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    SIAMO TROPPO DIPENDENTI DALLA CINA. E ORA ARRIVA ANCHE L'ANNO NERO PER IL MERCATO DELL’AUTO – LA LENTA RIPRESA DALL’EMERGENZA COVID-19 E LA PENURIA DI MICROCHIP STANNO CREANDO LE CONDIZIONI PERFETTE PER UNO DEI PEGGIORI ANNI DELLA STORIA PER L’AUTO - “BISOGNA METTERE APPUNTO UNA NUOVA STRATEGIA EUROPEA PER LA CATENA DI FORNITURA DEI MICROCHIP, IN MODO CHE L'UE SI SVINCOLI DALLA DIPENDENZA DAI PAESI ASIATICI”


     
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    CHIP AUTOMOTIVE CHIP AUTOMOTIVE

    Pierluigi Bonora per "il Giornale"

     

    Sempre tempesta perfetta sul mercato dell'auto. La ripresa blanda dall'emergenza Covid-19 e soprattutto la mancanza di chip: ecco i principali fattori che incidono negativamente sulle vendite. La crisi dei chip, in particolare, rallenta e blocca le linee produttive, comportando ritardi nelle consegne dei nuovi veicoli. 

     

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    A soffrire sono tutti i big: -20,4% a luglio e -14,3% in agosto il gruppo Volkswagen, -26,2% e -29,4% Stellantis, -41,1% e -22,6% Groupe Renault. In Europa Occidentale, intanto, il dato positivo sul 2020 tra gennaio e agosto (+12,7% in virtù degli incentivi varati dai governi), non viene preso in considerazione dagli addetti ai lavori; di fatto, come spiega Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor), «il segno più deriva solo dal rimbalzo scontato del mercato rispetto a un anno penalizzato dalla pandemia». 

     

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    Ecco allora il confronto sullo stesso periodo del 2019, ritenuto più realistico: -24,4%. «Ma gli scorsi luglio (-23,6% sul 2020) e agosto (-18,1% su un anno fa) - aggiunge Quagliano - hanno registrato un peggioramento che dovrebbe accentuarsi nei prossimi mesi sempre a causa dei chip». Una situazione, in proposito, destinata a proseguire fino al 2022 inoltrato.

     

     Da qui lo stimolo da parte di Paolo Scudieri (Anfia) affinché si metta a punto «una nuova strategia europea per la catena di fornitura dei microchip, in modo che l'Ue si svincoli, almeno in parte, dalla dipendenza dai Paesi asiatici su questo fronte». L'associazione della filiera italiana automotive guarda anche, con preoccupazione, all'impatto «di una possibile ulteriore accelerazione della transizione all'elettrificazione, ipotizzata dalla Commissione Ue, con il rischio della messa al bando dei motori tradizionali dal 2035. 

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    I timori riguardano il tessuto industriale italiano ed europeo che «può affrontare questa sfida - puntualizza Scudieri - solo potendo contare su un piano strategico per la riconversione produttiva, che in Italia ancora manca». Le varie proposte del pacchetto normativo devono comunque passare al vaglio del Parlamento europeo». 

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    «A differenza di Germania e Francia - precisa Andrea Cardinali (Unrae) - in Italia il Pnrr indica solo un generico obiettivo per il 2026, dimenticando il sostegno alla domanda per lo svecchiamento del parco circolante». In Germania, fino al 2025 sono stati stanziati 5 miliardi per auto elettriche e ibride ricaricabili, camion da sostituire e colonnine. Mentre in Francia, al miliardo a favore dell'elettrico, si aggiungono 1,1 miliardi per il circolante.

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