LULA
Emiliano Guanella per “la Stampa”
Lula da Silva ha scelto di indossare la cravatta che usava da Presidente, con i colori verde-oro della bandiera nazionale, per il suo primo interrogatorio davanti al giudice Sergio Moro, titolare dell' inchiesta «Lavajato», la Mani Pulite che sta falcidiando la classe politica brasiliana e che potrebbe mettere fine alla sua lunga carriera. Il primo faccia a faccia tra i due ha paralizzato il Brasile; il super giudice osannato dai media come fustigatore della corruzione dilagante e l' ex Presidente che intende ricandidarsi nel 2018 e sul quale pesano forti accuse di corruzione.
Lula è indagato in cinque inchieste, la prima ad arrivare alla fase finale riguarda una tangente che secondo gli inquirenti sarebbe stata pagata da un' importante società di costruzione per assicurarsi gli appalti della compagnia petrolifera pubblica Petrobras.
LULA DILMA
La mazzetta, poco più di un milione di euro, sarebbe servita per comprare un appartamento di tre piani nel litorale di San Paolo e per coprire i costi dello stoccaggio e custodia dei numerosi doni ricevuti da Lula nei suoi otto anni da Presidente. Ad accusare Lula sono i manager dell' impresa e l' architetto incaricato di ristrutturare l' appartamento.
La strategia dei suoi difensori è quella di politicizzare le inchieste in corso; Moro lo starebbe perseguitando per stroncarne i suoi sogni di rielezione. L' opinione pubblica, così come lo è stata ieri la piazza di Curitiba, è divisa. Lula è ancora molto popolare soprattutto nei settori popolari e nel Nordest del paese, tanto che nell' ultima inchiesta sui possibili candidati presidenziali appare al primo posto, nettamente sopra gli altri papabili. Manca ancora molto, le elezioni sono fissate per la fine del 2018, ma Lula ci crede e solo lui può salvare quello che resta del suo partito. La sua è una corsa contro il tempo: la legge elettorale brasiliana impedisce di candidarsi a chi è stato condannato in seconda istanza per un delitto di corruzione.
LULA
Dopo l' interrogatorio di ieri l' iter prevede un' ultima dichiarazione della difesa e dell' accusa, ci vorrà almeno un mese per la sentenza di Moro, che si suppone sia di condanna. Da lì si va al secondo grado, dove si impiegano in media 12-13 mesi per arrivare a una sentenza. Calendario alla mano, si arriva a luglio 2018, l' inizio cioè del periodo elettorale con la presentazione delle candidature presidenziali.
Come candidato presidenziale qualsiasi condanna contro di lui potrebbe essere interpretata come una sentenza politica, trasformandolo in un perseguitato.
Per la difesa l' impianto accusatorio è fragile, considerato che si basa solo su dichiarazioni di pentiti e imprenditori collusi; a differenza di altre vittime illustri della «Lavajato», non sono stati trovati infatti conti correnti intestati a Lula o ai suoi famigliari. D' altro canto, è difficile pensare che un sistema di corruzione oliato come quello della Petrobras fosse totalmente ignoto al Presidente della Repubblica. Lula dovrà presentarsi altre volte davanti ai giudici.
PROTESTE CONTRO LULA
La telenovela è appena iniziata e a giudicare dal clamore di ieri, con le dirette dei principali network, più di 400 agenti schierati fuori dal Palazzo di Giustizia e oltre diecimila suoi sostenitori in piazza a Curitiba, sarà molto intensa. Candidato o condannato; la sorte politica del Presidente più popolare della storia del Brasile passerà nei prossimi mesi nelle aule dei tribunali.
PROTESTE CONTRO LULA LULA PROTESTE CONTRO LULA