MORTA LAURA ANTONELLI
(ANSA) - E' morta a Ladispoli, vicino Roma, l'attrice Laura Antonelli. Secondo quanto si è appreso, a dare l'allarme stamattina intorno alle 8.30 è stata la donna delle pulizie che l'ha trovata per terra in casa. Arrivati nell'abitazione gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
1. NELLA CASA DI LADISPOLI LONTANA DAL SUO PASSATO ASCOLTANDO RADIO MARIA
Andrea Garibaldi per il "Corriere della Sera" del 4 giugno 2010
LAURA ANTONELLI
Ladispoli è una cittadina a 40 chilometri da Roma, sul mare, cresciuta senza tanti riguardi, a beneficio dei romani espulsi da Roma per colpa dei prezzi. Quarantamila abitanti, quattromila romeni. Dal ' 36 al ' 43, in via Duca degli Abruzzi, ha vissuto Roberto Rossellini, regista felice e ancora sconosciuto. Alla fine degli anni 90 in via Napoli, è arrivata Laura Antonelli. Venticinque anni prima, 1973, aveva interpretato in "Malizia" la cameriera Angela La Barbera e aveva fatto fremere adolescenti e adulti d' Italia. L' arrivo a Ladispoli segna l' inizio di una seconda vita.
Laura Antonelli sta tuttora al primo piano di una casa di mattoncini rossi. Saloncino, camera, bagno e cucina. Niente quadri, foto, ricordi. Un letto singolo, un comodino, la macchina per cucinare, una credenza. L' apparecchio tv l' ha buttato via, la radio è sempre accesa su una sola stazione, Radio Maria. «Nei primi tempi - racconta una vicina - talvolta cenavamo assieme. Era divertente, raccontava gli anni in cui stava con Jean Paul Belmondo, ad Acapulco...». Poi, pian piano Laura aveva sempre meno voglia di tornare sul suo passato, s' immergeva nella sua fede religiosa: «Lasciava bigliettini sotto gli usci degli appartamenti.
LAURA ANTONELLI
C' era scritto: "Pregate Iddio e la Madonna"». Di solito, lei Dio lo chiama "Papino". Nel 2004 il tribunale di Civitavecchia, su segnalazione dei servizi sociali di Ladispoli, ha pronunciato una sentenza di interdizione per Laura Antonelli. Secondo le perizie mediche, ha un disturbo che in certe fasi la porta a elargire denaro a chi glielo chieda. Così, sono svaniti in tanti rivoli i 300 milioni incassati per la vendita della villa di Cerveteri, dove Laura ha vissuto prima di approdare a Ladispoli.
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In quella villa, anno 1991, furono trovati 24 grammi di cocaina, l' attrice fu arrestata, accusata di spaccio. Passò in carcere un mese, poi fu condannata a tre anni e mezzo. Nove anni più tardi in appello venne assolta: uso personale. Dopo altri sei anni, per la lunghezza del processo lo Stato le riconobbe 150 mila euro di risarcimento. Era il maggio 2006 e il ministro della Giustizia Clemente Mastella, le inviò un mazzo di fiori, con un biglietto di scuse.
Il denaro sfugge all' interdizione: viene versato presso una banca nell' aprile 2007, ma nel settembre lei ha già ridotto il deposito a 5000 euro. Ad amministrare i beni di Laura Antonelli il tribunale ha chiamato il sindaco di Ladispoli, Crescenzo Paliotta, che ha delegato l' avvocato del Comune, Mario Paggi. E l' avvocato ha promosso due cause civili, perché a un certo punto Laura Antonelli ha venduto la nuda proprietà della casa di Ladispoli e di una sua dependance, ma l' acquirente ha versato solo una piccola parte della cifra pattuita.
Laura Antonelli in Malizia
C' è anche un fascicolo aperto dalla Procura di Civitavecchia per circonvezione d' incapace, dato che in tutti questi passaggi di denaro potrebbero essere entrate anche le persone che in questi anni hanno assistito la Antonelli. Luchino Visconti la diresse nell' "Innocente" e disse che era «la donna più bella dell' universo». Persona fragile, in realtà, fiduciosa negli altri. Esule da Pola, in Istria, con i suoi genitori, fece per un po' l' insegnante di educazione fisica, ma il mondo dello spettacolo la chiamava: annunciatrice tv, fotoromanzi, telefilm, fino a "Malizia", successo difficile da governare.
