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    LA POLITICA VA A TROJAN – MENTRE A TRAPANI VA IN SCENA IL BRUTTO SPETTACOLO DEI GIORNALISTI INTERCETTATI, LA POLITICA AL SOLITO LITIGA SULL’USO “AMPIO” DEL TROJAN, POSSIBILE EFFETTO COLLATERALE DEL TESTO DELL’EX MINISTRO BONAFEDE SULLE “TARIFFE” DI CHI INTERCETTA. SECONDO “FOFÒ DJ” LO SCHEMA, DI CUI OGGI SI DISCUTE IN COMMISSIONE GIUSTIZIA ALLA CAMERA, PERMETTEREBBE DI RISPARMIARE, MA...


     
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    Liana Milella per www.repubblica.it

     

    trojan trojan

    Può il Trojan - il virus inserito in un cellulare che spia la vita del proprietario - non solo intercettare le telefonate nonché quanto avviene nell'ambiente circostante, ma anche "rapinare" automaticamente, e senza un'autorizzazione specifica, l'agenda, gli indirizzi, i dossier che quel telefono si porta dietro e ha intorno a sé?

     

    NANCY PORSIA NANCY PORSIA

    E ancora: anche se la legge stabilisce che le centrali di ascolto devono stare nei palazzi di giustizia oppure presso le forze di polizia, è possibile invece che queste "periferiche" vengano piazzate presso le ditte stesse? Tutto questo è costituzionalmente lecito oppure siamo di fronte a una palese violazione delle regole della Carta?

     

    Quando si parla di intercettazioni, da sempre, si litiga. Il film è identico: i fan degli ascolti contro i garantisti. Pronti i primi - il centrodestra e Italia viva - a piazzare mille zeppe contro regole troppo permissive. E succede anche stavolta. Proprio mentre, a Trapani, va in scena un brutto spettacolo.

     

    trojan trojan

    Quello di una decina di giornalisti intercettati dalla polizia con una procura che, in un caso, quello di Nancy Porsia, ha addirittura autorizzato ascolti per sei mesi, registrando anche le conversazioni tra la collega e l'avvocato della famiglia Regeni Alessandra Ballerini. Tutto il materiale è stato depositato. Anche se era del tutto irrilevante. Sarà distrutto, garantisce il procuratore Maurizio Agnello, ma intanto è destinato a diventare pubblico, senza alcuna ragione, e in spregio alla privacy. Un episodio che spiega le ragioni dello scontro politico.

    ALESSANDRA BALLERINI PAOLA REGENI ALESSANDRA BALLERINI PAOLA REGENI

     

    E proprio sul tema caldissimo delle intercettazioni oggi - alle 18 e trenta - si litiga in commissione Giustizia alla Camera. E di mezzo c'è l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede che l'8 febbraio, quando ormai il governo Conte era in crisi, ha inviato a Montecitorio uno schema di decreto ministeriale per stabilire le tariffe - una minima e una massima - per pagare le ditte che materialmente fanno le intercettazioni. Bonafede ha anche documentato che sugli ascolti si stava risparmiando. Dal suo punto di vista è un successo perché non si potranno più richiedere cachet salati per intercettare.

    alfonso bonafede alfonso bonafede

     

    Finisce soprattutto la discrezionalità. Ma il suo testo, appena ha varcato la porta della commissione, ha subito suscitato un vespaio. Come Repubblica ha già documentato il 19 marzo. Tant'è che ancora giovedì scorso è stato necessario un ennesimo rinvio. E l'appuntamento è fissato per oggi.

     

     Lo battaglia di Costa sul Trojan

    Non mollano Enrico Costa di Azione, Pierantonio Zanettin e Giusy Bartolozzi di Forza Italia, la Lega, Lucia Annibali e Catello Vitiello di Italia viva. E ovviamente Fratelli d'Italia, unico gruppo all'opposizione. Mentre M5S, con il presidente Mario Perantoni e la ex Giulia Sarti, che è la relatrice del decreto, spingono per un'immediato via libera. Nello stesso modo la pensa Alfredo Bazoli del Pd. Ma, come si può vedere, i numeri contano, e Pd e M5S da soli non hanno la maggioranza in commissione. Oggi ci sarà anche un cambio di sottosegretario alla Giustizia, perché invece della grillina Anna Macina, favorevole al testo, arriverà Francesco Paolo Sisto, l'avvocato barese di Forza Italia, da sempre nemico delle intercettazioni per professione e per posizione politica.

    GIULIA SARTI GIULIA SARTI

     

    Ma sul Trojan Costa non molla. Ed è pronto a votare contro il parere. Perché, come spiega a Repubblica, "non si può legittimare un decreto che, discutendo di tariffe più o meno favorevoli, alla fine invece legittimi ben altro, e cioè un captatore Trojan che diventa un tutto fare, può intercettare gli audio, può copiare e fare i video, può prendersi i dati che sono in movimento, può captare le conversazioni tra presenti".

     

    ALFREDO BAZOLI ALFREDO BAZOLI

    Questo, secondo Costa, il Trojan già lo fa. Ma quello che invece non può fare - per soli 30 euro com'è scritto invece nel decreto - "è risucchiare file, impossessarsi di documenti, copiare integralmente la rubrica, cioè tutti gli elementi statici che si trovano nel telefono o nel computer". E perché non potrebbe farlo? Perché, secondo Costa, per fare questo "ci vuole un decreto di perquisizione, altrimenti siamo di fronte a una perquisizione illegale permanente". Addirittura Costa ipotizza che una simile operazione possa configurare un "danno erariale" perché "verrebbero pagate delle prestazioni che in realtà non sono consentite".

    enrico costa enrico costa

     

    La lite sulle "periferiche"

    Dopo il Trojan ecco la lite sulle "periferiche". La questione è antica. E la riporta in ballo Pierantonio Zanettin, avvocato ed ex Csm per Forza Italia e oggi deputato. Che non si sente affatto garantito da quanto è scritto nel decreto sulle "periferiche", cioè le stazioni di registrazione: "Il codice di procedura penale stabilisce che i captatori devono stare dentro gli uffici della procura oppure della polizia giudiziaria.

     

    Non possono stare all'esterno. La nostra condizione è che le ditte, di conseguenza, non possano essere titolari di stazioni di registrazione esterne". Una regola per cui si batte anche Giusi Bartolozzi, deputata di Forza Italia, e giudice prima a Gela, poi a Palermo e, prima di entrare in Parlamento, alla Corte di appello di Roma.

     

    Che contesta il decreto dalle fondamenta, perché "è inopportuno definire le tariffe senza aver prima analizzato il contenuto della prestazioni fornite". Secondo Forza Italia, il decreto di fatto legittima dei comportamenti senza fissare prima regole molto precise e dettagliate che fanno parte dei codici. Un'affermazione che la relatrice Sarti contesta perché, secondo lei, questo è solo un decreto che "fissa le tariffe", poi il resto andrà visto sul piano normativo e delle regole.

    CATELLO VITIELLO CATELLO VITIELLO

     

    Lo scontro politico nella maggioranza

    Come dicono i deputati di Italia viva Lucia Annibali e Catello Vitiello "il decreto è privo delle necessarie garanzie costituzionali e processuali". Quindi va modificato nel senso di essere certi che queste garanzie vengano rispettate. A questo punto non resta che un compromesso per evitare la rottura della maggioranza sulle intercettazioni.

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