Carlo Bertini per "la Stampa"
letta salvini
«Salvini non può giocare sulla pelle dei lavoratori, ha cambiato tre volte linea in sette giorni, ma dobbiamo vedere le carte, ora il quadro cambia: si può chiedere al governo di convocare un tavolo con le parti sociali per riaprire la questione dei licenziamenti». Enrico Letta sa di muoversi su un filo sottile. Dopo le parole del leader leghista al Corriere della Sera- «è possibile una proroga dello stop ai licenziamenti» -, la palla è in mano a Draghi. E i vertici dem vogliono che sia tutto il governo ad esporsi: non solo i ministri del Pd, ma tutti. Anche il titolare dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, «che deve indicare i settori e le filiere più esposti alla crisi».
I dem non vogliono ripetere il film già visto, essere lasciati soli nel clou della battaglia dalla Lega, a combattere con gli industriali, sempre di traverso. Insomma, la questione è troppo seria per abboccare senza prendere precauzioni.
ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI
La prima: coinvolgere tutti e vedere se la Lega passerà dalle parole ai fatti. La seconda, assicurarsi di avere una larga maggioranza nel passaggio parlamentare del decreto Sostegni bis sul nodo cruciale del blocco dei licenziamenti.
Il doppio gioco con Giorgetti Il leader Pd del resto lo dice chiaro e tondo. «Da Salvini siamo abituati a cambiamenti repentini, giravolte e voltafaccia». Ma vuole andare a vedere ed è pronto a incontrare Salvini insieme a tutti i partiti. Per questo riunisce i vertici del Pd: chiama il suo vice Beppe Provenzano, l' ex viceministro Antonio Misiani, responsabile economico, e in collegamento su Whatsapp c' è Andrea Orlando. Si discute di come "imbrigliare" il Capitano; di quel che fino a ieri sembrava archiviato, uno spiraglio per allungare oltre il 30 giugno il blocco che ha salvato migliaia di posti di lavoro.
enrico letta a in mezzora in piu
«Su un tema così delicato - ragiona Provenzano - non è mai troppo tardi. Malgrado la scarsa credibilità di Salvini, dobbiamo essere prontissimi a discutere». Letta resta però diffidente. «Salvini e Giorgetti - sospettano al Nazareno - giocano più parti in commedia. La Lega nelle ultime settimane ha assecondato il suo elettorato, la grande impresa e i ricchi, come dimostra la levata di scudi contro la dote ai giovani. Adesso si svegliano e si fanno paladini dei ceti popolari...».
La proroga selettiva del blocco E se è vero che le proposte toccano ora al governo, è vero pure che si può arrivare in Parlamento, durante la conversione del decreto in legge, ad un «compromesso virtuoso»: per i settori in crisi si possono dare maggiori garanzie ai lavoratori, si può trovare un accordo più selettivo per alcune filiere, si può spingere per la riforma degli ammortizzatori sociali. E si può infine prolungare il blocco dei licenziamenti per alcuni comparti.
GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI
Operazione che non avrebbe neanche costi esorbitanti, secondo quanto risulta da alcune stime in mano ai dem, visto che molte aziende hanno già la cassa Covid e stanno facendo accordi con i sindacati. Ed è proprio con i sindacati che Letta vuole subito confrontarsi, per una battaglia che vede schierata sul fronte avverso Confindustria, ma sul fronte «amico» non solo la Cei, bensì ora anche la Lega.
librandi renzi
Lasciano infatti tutti spiazzati «le posizioni operaiste e filoafricane» di Salvini (copyright del renziano Antonio Librandi), che apre ad un accordo con i dem. Spiazzano la sinistra che lo sfotte, inseguita per una volta dalla lepre Salvini, «evidentemente in difficoltà di fronte alla prospettiva di vedersi addossata la croce di chi ha sdoganato i licenziamenti da luglio», dicono i dirigenti dem. «Salvini dovrebbe parlarsi di più con Giorgetti», sbuffa quindi Letta. «Dopo aver ceduto a Confindustria ora ci ripensa». Ma la mano tesa offerta dal santuario di Fatima va raccolta e può spianare la strada anche ad altre intese, se il clima davvero muterà repentino come in una giornata di primavera.
MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI FEDERICO DINCA ENRICO LETTA