Andrea Greco per "la Repubblica"
Giuseppe MussariLa Fondazione Mps, quasi ligia alla scadenza di sabato 17, chiude dopo un mese la negoziazione sul debito da 900 milioni: la moratoria con una dozzina di banche creditrici andrà fino al 15 marzo, e per quella data l´ente «provvederà a predisporre un piano di ribilanciamento economico-finanziario da condividere con gli istituti finanziatori». In soldoni, un piano di dismissioni radicale, che potrebbe intaccare il 48% delle azioni Mps al servizio dei vari prestiti.
Il pacchetto sarà intaccato inevitabilmente, come extrema ratio, se l´Autorità bancaria europea non modificherà le sue misure di rafforzamento patrimoniale, che impongono alla banca senese una ricapitalizzazione da 3,2 miliardi. La Fondazione non potrebbe seguirla, e sarebbe necessario mettere in sicurezza l´istituto con nuovi azionisti disposti a mettere risorse fresche. In tal caso, la Fondazione potrebbe dimezzare la sua quota, chiedendo ad altri soci storici di Siena (Caltagirone e Axa in primis) di arrotondare.
Gabriello ManciniMa solo tra un mese (il 20 gennaio vanno presentati all´Eba i piani di rafforzamento delle banche europee) si avrà un quadro più chiaro. Quel che è stato definito ieri è il percorso che, comunque, l´ente senese deve compiere per meritarsi la fiducia degli istituti. Questi (un plotone guidato da Mediobanca, Jp Morgan e Credit Suisse, unica che non ha ancora firmato la moratoria: ma lo farà nelle prossime ore, secondo uno schema analogo) non chiederanno di escutere le azioni in pegno, ma di vedere un´ampia campagna dismissioni negli attivi della Fondazione.
ANTONIO VIGNIIl 2,56% della Cdp, il 31% dell´immobiliare Sansedoni, il 36% di Fontanafredda, l´1% di Mediobanca, l´1% di Sator e il 5,6% del Fondo F2i dovrebbero portare in cassa circa 300 milioni. Fino a metà marzo - tre mesi meno rispetto agli iniziali propositi - sarà possibile operare con più serenità, perché «è sospeso il meccanismo di integrazione e svincolo delle garanzie prestate dalla Fondazione» sui contratti di fido. La caduta del titolo in Borsa, dopo la crisi dei debiti sovrani e le richieste di nuovo capitale dell´Eba, aveva piombato le azioni Mps, e costretto l´ente a dare in pegno tutta la quota. Un meccanismo pericoloso, ora congelato.
SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENAMa a marzo il tourbillon riprenderà, e a Rocca Sansedoni sono ormai rassegnati a fare cassa anche con il pacchetto di Mps. Già nominati Mediobanca e Rothschild come advisor, nessuno ne parla ma si profila un "piano di emergenza" per cedere un 20-25% delle quote a un nocciolo di fidati azionisti. E magari stringere un patto parasociale, che possa esprimere un nuovo vertice della banca (in primavera scade l´attuale) inserendo la figura dell´amministratore delegato, di cui si parla da anni senza costrutto.
Uno scenario che potrebbe anche rivelarsi scivoloso per il presidente Giuseppe Mussari e il dg Antonio Vigni, il vertice attuale il cui rapporto con la Fondazione si è incrinato. Nè potrà migliorare nei prossimi mesi, anche perché sarà molto difficile pensare di erogare un dividendo.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONENella città del Palio si discute molto, ma non si trova "l´uomo forte" che sappia trarre l´istituto e il socio dall´impasse iniziata nel 2008 sborsando 8 miliardi cash per comprare Antonveneta. Il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi e il presidente della Provincia, Simone Bezzini, sono i grandi elettori della Fondazione, tutti di matrice Pd. Ma il "controllo" dell´antico Monte pare un miraggio che si allontana: solo i sindacati ci credono ancora. Ieri hanno rilanciato la già nata Associazione dipendenti azionisti, per valorizzare i loro piccoli pacchetti, che insieme superano il 3% del capitale.