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    MA CHE ABBIAMO FATTO DI MALE PER MERITARCI MICHELE BROILI, IL PUGILE COI TATUAGGI NAZISTI? IL 28ENNE TRIESTINO È SALITO SUL RING PER IL TITOLO ITALIANO DEI PESI SUPERPIUMA CONTRO HASSAN NOURDINE ESIBENDO SUL PETTO I SIMBOLI DELLE "SS". LA FEDERAZIONE LO SCARICA E MINACCIA SANZIONI – SCANZI: “È SEMPLICEMENTE INDECENTE CHE UNO COSÌ POSSA FARE SPORT. UNO COSÌ STA BENE IN GALERA, IN ANALISI O IN UNA RILETTURA STORICA DI SCHINDLER’S LIST NELLA PARTE DI..."


     
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    Dal profilo Facebook di Andrea Scanzi

     

    michele broili michele broili

    Ma davvero ci meritavamo anche Michele Broili?

    È l’intellettuale qua sotto. Pugile. 28 anni, triestino. Sabato si presenta nel Palachiarbola della sua città per il titolo italiano di pugilato, pesi Superpiuma. Lo sfidante è Hassan Nourdine, astigiano nato 34enne in Marocco e immigrato anni fa in Italia in cerca di fortuna.

     

    Ha vinto Nourdine, e la sua vittoria è una conferma di come ogni tanto la giustizia esista. Quella terrena, quella divina.

     

    Sì, perché questo Broili si è presentato sul ring sfoggiando tutti i simboli nazisti immaginabili. C’erano proprio tutti. Dalla «testa di morto», il totenkopf, che richiama l’unità paramilitare addetta alla custodia dei campi di concentramento della Germania nazista, al simbolo delle «SS». Non poteva poi mancare il numero 88. Infine, sull’addome, un enorme castello coronato dalla scritta «Ritorno a Camelot», il nome di un raduno che si tiene ogni cinque anni organizzato dal Veneto Fronte Skinheads.

     

    Ora: non è colpa di nessuno se questo fenomeno pare avere meno neuroni che capelli. Ognuno fa quel che può con la sua calotta cranica. Ma è semplicemente indecente che uno così possa fare sport, essere a piede libero, competere per titoli così prestigiosi ed esibire simboli così nefasti.

    Uno così sta bene in galera, in analisi o in una rilettura storica di Schindler’s List nella parte di un aguzzìno qualsiasi.

     

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    Ci rendiamo conto che siamo (già) arrivati alla rivalutazione pubblica di fascismo e nazismo?

    Che tempi di merda che viviamo.

     

     

     

    MICHELE BROILI

     

    Salvatore Riggio per corriere.it

     

     

    Aveva il petto ricoperto da tatuaggi con simboli nazisti il 28enne pugile triestino Michele Broili, che sabato 18 settembre è salito sul ring nella sua città natale per il titolo italiano dei pesi Superpiuma contro Hassan Nourdine (per la cronaca vinto da quest’ultimo ai punti). Dalla «testa di morto», il totenkopf, che richiama l’unità paramilitare addetta alla custodia dei campi di concentramento della Germania nazista, al simbolo delle «SS», sul corpo del pugile non mancava niente. Neanche il numero 88 e, sull’addome, un enorme castello coronato dalla scritta «Ritorno a Camelot», il nome di un raduno che si tiene ogni cinque anni organizzato dal Veneto Fronte Skinheads.

     

    michele broili michele broili

    La nota della Federazione

    La cosa ha generato scandalo e polemiche e — in attesa di eventuali sviluppi penali — la condanna delle Federazione pugilistica italiana. In una nota la Fpi ha spiegato: «La Fpi, venuta a conoscenza e preso atto della situazione emersa nel corso dell’incontro di pugilato disputatosi sabato 18 settembre a Trieste tra Michele Broili e Hassan Nurdine, condanna e stigmatizza con forza e perentoriamente il comportamento del proprio tesserato e si dissocia da ogni riferimento che i tatuaggi offensivi dallo stesso portati evochino.

     

    Tale comportamento è in palese contrasto con le norme sancite dal “Codice di Comportamento Sportivo del Coni (art.5)». Per questo la Federazione «si riserva di sottoporre agli Organi di Giustizia Federali tale comportamento affinché ne sia, nelle opportune sedi, valutata la contrarietà rispetto allo Statuto e ai Regolamenti Federali e vengano adottate le opportune misure sanzionatorie anche a tutela dell’immagine della Federazione Pugilistica Italiana. Riservandosi, altresì, ogni opportuna azione».

    michele broili michele broili

     

    Comportamento inaccettabile

    Insomma: denuncia e minaccia di azioni punitive, perché anche il diritto a manifestare le proprie opinioni ha un limite che l’atleta italiano ha superato ampiamente. La Federazione ritiene infatti il comportamento di Broili «inaccettabile», e aggiunge che il pugile triestino «è esclusivamente responsabile e, semmai, indirettamente e oggettivamente la Società di appartenenza che lo abbia avallato e/o tollerato. Alcuna responsabilità può e deve essere ascritta alla Federazione Pugilistica Italiana, la quale non può essere a conoscenza delle scelte personali di ogni singolo tesserato fino a quando non ne abbia contezza».

     

    La precedente polemica

    I tatuaggi nazisti di Broili erano peraltro già noti nell’ambiente della boxe italiano. A febbraio del 2020 era scoppiata una polemica simile perché una foto del pugile era stata scelta per la Trieste Boxe Night, un evento organizzato dall’associazione sportiva Ardita (di cui Broili fa parte) con il patrocinio del comune di Trieste. Per evitare polemiche in quell’occasione Ardita aveva eliminato l’immagine di Broili dalla locandina.

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