• Dagospia

    IL MERCOLEDÌ DA PECORA DELLO SMONTEZEMOLATO - I DIRIGENTI DI ITALIA FUTURA VOGLIONO CHIEDERE UNA VOLTA PER TUTTE COSA INTENDA FARE. SILENZIO - IF ORMAI È UN PARTITO. MA CHI LO GUIDERÀ? RINVIO A SETTEMBRE: “PER QUANTO MI RIGUARDA IL MOMENTO ADESSO È TROPPO COMPLICATO E DELICATO” - FA Più RIDERE ALEDANNO CHE SI APPROPRIA DI ROMA SULLA TERRAZZA DEL PINCIO…


     
    Guarda la fotogallery

    Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

    Altro che leoni. Un caldo e intenso mercoledì da pecore. Spaventate. Comincia, alle tre del pomeriggio, Luca Cordero di Montezemolo. Al civico 161 di via delle Quattro Fontane a Roma c'è il palazzone dello studio legale Nctm, dove lavora anche il cognato del presidente della Ferrari. C'è una riunione di Italia Futura, forse un processo al capo titubante che non ha ancora deciso se candidarsi o meno. Montezemolo avvista i fotografi e ripiega su un'entrata laterale, in via Rasella 157. Il suo 25 luglio prende forma laddove ci fu uno dei più sanguinosi eccidi nazisti.

    discesa al volo dalla Maserati di Luca Cordero di Montezemolodiscesa al volo dalla Maserati di Luca Cordero di Montezemolo

    Da Luca lo Sfuggente al Cavaliere Fantasma, altro candidato premier futuribile. La sede del Pdl è in via dell'Umiltà, un tempo di Forza Italia. Come al solito spicca il contrasto con la stradina all'angolo: via delle Vergini. Per le sedici e trenta è prevista una conferenza stampa di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, dead man walking che però sorride sempre, sul semipresidenzialismo.

    Luca Cordero di MontezemoloLuca Cordero di Montezemolo

    Sorpresa. B. non viene più. Ufficialmente per non alimentare polemiche con la sinistra, spiega Alfano, ovviamente sorridente. In realtà la nomenklatura del Pdl ha chiesto a Berlusconi di non venire. Vogliono tenerlo nascosto, come si faceva nell'era sovietica delle mummie immarcescibili del Politburo.

    In via dell'Umiltà, infatti, hanno chiesto di accreditarsi decine e decine di giornalisti stranieri. Con una sola domanda da fare: "È vero che si ricandida a premier?". E a quel punto, una risposta positiva del Cavaliere avrebbe fatto schizzare lo spread a livelli supersonici. Meglio non rischiare e occultare il Re Nano. In compenso c'è Renato Brunetta.

    SILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANOSILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANO

    La scena più grottesca di questo mercoledì da pecore si materializza però, come un incantesimo nefasto, sulla terrazza del Pincio. Una gigantesa cornice dorata è posizionata sul belvedere che dà su tutta Roma. Nella cornice entra Gianni Alemanno, primo sindaco nero della Capitale. La prospettiva è tale da far sospettare che Alemanno voglia buttarsi giù, come sacrificio estremo alla Yukio Mishima, per la gestione cupa e disastrosa del Campidoglio. Ma Alemanno non fa il kamikaze-leone.

    RENATO BRUNETTARENATO BRUNETTA

    Su ispirazione del sondaggista Luigi Crespi (l'inventore del contratto in tv di B., poi consulente di Fli), il sindaco prende un microfono e s'improvvisa presentatore da circo: "Ecco a voi lo spettacolo più bello del mondo" . Cioè la vista sulla Città Eterna. Il sindaco, a dire il vero, avrebbe dovuto dire, come recita il programma scritto da Crespi, un'altra battuta: "Ecco a voi la più grande opera d'arte del mondo". Ma tant'è. La perfomance di Alemanno è l'introduzione alla prima uscita della sua lista civica: "Rete Attiva per Roma". Sono le diciotto e trenta. Mezz'ora più tardi, marcia sul Pincio anche Angelino Alfano, sempre sorridente.