LAURA ANTONELLI
Nei primi anni 90 - dopo l' arresto - con uno di quei progetti puramente commerciali si pensò a un "Malizia 2000". Laura si sottopose a una cura antirughe che le gonfiò il viso. Fece causa al chirurgo, la perse. Laura oggi sta molto in casa, fuma moltissimo. Una signora scelta dal Comune le fa la spesa. Va in chiesa, ogni tanto, Santa Annunziata, Santa Maria del Rosario.
Amici rimasti dai tempi d' oro, Lino Banfi e Marco Risi. L' avvocato Paggi gestisce con cura la pensione da 512 euro e un vitalizio da 1100 euro al mese, che le versa il compratore della casa di Cerveteri. Lei pensa di essere vicina alla fine, scrive testamenti. Vuole lasciare la radio e i libri e i dischi di Bob Marley a un suo amico slavo che fa il parcheggiatore. Il Vangelo e gli Atti degli Apostoli all' unico fratello, Claudio, che vive in Canada. Vuole essere sepolta a terra, dice sempre.
2. LAURA ANTONELLI, SOLITUDINE DI UNA STELLA CADUTA «NON VOGLIO RICORDARE, NON VOGLIO PIÙ NESSUNO»
Pino Corrias per il "Corriere della Sera" del 28 aprile 2003
BEATRICE IANNOZZI GIANNI DE MICHELIS LAURA ANTONELLI
Palazzina anonima, periferia di Ladispoli. Laura Antonelli abita qui, in una bolla di aria, tempo e sofferenza che la rende intoccabile, inavvicinabile, imparlabile. Trent' anni fa, in vestaglia e reggicalze, salì la scala nel tinello di Malizia ed entrò nella storia del cinema italiano. Bella e finalmente raggiungibile. Vestale della commedia erotica, simbolo di amore ancillare, sesso casalingo e soprassalto peccaminoso. Oggi non c' è più nulla della sua giovanile bellezza se non gli occhi che ti guardano per un attimo, occhi ancora azzurri, velati, ma perfettamente indifferenti.
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Più nulla del suo antico e bellissimo corpo, da anni ingrassato fino a 100 chili e deformato dalla depressione, dagli psicofarmaci, dall' alcol, dalla solitudine. Tutto sparito dentro a quegli anni della carriera e della ricchezza, delle pene d' amore e della sfortuna che infine si addensarono nei mesi paranoici del 1991, l' arresto per 36 grammi di cocaina, il carcere, la vergogna. Tutto sparito in quel lifting sbagliato, durante le riprese di un grottesco Malizia 2000, remake che avrebbe dovuto sfruttare l' eco (proprio) del carcere, della vergogna, dello scandalo e che (invece) le sfigurò il viso per un anno e il cuore per sempre.
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Fu in quei mesi di declino e di abbandono, inseguita dai fotografi a caccia del mostro, a caccia della regina caduta, a caccia della femmina che infine risarciva, con la sua afflizione, tutti i desideri frustrati, che Laura Antonelli pronunciò la sua frase più commovente e premonitrice: «Uso il dolore come una spugna e un po' alla volta cancello le persone che mi hanno fatto soffrire». Eccola dunque, perfettamente sola e perduta, ora che per altri dieci anni la sua spugna ha cancellato il mondo circostante. E' mattina presto, sta andando a messa.
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Cammina lentissima a piccoli passi. Cammina rasentando i muri. Indossa una tunica di cotone grigio. Scarpe di gomma. Ha un crocifisso al collo. I capelli raccolti. Della sua antica ricchezza le resta poco più di nulla, questo bilocale arredato con le tendine bianche (cucina, salotto, camera con lettino singolo) e una pensione Enpas da 500 euro al mese. Inutile seguirla. Inutile avvicinarsi. Inutile parlarle. Al telefono, un mese fa, è rimasta in silenzio aspettando che sgocciolassero tutte le parole disponibili a motivare un incontro. Poi ha detto: «Laura Antonelli non esiste più».
Incontrarla è una vertigine di spavento e una fatica che ti indeboliscono come una cattiva radiazione. Dice: «Non voglio parlare. Non voglio vedere. Non voglio ricordare». Provi a sentire chi l' ha frequentata negli anni d' oro, quelli condivisi con i play-boy, le feste, le spider rosse, la celebrità, i viaggi, quando era «la donna più bella dell' universo» (Luchino Visconti), quando viveva nel superattico di via Campo Marzio arredato di fiori e di bambù, quando si faceva fotografare con vestaglie di raso rosa e il sorriso di velluto, ed è come risvegliare una antica malattia, un ricordo sbagliato.
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Attori, attrici, registi, produttori raddoppiano il vuoto, allungano la distanza della caduta: mai più sentita, mai più vista. Dove abita? E' ancora viva? Vieni a sapere, tra precauzioni e sospiri, che amici di amici di amici, una notte dello scorso inverno, l' hanno raccolta per strada fradicia di pioggia e alcol. L' hanno asciugata, ripulita, rivestita. E di nuovo dimenticata.
Eppure a sfogliare i ritagli di allora torna a lampeggiare una folla di nomi intorno al suo bellissimo viso dove trapelano la licenza e il perdono, la dolcezza e l' oblio. I volti tirati di quella Roma anni ' 70 e ' 80, ricca, eccitata, rumorosa, infelice, che la incoronò regina di cuori e degli incassi: il produttore Silvio Clementelli e il vecchio Rizzoli, i registi Samperi, Festa Campanile, Dino Risi, gli attori Lando Buzzanca, Alberto Sordi, Enrico Maria Salerno. Gli industriali e gli avvocati di Cinecittà.
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Robert Altman e Michelangelo Antonioni che la volevano a tutti i costi. Lei più divina delle bellissime emergenti (Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida), unica erede (sembrava) di Sofia Loren e di Gina Lollobrigida, della Mangano e della Cardinale. «Un volto d' angelo su un corpo da peccatrice» come scrivevano i cronisti estasiati. Lei che veniva «da una infanzia dispersa e infelice», famiglia di sfollati slavi (nata a Pola, anno 1941), profuga a Venezia, poi a Napoli, poi a Camaldoli, insegnante di ginnastica approdata a Roma nel 1963, primi Caroselli, poi i fotoromanzi con qualche velo svelato, le primissime commediole osées tipo La rivoluzione sessuale, anno 1965, dove Laura, scandalosamente, faceva il bagno nuda.
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Corpo perfetto: 55 chili, 1 metro e 66 d' altezza. Poi lei moglie di un marito voyeur (Lando Buzzanca: «Era magica, bastava che si slacciasse un mezzo bottone »), che la esibisce per tornare ad amarla. Infine il successo. Racconta Sandro Parenzo, oggi produttore, che sceneggiò Malizia con il regista Salvatore Samperi: «L' idea della servetta che eccita tutti i maschi di casa la pescammo un po' da Brancati. Calze velate, buco della serratura, silenzi d' appartamento, rumore della doccia. Fu un miracolo». Storaro ci mise la luce dei film di Bertolucci.
Fred Bongusto la musica della penombra. Laura Antonelli, tutto il resto. Fu il più grosso incasso dell' anno 1973, 6 miliardi di lire di allora. Il suo cachet passò da 4 a 100 milioni a film. Scrisse il critico Buttafava: «Assurta a simbolo del sesso italico: piccole porcherie esplosive fissate in un catalogo da variare all' infinito». Scrisse il grande Rodolfo Sonego, sceneggiatore: «Lei era di una bellezza estremamente desiderabile e ingannevole. Poteva far perdere la testa a qualsiasi uomo l' avesse incontrata».
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Sbocciò infine - dopo un matrimonio sbagliato con l' antiquario Piacentini e innumerevoli flirt veri o presunti - la sua storia d' amore, più emozionante e spettacolare, con Jean-Paul Belmondo strappato alla più gelida e perfetta e bikinata delle Bond-girl, Ursula Andress. Rapito dal set de La trappola e il lupo, in fuga prima a Roma, poi nei Caraibi, isola di Antigua, poi su tutti i rotocalchi del mondo per le botte e i baci, i tradimenti, i litigi e l' amore ad alta quota, come raccontavano (oltre a Laura) le scandalizzate hostess del Concorde di linea Parigi-New York.
