alle 9. Come venerdì 21 luglio.
Erano in nove. Tutte insieme. Pronte a entrare in azione con le loro tecniche consolidate ( guarda questo video) : scelgono la vittima (preferiscono stranieri, anziani e donne sole), la accerchiano, una la distrae, un'altra le sfila il portafogli e lo passa subito ad un'altra. Tutto questo nel caos della banchina della metropolitana, mentre si sale o si scende da un vagone. Le portiere si chiudono e loro hanno messo a segno il loro colpo. E se qualche passeggero prova a ribellarsi passa i guai. Come la donna che la scorsa settimana è stata picchiata a colpi di cellulare.
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Rubano un portafogli dietro l'altro. Se poi vengono fermate in poche ore tornano in libertà.
L'altra mattina gli agenti dello Spe (Sicurezza Pubblica Emergenziale) di Roma Capitale le hanno fermate prima che entrassero in azione. Erano appunto le nove del mattino. Puntualmente erano tutte senza documenti.
L'INUTILE IDENTIFICAZIONE
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Ed essendo molto piccole agli agenti non è rimasto altro che fermarle e attendere un pulmino per portarle all'ufficio immigrazione della questura di Roma in via Teofilo Patini. Qui, tra i mille nomi diversi che danno agli agenti, sono state tutte identificate attraverso impronte digitali e fotosegnalamento: la più "tranquilla" aveva già tre precedenti per furto o rapina, la più agitata era già stata fermata almeno 16 volte. Nessuna dichiara i nomi dei genitori altrimenti questi potrebbero essere denunciati come minimo per abbandono di minori. E anche laddove si sa chi siano il padre e la madre, ovviamente sono irritracciabili. E le forze dell'ordine non possono lasciare andar via dei minori.
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Così, sentito il magistrato di turno del tribunale dei minori, le ragazze vengono "affidate" al sindaco che per legge ha l'obbligo di occuparsene. Quindi? Quindi gli agenti contattata la Sala Operativa Sociale del campidoglio (Sos) e questa assegna le baby rom ad un centro di accoglienza specializzato (in convenzione con il Comune) in zona Fidene.
LA FARSA DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA
Così dopo sei ore di lavoro gli agenti della polizia di Roma Capitale riprendono il pulmino e accompagnano le baby rom nel centro di accoglienza per minori disagiati in via Annibale di Francia, zona Villa Spada vicino Fidene. Il pulmino arriva alle 14,45, il cancello elettronico si apre e il pulmino entra. Le ragazze vengono prese in consegna dal personale. Per ognuna di loro il Comune di Roma paga ai centri di accoglienza circa cento euro al giorno. Alle 15 gli agenti escono dal centro di accoglienza e tornano al loro comando.
LA FUGA
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Ma dopo appena venti minuti, il colpo di scena. Il grande cancello elettronico si apre e in pochi secondi con un sprint degno di Usain Bolt tutte le baby rom scappano dal centro di accoglienza. E si danno alla fuga nelle strade vicine senza fermarsi un momento. Sembrano conoscere perfettamente la zona. Ognuna sceglie una strada diversa. Ma dopo poco sono di nuovo tutte insieme che vanno verso la fermata del bus. Magari torneranno in azione già su quell'autobus. Tanto non rischiano nulla.
2. ROMA, IL CAMPIDOGLIO: «UN “MENTAL COACH” PER CONVINCERE I ROM A LAVORARE»
Lorenzo De Cicco per www.ilmessaggero.it
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I rom della Barbuta e della Monachina come Michael Jordan o Isolde Kostner. Gli abitanti delle baraccopoli fatiscenti che il Campidoglio vuole chiudere andranno a lezione dal mental coach, come gli assi dello sport. Solo che a pagare queste figure ibride, a metà tra lo psicologo (non tutti hanno la laurea) e il guru, stavolta, sarà il Comune di Roma.
L’obiettivo, assai singolare, è “motivare” i nomadi degli insediamenti da smantellare a cercarsi un lavoro. Evidentemente la prospettiva di ritrovarsi senza container e roulotte entro la fine de 2018, di per sé non basta. Per questo l’amministrazione capitolina è pronta a ingaggiare questi “professionisti del benessere”.
DAGLI USA
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Dicesi “mental coach”: «Allenatore della mente, che aiuta a trovare dentro sé stessi risorse che ancora non sono affiorate e che permettono di ottenere il raggiungimento dei propri obbiettivi», definizione pescata sul web in uno dei tanti siti che reclamizzano corsi (non sempre a buon mercato) di auto-motivazione. Per chi ancora non ne avesse sentito parlare, si tratta di una professione germogliata negli Usa – uno dei primi ad affidarsi al mental coach è stato il recordman del golf, Greg Norman – e poi importata in Europa.
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I fanatici del settore raccontano che André Agassi, solo grazie al suo personal coach riuscì a passare dal trentesimo posto al podio agli Open Usa del ‘94. Qui da noi, si dice che si siano avvalsi del mental coach Igor Protti e Alessandro Del Piero. Una moda talmente popolare da sconfinare anche in altri ambiti, come nei corsi di motivazione lavorativa o aziendale.
Per i nomadi sarà la prima volta. Ma tant’è. Nel capitolato di gara del Piano Rom approvato dalla giunta di Virginia Raggi a fine maggio, ecco spuntare tra le varie «azioni per l’inclusione lavorativa» anche questa: a disposizione dei nomadi ci saranno dei «mentoring and personal coaches», si legge nelle carte del bando, che si occuperanno «di fornire il supporto adeguato in termini di strumenti e competenze per le prime fasi di avvio delle iniziative imprenditoriali aiutando gli ideatori a fare le scelte giuste in ordine ai processi lavorativi e strategici». Se non bastasse, sono previsti anche corsi di «talent management» (gestione del talento) e di «personal development programs», per sviluppare doti comunicative e relazionali.
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E ancora: «La formazione proposta - c’è scritto nel bando - dovrà essere integrata anche con alcuni moduli individuali non solo incentrati sulla autovalutazione e sul miglioramento delle proprie competenze (self-assessment), ma anche alla promozione di momenti di scambio tra i partecipanti per potenziare le tecniche comunicative e organizzative fino a quelle strategico-finanziarie».
I COSTI
I costi dell’operazione non sono ancora chiari; probabilmente si capiranno meglio quando la commessa verrà assegnata. Di certo si sa che il Piano Rom, in totale, costerà alle casse del Campidoglio 3,8 milioni di euro, in gran parte ricavati dai fondi messi a disposizione dall’Unione europea. Una buona fetta verrà riservata per la cosiddetta «inclusione abitativa».
la fuga delle baby rom
Tradotto: il Comune pagherà un «contributo per l’affitto» fino a 800 euro al mese, per un massimo di due anni, ai rom a basso reddito. Il resto verrà impiegato per aiutare i residenti delle baraccopoli a trovare lavoro. Se con i “personal coach” non dovesse funzionare, ci penserà il Comune a finanziare l’avvio delle «attività imprenditoriali» dei nomadi, mettendo sul piatto fino a 5mila euro a persona.
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