    Il mercoledì dei candidati fantasmi e circensi parte dunque da via delle Quattro Fontane. Montezemolo entra da via Rasella e blocca il traffico per cinque minuti. La strada è stretta e le manovre complicate. La sua Lancia e il Subaru con la scorta devono infilarsi a marcia indietro e al millimetro nel portone secondario dello studio Nctm. Una fatica per gli autisti. Lo stile dei montezemoliani in riunione prevede la giacca sulla spalla. I descamisados in cravatta sono i coordinatori regionali di Italia Futura, l'associazione del presidente della Ferrari pronta a trasformarsi in un partito (con il no, pare, del suo grande amico Diego Della Valle).

    LUIGI CRESPILUIGI CRESPI

    Il vertice di via delle Quattro Fontane, in una chiesa sconsacrata diventata centro congressi dello studio legale, si preannuncia delicato e decisivo. I dirigenti di If vogliono chiedere una volta per tutte a Montezemolo cosa intenda fare. La riunione è a porte chiuse. Sono rappresentate sedici regioni. Gli interventi convergono su un primo punto: If ormai è un partito. Ma chi lo guiderà? Tocca a Montezemolo parlare. Silenzio. Il presidente ricorre al suo verbo prediletto da dieci anni a questa parte: rinviare. In questo a caso a settembre. Dice: "Ci siamo radicati e dobbiamo continuare a farlo. Per quanto mi riguarda il momento adesso è troppo complicato e delicato. Aspettiamo settembre". La riunione finisce alle cinque.

    daniela santanchèdaniela santanchè

    Alla stessa ora, la piccola tenda nel cortile della sede del Pdl si rianima un po', con l'ingresso della nomenklatura del Pdl: Alfano, Cicchitto, Verdini, La Russa, Gasparri, Quagliariello, persino la rediviva Daniela Santanché, detestata dai vertici del partito. Per chi mastica politica, la vera notizia è questa. Il forfait di B. ha fatto saltare il tutto esaurito alla conferenza stampa. Alle 16 e 11 il primo ad arrivare è l'ex ministro Renato Brunetta. Una scena che stringe il cuore. Il fustigatore dei fannulloni si è trasfigurato, a sua volta, in un fannullone disperato che ciondola da un convegno all'altro.

    Brunetta aspetterà per cinquanta minuti l'inizio della conferenza stampa di Alfano. La sua faccia si deforma poco alla volta in una smorfia di disperazione. Si siede, si alza, telefona, si passa la mano nei capelli, suda, si sistema la camicia, si siede accanto all'assistente, si mette gli occhiali, legge, poi se li toglie, si alza di nuovo, cammina e ha pure un'apparizione, cui va incontro a braccia aperte: Daniele Capezzone, altro zombie del Pdl che riappare come in un film dell'orrore.

    ADOLFO URSOADOLFO URSO

    A differenza dei montezemoliani, i sopravvissuti berlusconiani si presentano tutti con la stessa divisa. Alfano: abito blu. Cicchitto: abito blu. Verdini: abito blu. Gasparri: abito blu. Quagliariello: abito blu. Alfano ripete con enfasi la solfa della svolta storica del presidenzialismo approvato al Senato. Anche se mancano tre letture e il referendum confermativo, dal momento che non ci sarà una maggioranza qualificata. Più che per il 2013, la rivoluzione epocale del Pdl (con la complicità della Lega) vedrà la luce, se la vedrà, per il 2020. Gasparri cita i precursori del presidenzialismo, Pacciardi, Almirante e Craxi e accusa Fini di tradimento.

    ANDREA RONCHIANDREA RONCHI

    Alfano, ovviamente, sorride sempre. In prima fila c'è anche l'ex ministro Raffaele Fitto, esponente dei moderati, che a pranzo ha incontrato la Santanché. Alle diciassette e cinquanta si smobilita. Brunetta si pone il problema di cosa fare per il resto del pomeriggio.

    Alfano sale al Pincio alle sette di sera. Ma Brunetta non c'è. Si presenta la lista civica di Alemanno. Ci sono anche Adolfo Urso e Andrea Ronchi, pecorelle un tempo smarrite del gregge dissidente di Fli. Ci sono ingegneri, farmacisti, albergatori, architetti. Le sedie si riempiono a fatica. Alemanno si prepara ad autoincorniciarsi e il presidente di un circolo, abbronzato e dotato di sigaro, risponde al telefono: "Ahò, m'hai chiamato? Io sto già qui. Non c'è il pienone. Se te sbrighi te tengo il posto. Viene pure Sandro? Spicciatevi però".

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport