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    MA LA SERIE A COSA HA FATTO DI MALE PER MERITARSI ANCORA GIACOMELLI? DOTTO: “IN MILAN-ROMA, COME PRESO DA RAPTUS, L’ARBITRO HA INIZIATO INVENTARE RIGORI E AMMONIZIONI, NELLA TOTALE ASSENZA DI VAR (L’HANNO ABOLITO CON UN DECRETO DELL’ULTIMA ORA?)" - E’ STATO SBAGLIATO CONCEDERE LA DEROGA PER UN ALTRO ANNO A GIACOMELLI. TANTI I PRECEDENTI: DAL CASO LLORENTE-KJAER AL PROFILO SOCIAL JACK O’ MELLY. POTEVA ESSERE DISMESSO MA È STATO CONFERMATO... - VIDEO


     
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    Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

     

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    “Ma che calcio è questo?”. Nella mestizia pari alla vergogna di un San Siro tornato nudo, senza nemmeno il pannolino dei mille, la vera domanda sale dalla gola amplificata e stupefatta di Kumbulla.

     

    La solita sarabanda di gol, la quantità spropositata di sfondoni qua e là, l’evidente stato di confusione mentale di un arbitro, Giacomelli, che a un certo punto, come preso da raptus, comincia a inventare rigori e ammonizioni, nella totale assenza di Var (l’hanno abolito con un decreto dell’ultima ora?) raccontano una volta di più di un calcio che, sotto l’apparenza della cuccagna, mostra la sua ferita profonda.

     

     

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    Nella babele sei gol, ma potevano essere dodici, e un equo punto a testa. Non ci annoia forse, ma ci si stranisce. Tutti. Spettatori e attori. Un calcio malato d’incontinenza, che non trattiene più nulla, in chiaro deficit di attenzione, agito dai sonnambuli di un paesaggio distopico.

     

    Resta, e non era per niente scontato, l’illibatezza della Roma di Fonseca che conferma nella trasferta più difficile pregi e limiti. Con la confortante idea che i pregi sono suscettibili di essere migliorati e i limiti di essere corretti. Nel suo viaggio amletico e molto accidentato, da un anno in qua, di adattamento al calcio italiano, il portoghese malinconico sta trovando poco a poco la sua Roma e le sue certezze, dopo averle smarrite tutte, a cominciare dal suo fino allora intoccabile 4-2-3-1.

     

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    Puntiglioso nel mostrarsi pragmatico e duttile a chi lo raccontava integralista, ha stracciato i suoi canoni. Ha giocato a specchio, ha arretrato il baricentro, si è dato i tre centrali dietro che aveva usato una sola volta nello Shakhtar. San Siro gli ha dato le conferme che aspettava per dirsi un allenatore quasi felice. Dzeko è tornato, Pedro e Miki sono i suoi Marlos e Taison (i genietti sparigliatori del suo passato ucraino), Spinazzola è il suo Ismaily, anche se ieri sera l’ottimo Pioli lo ha disinnescato di brutto.

     

    I limiti? Facile. Basta riguardarsi i gol del Milan e le troppo occasioni sfiorate per non avere dubbi residui: Smalling prima possibile e che la sorte lo conservi integro. Troppo giovani e intermittenti i suoi compagni di reparto (aggiungere lo stonatissimo Peres a tanto vivere pericolosamente è autolesionismo puro). Detto questo, Fonseca e i suoi fanno bene a chiedersi in questo caos dominante: chi davvero più forti di noi?

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    Per chiudere. Qualcuno avvisi i due Friedkin, father and son, che si può esultare anche sotto le maschere. Non è pericoloso.

     

     

     

     

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