Giovanna Casadio per “la Repubblica”
«Sono un dipendente, sto aspettando che parli l' azienda, perché spetta all' azienda chiarire». Piero Marrazzo è cauto. Sulla testa del giornalista, ex governatore del Lazio - incarico da cui fu costretto a dimettersi per uno scandalo di sesso e ricatti - è arrivata un' altra tegola: la rimozione dall' ufficio di corrispondenza della Rai a Gerusalemme per presunto omesso controllo delle spese.
PIERO MARRAZZO GERUSALEMME
In pratica una gestione allegra dell' ufficio di corrispondenza, per cui è stato individuato un colpevole nel produttore esecutivo italo-israeliano della sede di Gerusalemme, che è a tutti gli effetti il responsabile amministrativo. Ma l' indagine interna aperta dalla Rai deve stabilire se nei costi gonfiati e nelle spese non giustificate ci sia stato un concorso oppure no, se cioè Marrazzo è stato a sua volta vittima o ha distratto anche lui soldi. Per ora l' azienda ha licenziato in tronco il producer e ha congelato la situazione di Marrazzo che non è più il corrispondente della Rai da Gerusalemme, dove si trovava dal 2015, ed è stato sospeso dallo stipendio.
La vicenda è stata resa nota ora, ma la sospensione risale all' inizio del mese di luglio. Marrazzo e la sede Rai israeliana, importante finestra d' informazione su tutto il Medioriente, sono sotto osservazione da mesi. Tra marzo e aprile infatti arriva ai piani alti della Rai una lettera anonima. C' è scritto: provate a verificare cosa sta succedendo a Gerusalemme, mancano i soldi in cassaforte: sono spariti circa 15 mila euro. Scatta quindi un' inchiesta interna. Anzi una istruttoria che è in capo all' Internal Audit, guidato da Delia Gandini e che risponde direttamente nella sua funzione al presidente Rai, Marcello Foa.
piero marrazzo
A una verifica a Gerusalemme in cassa tuttavia non mancavano soldi: se mai erano davvero scomparsi, i 15 mila euro erano stati rimessi al loro posto. Ma è cominciata un' analisi delle spese e relative pezze d' appoggio: scontrini, viaggi, costi di lavoro. Il risultato è stato un giudizio assai duro: la gestione è stata quantomeno opaca. La Rai ha deciso di vederci chiaro e di andare fino in fondo.
E del resto già informata dei fatti, è la magistratura. Passa quasi per intero la giornata di ieri, prima che uno stringatissimo comunicato aziendale semplicemente ricostruisce: «La Rai, in seguito a una verifica, ha risolto il contratto del senior producer di Gerusalemme per responsabilità dirette relative ad irregolarità nella gestione amministrativa. In tale ambito nella sua qualità di caposede, il corrispondente capo, Piero Marrazzo è stato momentaneamente sospeso dalle sue funzioni in attesa degli esisti del procedimento disciplinare attualmente in corso». Al suo posto come corrispondente andrà Raffaele Genah.
Per Marrazzo, 61 anni, un' altra bufera, dopo essere uscito da una vicenda che nel 2009 aveva scosso la Regione Lazio e la politica italiana.
Era stato infatti candidato a governatore nel novembre del 2004 dal centrosinistra, forte anche della popolarità televisiva in particolare con "Mi manda Raitre". Quindi a uno dei volti tv più noti, il centrosinistra aveva affidato la sfida contro Francesco Storace. Marrazzo vince nell' aprile del 2005. Quattro anni dopo, scoppia l' affaire di trans e cocaina in cui viene coinvolto e ricattato. Quattro carabinieri filmano un suo incontro con un transessuale.
PIERO MARRAZZO GERUSALEMME
Deve aspettare il 2010 perché i giudici in modo definitivo dichiarino Marrazzo vittima di un complotto organizzato dai carabinieri infedeli. Il giornalista viene scagionato da ogni accusa, inclusa la cessione di droga che era presente nel filmato del ricatto ma ritenuta di uso personale. Torna Rai e riprende a lavorare conducendo un programma su Rai2 fino alla nomina di corrispondente da Gerusalemme. La Lega presenta un' interrogazione in commissione di Vigilanza sul caso.