VIDEO: BRAD PARSCALE RACCONTA LA VITTORIA DI TRUMP A ’60 MINUTES’, COLONNA DELL’INFORMAZIONE LIBERAL AMERICANA
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Un colpevole s’ha da trovare. È la settimana di accusa dei social, ne leggerete, gia’ le state leggendo, delle belle. Si comincia con audizione alla commissione Intelligence della Camera domani primo novembre. Facebook,Twitter, Google, all'improvviso sono gli strumenti del Male. Non solo diffondono odio e per questo andrebbero censurati, ma cambiano i risultati elettorali, e non perché vengono usati intelligentemente, perché è opera del Male. Un po' come quando si accusava la televisione di aver cambiato il corso di una campagna elettorale, confondendo il fine con il mezzo, oggi tocca alla rete.
TRUMP ZUCKERBERG
Finire accusati, ed e’ caccia alle streghe, sia chiaro, a Zuckerberg e compagni gli sta bene, visto che hanno strepitato come verginelle progressiste, un po’ con Sanders e un po' con Hillary, contro la vittoria dell'impostore, che venga fuori quale ruolo hanno svolto i social nella campagna elettorale americana del 2016 e quanto per loro abbiano contato solo i quattrini, come abbiano cercato di mascherare un ruolo imprenditoriale legittimo in nome di un'ideologia frutto di doppiezza.
Ma come, caro Mark in felpetta e hawaiane, lo sai benissimo che l'algoritmo è come le tre scimmiette, spinge qualunque cosa. Lo sai quanti account falsi ci sono in circolazione. Sai anche che centomila dollari, quanti ne sono ufficialmente stati spesi dai conti riconducibili agli hacker russi tra il 2015 e il 2017, per quanti milioni di visualizzazioni possono aver fruttato,non hanno cambiato il corso delle elezioni americane. Facebook ha sparato il numerone di 126 milioni di persone “esposte” a questi post. Ma in concreto si tratta di circa lo 0,004% o uno su 23mila post che le persone hanno intravisto in due anni, scorrendo sulle loro bacheche.
Sono partiti con temi troppo generici e troppo presto, soprattutto a loro, in eredità del vecchio stile Kgb, interessa spargere veleno, interessa la disinformazia, non importa chi colpisce, deve colpire il Paese, il sistema.
BRAD PARSCALE
Diverso il discorso per il lavoro metodico e scientifico fatto dal team messo su dalla campagna Trump, per decisione del genero Jared Kushner, con a capo un genio che si chiama Brad Parscale. Quelli hanno fatto una campagna elettorale del tutto legale, completamente innovativa, perché è la contemporaneità, bellezza, e tu non puoi farci nulla. Una volta c'erano le riunioni di caseggiato, i volantini distribuiti porta a porta, ora arrivi virtualmente all'ultimo villaggetto del Minnesota dove si è rotto il ponte che conduce alla città, e gli dici che glielo riparerai se vinci le elezioni.
Moltiplica questi interventi per tutte le aree delicate e otterrai il risultato di una buona campagna elettorale: aumentare i tuoi voti. Ma tornando al caro Mark Zuckerberg e compagni , lo hai proposto tu ai comitati elettorali di fornirgli i tuoi esperti per questo lavoro.
Solo che i democratici, quelli di Hillary Clinton per intenderci, che pure hanno speso cifre record in campagna digitale, hanno preferito fare da soli, sbagliando, in ogni caso hanno privilegiato il metodo tradizionale. Pensate che nello sforzo finale hanno messo 72 milioni di dollari in inserzioni televisive e solo 18 milioni sui social.
BRAD PARSCALE DONALD TRUMP
Parscale, che è un genio, ha detto “grazie, sì”,e ha lavorato con tecnici di Facebook e compagni, in grado di gestire al meglio un sistema che resta nebuloso e persino oscuro volutamente. I repubblicani hanno complessivamente speso cifre analoghe inizio ni più tradizionali e social.
Parscale ora viene interrogato dalla Commissione Intelligence della Camera, i giornaloni tutti a darsi di gomito pensando che verrà fuori chissà quale complicità tra il sistema Trump e il sistema Russo, ma il genio, ormai miliardario, ha già raccontato tutto a “60 minutes” della CBS, per chi ha voluto capire, spiegando dettagliatamente come il personale inviato da Facebook, Twitter e Google abbia lavorato con lui e i suoi uomini negli uffici della campagna Trump per aumentare al massimo delle possibilità il numero di iscritti raggiungibili, che non c'è stata alcuna collusione o collaborazione – sarebbe stata inutile visto che già lavoravano a tutto spiano ufficialmente – con la Russia.
La commissione probabilmente gli chiederà soprattutto informazioni tecniche. A meno di supporre, tanto per perdere tempo e fare ammuina, che gli hacker del Cremlino ne sappiano più dei tecnici ed esperti di Facebook, le cui capacità di accesso si suppone siano le più elevate possibili.
twitter for trump
Nell'annunciare l'operazione coordinata da Parscale, la CNN un po' insinua un po' tuona che “helped the Trump campaign figure out where the candidate's message was resonating in states like Michigan and Wisconsin, places where conventional political wisdom suggested they would be wasting time and money", ha aiutato la campagna Trump a immaginare dove il messaggio del candidato avrebbe potuto funzionare meglio in Stati come Michigan e Wisconsin, luoghi nei quali il senso comune politico suggeriva che si sarebbe perso tempo e denaro.
Tradotto come si deve, vuol dire che per la CNN Stati nei quali era scontata la vittoria di Hillary Clinton,e che invece hanno votato per Donald Trump, non possono che essere stati conquistati con qualche losca manovra.
C'è un solo caso per la verità non del tutto legale, ma non perché siano stati rubati i voti, perché è stato utilizzato del materiale rubato, e non c'entra niente con Facebook, con Parscale e con le inchieste di questa settimana. Riguarda i dati rubati da un hacker russo, l'ormai famoso Guccifer 2.0. Risale all'anno scorso in Florida, non è mai stato nascosto, li ha utilizzati lo stratega politico repubblicano Aaron Nevins.
Guccifer gli mando’ tutta una serie di analisi degli elettori compilata dal comitato Nazionale Democratico, al quale aveva avuto facilissimo accesso portandogli via di tutto, comprese mail molto imbarazzanti sui metodi seguiti dal comitato Nazionale Democratico per agevolare Hillary Clinton su Bernie Sanders.
AARON NEVINS
Quei dati mostravano quali fossero i democratici certi, quali quelli incerti, quanti ancora fossero elettori frequenti ma non garantiti, e la stessa cosa per il versante dei repubblicani. Guccifer scrisse a Nevins: “e’ un po' come se fossimo in guerra e questa fosse una mappa su come le truppe sono schierate”. Nevis ringrazio’ e utilizzo’, al Wall Street Journal ha dichiarato che non ha alcun rimorso, chiunque al suo posto avrebbe fatto la stessa scelta.