Amore che durò 9 anni, senza matrimonio, senza figli («la sola idea di averli mi terrorizza»), senza una casa in comune, lei a Roma, terrazza a pochi passi da Montecitorio, lui appartamento a Saint-Germain-des-Prés, pendolari d' amore, incastonati nella collana di luce del jet-set che luccica a puntate: «Ogni mattina, se nella stanza da letto non c' è Jean-Paul, ho una sua corbeille di rose rosse». Loro che decollano verso Los Angeles per l' incontro Muhammad Alí-Ken Norton. Loro che atterrano negli ippodromi d' Inghilterra dove si gioca il polo.
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Loro che si inseguono da un set all' altro, fino a che la stanchezza si insinua, e poi le recriminazioni, la gelosia. «Quando Jean-Paul è in pubblico - dirà Laura appena quarantenne e appena separata - deve sempre fare a pugni e tenere in braccio una donna vistosa». Forse è da qui che inizia il declino di Laura Antonelli, donna (infine) di nessuna o pochissima malizia, semmai ingenua, fragile come uno specchio dentro al quale, lentamente, dilegua la giovinezza.
E la bellezza, inavvertita, si incrina. Nelle interviste di allora - primi anni ' 80 - la sua voce, ancora impastata d' accento giuliano, si fa via via più cupa: «Mi sono legata a uomini sbagliati. Colpa mia. Colpa del mio dannato bisogno di affetto». E poi: «Ho un temperamento drammatico, un po' russo». E poi: «Ho un male nell' anima. Ho sempre la voglia istintiva di chiudere gli occhi e di raggomitolarmi in un angolo». L' angolo che sceglie è lontano da Roma. Acquista una villa immensa a Cerveteri, tre case, una piscina olimpionica, il parco, gli orti, tutto fiorito, tutto bellissimo, tutto solare, ma avvelenato dal veleno della solitudine.
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Dice: «Vivo nel silenzio. Sono molto chiusa, non faccio confidenze, non ho amici. Sono angosciata da tutto: dallo squillo del telefono al mistero dell' universo». L' universo si rompe definitivamente la notte del 27 aprile 1991 quando in camicia da notte, lo sguardo allucinato, la faccia gonfia di alcol, apre la porta d' entrata della villa al maresciallo Sollazzo e gli dice: «Venga, dentro c' è una festa», accompagnandolo, indifferente, fino a quel celebre vassoio pieno di coca (con puntiglio il tribunale annotò: 36 grammi di cocaina, pari a 162 dosi, valore 9 milioni di lire), che le spalancò il carcere, la condanna in primo grado a 3 anni e 6 mesi, poi il Centro di igiene mentale di Civitavecchia, poi l' assoluzione in appello (tossicomane e non spacciatrice), anno 2000.
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Da allora il telefono ha smesso di squillare. La villa è stata svenduta. I genitori sono morti. L' unico fratello, Claudio, è andato a vivere in Canada. Uno dei pochissimi rimasti a darle una mano è Piero Albertelli, bottega in via dei Prefetti, il più classico tra i camiciai di Roma, amico di Visconti e delle dive di allora, che ti dice: «Lei ha bisogno di tutto, tranne che di ricordare». Laura Antonelli ha cancellato e si sta cancellando. Per questo ha distrutto tutte le sue foto. E vive in un perpetuo, indistinto, presente.
Si sveglia ogni mattina alle 7. Va in chiesa. Torna. Alle 10 arriva una badante che si occupa della spesa e della casa. Ogni tanto arriva un volontario della Charitas. Lei sta seduta in salotto. Legge i salmi della Bibbia. Non compra i giornali. Non guarda la televisione. Va a letto alle 8 di sera. Prega. Al suo amico Albertelli dice di sentire le voci. Le voci le parlano della sofferenza, della solitudine, del tempo che se ne va. Qualche volta piange. Poi (finalmente), si addormenta.
