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    LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ È UN BEL CETRIOLONE: L’ITALIA AVRÀ SEMPRE MENO MARGINI DI POLITICA ECONOMICA – LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE UE, CHE DOVRÀ ESSERE APPROVATA ENTRO IL 2023, PREVEDE PROCEDURE PIÙ MORBIDE PER I PAESI CON ALTO DEBITO, MA ANCHE UN COMMISSARIAMENTO DI FATTO: OGNI GOVERNO DOVRÀ CONCORDARE SINGOLARMENTE CON BRUXELLES COME RIDURRE L’ESPOSIZIONE ECCESSIVA, E SE GLI OBIETTIVI NON SARANNO RISPETTATI, SCATTERANNO SUBITO LE SANZIONI…


     
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    Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

     

    PAOLO GENTILONI CHRISTIAN LINDNER PAOLO GENTILONI CHRISTIAN LINDNER

    Procedure più morbide per chi ha debito e deficit eccessivo. Ma più controllate. Sottoposte ad un accordo con la Commissione che vigilerà sugli obiettivi anno per anno. E quindi "commissarierà" di fatto gli Stati "cattivi". A partire dall'Italia. Ecco la Riforma del famigerato Patto di Stabilità presentata ieri mattina dalla Commissione europea e che dovrà essere approvata entro il 2023.

     

    Ossia prima che lo stesso Patto torni ad essere operativo dopo la sospensione decretata in seguito alla pandemia. E l'accordo finale con i 27 è ancora lontano. L'Italia ha già chiesto maggiore flessibilità sugli investimenti. I Paesi del nord chiedono controlli più stringenti sebbene nelle dichiarazioni formali ieri Germania e Olanda non abbiano chiuso alla riforma.

     

    giorgia meloni ursula von der leyen 3 giorgia meloni ursula von der leyen 3

    Nella proposta di Palazzo Berlaymont, allora, vengono cancellate le misure di rientro dal debito e dal deficit eccessivo ormai inattuali: un ventesimo del debito ogni anno (per l'Italia voleva dire oltre 50 miliardi l'anno) e lo 0,5% del disavanzo per il deficit. Sanzioni inattuabili, e infatti non sono state mai attuate. In cambio, però, il controllo sui percorsi di risparmio sarà vincolante. Assegnato alla Commissione. Ogni governo nazionale insomma dovrà concordare con Bruxelles come ridurre l'esposizione eccessiva. Una sorta di "commissariamento" che durerà da quattro a sette anni. E se non verrà rispettato scatteranno subito le sanzioni. Proprio come accade con gli obiettivi del Pnrr: "multe" e stop ai fondi europei, compreso il NextGenerationEu.

     

    paolo gentiloni ursula von der leyen paolo gentiloni ursula von der leyen

    […] Tra l'altro si introduce una sorta di nuovo indicatore che non sarà un parametro formale ma un criterio di valutazione: la rigidità di questa procedura riguarderà non tutti quelli che sforano il tetto del 60% nel rapporto debito-pil, ma solo quelli oltre il 90%. Chi sta sotto il 90 come la Germania (la Francia è vicina a quell'obiettivo) verrà sostanzialmente "graziato" con una pressione meno urgente. Ma, di certo, non chi ha il 150% come l'Italia e la Grecia.

     

    GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ

    Come funzionerà? Il Paese presenterà un percorso di aggiustamento quadriennale e la Commissione lo dovrà approvare. Il fine è abbassare in modo «plausibile» il debito mantenendo il disavanzo «al di sotto del 3%». I quattro anni possono diventare sette se si inserisce un programma di investimenti.

     

    Il punto centrale è la "sorveglianza" costante della Commissione. Valuterà i piani. Il Consiglio europeo (i leader) li ratificherà e ancora la Commissione ne controllerà l'attuazione. Gli Stati membri presenteranno relazioni annuali. Sostanzialmente i Paesi, con debito eccessivo, come l'Italia avranno margini ridottissimi sulla loro politica economica. […]

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