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3. LA VERITÀ DI LAURA ANTONELLI: "BASTA ACCANIRSI CONTRO ME, NON SONO PAZZA"
Cristiano Sanna per http://spettacoli.tiscali.it/ del 25 maggio 2015
Ora che gli anni sono quasi 74, ora che gli anni tribolati sembrano essersi allontanati un altro po', arriva il momento di chiarire un po' di cose. Lo ha fatto già tempo fa Laura Antonelli la "divina creatura" del cinema italiano, tornando a parlare della sua condizione difficile. Poche risorse, una vita ridotta al minimo, un tutore legale che dispone per lei cosa fare delle sue sostanze. Una carriera lumnosissima che tra i tardi anni Sessanta e gli Ottanta aveva fatto di lei una diva di prima grandezza, e un simbolo di bellezza e sensualità tutto italiano.
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Poi, l'arresto per possesso di cocaina e l'accusa di spaccio, con l'assoluzione arrivata solo dopo un decennio. Una carriera andata in frantumi, l'inizio dell'esilio artistico, dell'impoverimento, della trasformazione del corpo, dei molti abusi della sua disponibilità a donare e fare del bene. La scoperta della salvezza in un'esistenza minimale e molto religiosa. Ci può stare tutto, in una vita che sa spesso essere spietata. Ma essere descritta come matta no.
"Sto bene, lasciatemi in pace" - Laura Antonelli ha concesso tempo fa una rarissima intervista al L'Ortica, foglio locale pubblicato nel Lazio, dove sta Ladispoli, la cittadina in cui risiede la ex attrice, in un piccolo condominio vicino al mare. E ha provato a chiarire come stanno le cose: "Io sto bene, ho soltanto gli acciacchi che può avere una donna di oltre 70 anni che da tempo vive momenti difficili. Il peggio è alle spalle, il mio amore per Dio mi ha aiutata, ribadisco a tutti che non sono pazza".
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A chi continua a raccontarla come santa martire fuori di senno dice: "Da 20 anni mi chiedo il perché di tanto accanimento e non trovo spiegazioni. E' vero che io ho sbagliato all'epoca, ho commesso molti errori perché non ero felice. Può sembrare paradossale ma un giorno ti guardi allo specchio, vedi che sei bella, ricca e famosa ma ti accorgi che hai un vuoto dentro. Così arrivano scelte sbagliate, cadi nel precipizio e solo grazie alla fede ho superato tante avversità. Per fortuna ci sono tante persone che mi vogliono bene, esiste anche un sito internet chiamato divina creatura dove tutti i miei fans mi lasciano attestati di stima ed affetto. Dio li benedica".
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Quelle sentenze che pesano - Colpita da una sentenza che la condannava come spacciatrice, poi assolta ma solo dopo anni di calvario legale, segnata da un intervento al viso che le rovinò in parte i lineamenti alla vigilia delle riprese di quello che sarebbe dovuto essere il film del rilancio, Malizia 2000, oggi Laura Antonelli sente il peso dell'avere un tutore legale che dispone delle sue risorse, alcune delle quali messe in vendita dal figlio, d'accordo con la sua badante. Di quel ricavato la Antonelli ha visto ben poco. La sua libertà di movimento è compromessa dalle poche risorse, dal doversi rapportare al tutore legale e agli assistenti sociali che la visitano.
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Tanto da non riuscire a progettare un semplice viaggio in Ungheria, per rivedere la sua amata nipote. Ma il mondo dello spettacolo è un pianeta ormai lontanissimo. E va bene così. Gli errori del passato sono serviti a renderla, come dice ancora lei stessa, "molto più accorta", specie nei confronti di chi in passato le ha spillato soldi approfittandosi della sua generosità. ll presente è fatto di cose semplici, piccole, quotidiane, nella casetta condominiale vicino alla spiaggia. "Di spirito mi sento appena 40 anni" ha detto la Antonelli, che ha rifiutato anche l'assegno per ex artisti indigenti previsto dalla legge Bacchelli e a lungo caldeggiato per lei da Lino Banfi.
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"Voglio vivere tranquilla, amare Dio e pensare sempre positivo. Possibilmente un po' più libera. Sono felice, ho lasciato tanti anni fa la strada sbagliata. Sto anche bene in salute e mi tengo lontana dai medici". Basta capirlo, una volta per tutte. 25
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